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Full text of "Del tesoro volgarizzato di Bruneto Latini"

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à^. 



HARVARD 
COLLEGE 

LIBRARY 




FROM THE 



Siibscription Fimd 

BEGUN IN 1858 




XZZr 

DEL 

TESORO VOLGARIZZMO 



DI 



BRUNETTO LATINI 



i^iBRO i>rim:o 

EDITO 

SUL PIÙ ANTICO de' CODICI NOTI 

RAFFRONTATO CON PIÙ ALTRI 

E COL TESTO ORIGINALE FRANCESE 

da 

ROBERTO DE VISIANI 



J^^^^^^\^ 




m^m 



2 BOLOGNA 

PRESSO GAETANO ROMAGNOLI 
1869. 



X+6l1431D.IOI/ 



HAWfknO COUEfiE LIBRAlJf 



Edizione di soli 202 esemplari 
ordinatamente numerati. 



N BS 



Regia Tipografia 






''^ 









NICOLO TOMMASEO 

IL SUO CONCITTADINO 

CONDISCEPOLO 

BD AMICO 

VISIANI 



Fra gli scritti de'primi tempi del 
nostro volgare, di cui più si desi- 
deri una edizione corretta, e quale 
può attendersi dalla moderna critica 
filologica, si è di fermo la versione 
operata nella seconda metà del se- 
colo XIII da Bono Giamboni di 
quel libro, che contenendo quanto 
si sapeva allora nelle lettere e nelle 
scienze , all' autor suo , Brunetto 
Latini, era piaciuto di nominare 
Tesoro. Questo volgarizzamento, 
giudicato già dal Salviati opera 



6 

utili^ma e da riporsi tra le tnag- 
giori ricchezze e principali averi 
del favellare natio, e considerato 
sempre per tale da' nostri letterati 
più insigni, ebbe finora quattro e- 
dizioni a stampa, nessuna delle quali 
risponde a pezza al bisogno. La 
prima si fu di Trevigi nel 1474; 
r altra di Venezia nel 1528; la terza 
ivi stesso nel 1533; la quarta pur 
di Venezia del 1841. Le prime tre 
scorrettissime e mozze, non fanno 
che ripetere gli stessi errori e con- 
servare le lacune medesime della 
prima, non senza qualche altro 
strafalcione proprio per giunta. La 
quarta, curata dall' illustre Carrer, 
parve alcun che migliore di quelle: 
ma nemmeno questa riuscì a por- 
gere quella giusta e sincera lezione 
del Tesoro volgarizzato , eh' era sì 
vivamente desiderata, perch' egli 
pure tratto in errore da quelle 



7 

stampe, non aiutato da Codici, che 
sventuratamente neglesse, ned a- 
vendo consultato alcun testo del- 
l' originale francese, col quale sol- 
tanto gli sarebbe stato possibile di 
emendare quello della versione, do- 
vette lasciare per disperato andar 
monchi ed errati moltissimi luoghi 
del libro dottissimo, che si era as- 
sunto di ripublicare. 

Alla stessa malagevole impresa 
s' accinse poscia a tutt' uomo un' e- 
rudito e laborioso filologo veronese, 
il p. Bartolommeo Sorio, comin- 
ciando, come doveasi, dal procac- 
ciarsi copia di Codici francesi ed 
italiani, onde giovarsene nella cor- 
rezione del volgarizzamento. Di 
testi francesi ne vide tre, due de' 
quali presso il principe Baldassare 
Boncompagni in Roma, ed il terzo, 
che fu già di Scipione Maflfei, nella 
biblioteca del Capitolo veronese. 




8 

Degr italiani ne studiò uno nella 
Marciana in Venezia, che fu già 
del Manni e poi del Farsetti, 
lodatissimo dal Salviati, benché 
incompleto, non oltrepassando i 
quattro quinti del primo libro ; ed 
un secondo neir Ambrosiana in Mi- 
lano , eh' è simile a quello della 
Marciana ma più completo, non 
mancandovi che il solo Trattato 
della Sfera nel Libro secondo, e 
tutto il Libro settimo. Cercò pure 
il Sorio un terzo codice, nella Mar- 
ciana, pervenuto ad essa nel 1713 
da UD Contariui, forse il più com- 
piuto di tutti, ma tradotto dal fran- 
cese nel dialetto bergamasco. Citò 
da ultimo, ma due sole volte, un' 
altro Cod. toscano della Maglia- 
bechiana pai eh. II n. 48. Questi 
studii da lui fatti suir originale e 
sulla versione ne' varii Codici, ed 
altri ancora di cronologia, di storia 



9 

e di varia erudizione, per confron- 
tare i passi del Tesoro con quelli 
degli autori latini, da cui gli tras- 
se il Brunetto, onde con questi cor- 
reggerne la lezione, gli diedero a- 
bilità di intraprendere una edizione 
del Tesoro ben più sincera delle 
altre, e di questa mandò innanzi 
un saggio col titolo: Il primo libro 
volgare del Tesoro di Ser Brunetto 
Latini recato alla sua vera legione 
da Bartolommeo Sorto P. D. 0. 
di Verona, ma senza data e luogo 
in 4."* gr. ed anche in 8,**. Nò si 
potrebbe lodare abbastanza questo 
lavoro, arra non dubia di una edi- 
zione di tutta r opera per piùi ri- 
spetti compiuta, se la morte im- 
matura del valente uomo non gliene 
troncava il disegno. In continua- 
zione di questi stndii, dopo il Primo 
libro pubblicò il Sorio il Trattato 
della Sfera, dava opera alla stampa 



10 

del Libro settimo , e più correzioni 
proponeva al Tesoro in varii scritti 
da lui dati in luce negli Atti deU 
V Istituto Veneto di scienze, lettere 
ed arti. Oltre questi, ne lasciò ben 
altri tuttora inediti, che volle egli 
legare alla R. Commissione pei 
Testi di Lingua in Bologna, la 
quale tostocchè li possegga, saprà 
certamente farne suo prò. Ma pur 
dalle sole parti da lui stampatene 
ognuno può scorgere quanto sia 
grande il numero delle correzioni 
fatte air edizioni anteriori , delle 
lacune supplite, delle osservazioni 
ed illustrazioni, con cui ne chiarì 
i luoghi oscuri od errati, special- 
mente nella parte storica di quel 
libro. Cosi avess' egli potuto con- 
ferire, oltre i suddetti Codici ita- 
liani, altri pure che ne sono in 
Firenze, e vedere il testo e le va- 
rianti d' altri francesi che si pub- 



11 

blicarono poscia! Che certamente 
da questi pure avrebbe tratto altre 
e più buone lezioni in sostituzione 
di alcune, che gli fu forza di la- 
sciar correre, benché spesso non 
gli garbassero. 

Stampato quel primo Libro dal 
Sorio, a me incontrò poco dopo di 
acquistare un Codice del Tesoro 
volgare, di cui diedi conto nel 
pubblicarne un Brano di antica 
Storia Italiana in Padova nel 1859 
pei tipi del Seminario, e piii a 
lungo nella relazione Di ww nuovo 
Codice del Tesoro di Brunetto La- 
^im. Venezia. Anton elli 1860 in 8,^, 
In questa, descritto il Codice, eh' è 
membranaceo, in 8.°, a due co- 
lonne, di bella lettera semigotica, 
abbastanza chiara, con poche si- 
gle, con poche e per lo piiì facili 
abbreviature, lo riferii al principio 
del secolo XIV. La lezione n' è 



12 

eccellente, perchè quasi sempre fe- 
delissima air originale francese: 
onde che non solo corregge spesso 
gli sformati errori che corrono per 
le stampe della versione, non eselusa 
in qualche luogo quella stessa del 
Sorio, ma offre pure di belle e 
molte varianti, non di rado prefe- 
ribili alla lezione di quelle; e mem- 
bri di periodi che in queste non 
sono e pur giovano a compierne il 
senso, il discorso, o il costrutto; 
e periodi interi, e ragionamenti, e 
narrazioni che in quelle mancano, 
ne sono tanto o quanto diversi. 
Comincia coU'Indice delle Rubriche, 
così intitolato: Queste sono le lo- 
briche del libro ditto Tesoro. È 
diviso in due sole parti o libri, di 
cui la prima è spartita in cento- 
novantadue capitoli numerati , e 
comprende la materia dei cinque 
primi libri delle stampe, variandone 



13 
qua e là la suddivisione nei detti 
capitoli, ed anche omettendone al- 
cuni, come dal XII a tutto il XVIII; 
ma quasi a ristoro annestandovi 
lunghi brani sulla Distruzione di 
Sodoma, sulla Storia di Roma e 
Romolo, sul Ratto delle Sabine, e 
capitoli di Storia ecclesiastica, de' 
quali uno su Maometto, ed altri di 
Storia italiana che non leggonsi nelle 
stampe, e di cui T ultimo già da me 
pubblicato e del quale fu toccato testé. 
Dopo questo brano, che trovasi pure 
nel Codice dell' Ambrosiana benché 
non appartenga al Tesoro, ma che 
sembra scritto per la somiglianza 
dello stile e della lingua da chi 
dettò la versione di questo, segue 
nel nostro un capitolo Di Natura^ 
che non é nelle stampe, né corri- 
sponde ad alcun capitolo dell' ori- 
ginale francese. Quel capitolo porta 
il numero CI, è lungo quasi dieci 



14 

colonne, ma ne manca la fine, colla 
quale incomincia la sola lacuna 
che si trovi nel Codice. Essa con- 
sta di sei carte membranacee vuote, 
le quali dovrebbero contenere i sei 
capitoli, che nell' Indice delle Ru- 
briche sopradetto seguono a quel 
Di Natura , e dovrebbero trattare, 
il GII. Di quattro elementi; CIII. 
Della proprietade della terra ^ 
com' è pesante e ritonda; CIIII. 
Come la terra è fessa e pertusata; 
CV. Come la terra fusse pertusata in 
due parte; CVI. Come tutte le piti pe- 
sante cose sì traggeno al fondo della 
terra ; CVII. Delle terre d' Egitto. 
Dopo questa lacuna ripiglia il no- 
stro testo la sua materia poco dopo 
il principio del Gap. II Libro III 
delle stampe , anzi col verso quarto 
di quel capitolo nella edizione del 
Carrer, e segue poi colla materia 
stessa delle stampe, ma con nu- 



15 

merazìone e divisione di capitoli 
molto diverse ; e talor anco V ar- 
gomento di essi , quantunque ana- 
logo, v' è trattato diversamente. 
Dopo il cap. CXII, che riscontra 
col cap. Vili del Libro III stam- 
pato ( Come V uomo dee fare ci- 
sterne) manca tanto alF Indice che 
al * testo del nostro il Cap. IX 
( Come V uomo dee fornire la sua 
magione)^ con cui quel libro ter- 
mina in dette stampe. In seguito 
il God. procede pari a queste dal 
Cap. CXVII al CXCI, i quali ab- 
bracciano la materia del Libro lY 
e V di quelle, ma non senza fre- 
quenti varianti e giunte, che ne 
crescono il pregio, particolarmente 
ne' capitoli Del Paone, DelV Avol- 
tore^ Del Leone ^ Dei Cammelli^ 
Del Castorio, Della Iena, Della 
Pantera, Del Parendre, Del Tigro^ 
Della Talpa, ed è poi aifatto nuovo 



16 

quello Della Pecora, che manca 
alle stampe, ed è pure nel testo 
francese e nel bergamasco. Dopo 
il Gap. CXCII, che forma il Pro- 
logo della Parte Seconda nell' edi- 
zione del Carrer, comincia con 
nuova numerazione il Libro del- 
l' Etica diviso in cinque capitoli, 
de' quali il P risponde al Gap. I; 
il ir al XXVI; il IIP al XXVIII; 
il IV^ al LI; il V" al LIV, LV, 
LVI e LVII deir edizione suddetta. 
Ma se questa parte apparisce man- 
chevole di molti capitoli del detto 
libro, il God. nostro' se ne rivale 
due cotanti colP aggiungervi un 
Trattato, che succede a quello del- 
l' Etica , tien luogo del Libro VIP 
del testo francese, e vi s' intitola, 
Libro di Costumanza, Di questo 
non parlerò, avendolo io già pub- 
blicato nella Scelta di Curiosità 
letterarie Disp.* LXI col nome di 



17 

Trattato di Virtù morali, pel Ro- 
magnoli in Bologna, 1865; ed aven- 
done già favorevolmente giudicato 
r Accademia della Crusca quando 
le piacque di ascriverlo fra i Testi 
autorevoli per la lingua. Al Trat- 
tato di Costumanza fa seguito nel 
Cod. il lÀhro di Retorica, eh' è 
partito in LXX capitoli e risponde 
quasi affatto al Libro Vili'* delle 
stampe. Gol Gap. LXXI del no- 
stro , che incomincia coli' ultimo 
periodo del Capitolo antecedente 
di quelle, cioè col N.° LXIX, ha 
principio il Trattato della Politica, 
che costituisce il Libro IX** ed ul- 
timo del Tesoro, ed è formato in 
questo di capitoli XXXIV, nel nostro 
di XXVII ; né già perchè sia in 
esso manco di materia che in quel- 
lo, ma per qualche diversità nella 
ripartizione della stessa in capitoli. 

Il Codice ha termine colle parole: 

2 



18 

Qui finisce lo libro di mastro Bru- 
netto Latini da Fiorefiim. 

La scrittura n' è generalmente 
corretta quanto alle voci, ma non 
vi manca né può mancarvi quella 
ineguaglianza nel modo di scriverle, 
eh' era allora comune a tutti ed 
affatto arbitraria; per lo che la 
parola stessa è sovente scritta in 
più modi; né qualche ommissione 
di lettere o di sillabe, o di parole 
o di versi, ciocché al copiatore 
incontrò specialmente quando, ri- 
correndo nel testo che trascriveva, 
la sillaba o la parola medesima od 
anche un'intero inciso due volte ed a 
poca distanza, egli balzò senz' ad- 
darsene dall' una all' altra, trala- 
sciando ciò che vi stava in mezzo; 
del che non si farà nuovo chi ab- 
bia fior di pratica de' testi antichi. 

Rispetto al valore del Codice 
desunto dall' antichità della lingua. 



19 
esso ad ogni sguardo ancorché im- 
perito, apparisce tosto notevolissimo, 
tanto la lingua sua il mostra aper- 
tamente anteriore a tutti i codici 
della versione che ho consultati e 
de' quali parlerò poscia. Paraule 
per Parole, Gitole per Citare, Ci- 
gulo e CiguUno per Piccolo e Pic- 
colino, Lei per Legge, Bei per Re 
in singolare, Masnada per Fami- 
glia, Altori per Autori, Nascenza 
e Naeione per Nascimento, Finare^ 
Difinare e Difinire per Finire, 
Perpetuale per Perpetuo, Fazione 
per Fattezza, Finizione per Fine, 
Reaitade per Dignità reale. Che- 
rida per Chiericato, Frivado e 
Frivadamente per Secreto e Secre- 
tamente. Dottare e Dottanza per 
Dubitare e Dubitanza, Dolciore 
per Dolcezza, Isnellamente per 
Tostamente, Memoriale per Memo- 
rabile, Versenblabile per Somi- 



20 

gliante, Certano e Certanità per 
Certo e Certezza, Costione per 
Questione, Vertadiero per Veri- 
tiero, Aulo per Avolo, Eichierere 
per Richiedere, Diabulità per Mal- 
vagità, Piò per Più, Giura per 
Congiura e più altre voci e locu- 
zioni e costrutti (non volendo qui 
parlare della grafìa) improntano 
alla lingua del Codice le rozze, 
incerte e primitive sembianze del 
nostro idioma, allor promiscue alle 
lingue romaniche, e gli assegnano 
innegabilmente un luogo distinto 
fra le scritture del primo tempo. 
Alcune parole e modi vi si rimar- 
cano tutt' affatto proprii del pro- 
venzale o del francese antico del 
tosto che tradusse il Giamboni, 
come Diaulo per Diavolo, Autro per 
Altro, Gorgia per Gola, Plusori per 
Molti, Quittamente per Liberamente, 
Fenflfiawigfaper Vendetta, CA/per Qui, 



21 

Proddomini per Uomini probi, Com' 
pugna e Compagnone per Compa- 
gnia e Compagno, Fazione per Fa- 
cimento, Dilivrare per Liberare, 
Ensignare ed Ensignamento per 
Insegnare ed Insegnamento, Incer- 
camento per Bieercamento, Ltvrare 
per Consegnare, Gardare per Guar- 
dare, Via per Vita, Agio per Età; 
e non di rado ommesso il segna- 
caso Di, alla provenzale, onde, Enea 
figliuolo Anchise, Torre Bahél, al 
tempo Faiech, Darius lo figliuolo 
Arsami, ecc«; e trasposte alcane 
particelle foggiandone il costrutto 
alla provenzale, come , Non ha cosa 
se falsa non; e Se per sottile in- 
gegno di parlare non. Le quali pa- 
role e costrutti non si trovando 
più negli altri Codici, ne' quali in 
lor vece se ne leggono altri diversi 
da èssi, ed eguali o simili a quelli 
che s' usano presentemente, fanno 



22 

aperta prova come il Cod. nostro 
su gli altri si vantaggi di tem- 
po e quindi ancora d' autorità. 
— Rispetto alla fedeltà, tranne ben 
pochi luoghi che ho curato di se- 
gnalare in nota , esso anche in 
questo avanza d* assai gli altri Go- 
dici , non escluso il Parsettiano che 
pure gli sta più presso, perchè non 
solo volge esattamente e spesso 
letteralmente le parole dell' origi- 
nale francese, ma ne ricopia benanco 
la costruzione, e ne serba perfino 
con soverchia e non lodevole ser- 
vilità le trasposizioni erronee sì 
delle* voci che delle lettere. 

Da tutte queste considerazioni 
fui tratto a credere, che derivando 
al Codice nostro sì per V antichità 
del dettato , come per la scrupolosa 
esattezza testé notata, una incon- 
trastabile superiorità sopra i Codici 
italiani più noti, consultati dal 



23 
Sorio e da me ( per lo che potreb- 
be essere studiato con frutto da 
chiunque volesse accingersi ad una 
intera edizione accurata e critica 
del Tesoro) fosse per essere non 
inutile il publicarneqaiil Primo Li- 
bro qual saggio di tutto il Codice. 
Nel che fare seguii le norme 
seguenti — Conservai le voci ed i 
modi antichi, come testimonianze 
dell' età sua. Non conservai i lati- 
nismi pretti, come Este per E, Cum 
per Con, né i genitivi alla latina, 
Unee, Menelai, Danai, Tarquini, 
Elie ecc. né lo sproposito Femi- 
norum^ e molto meno i pretti fran- 
cesismi Courre^ Beuf, Toison, Diau- 
te^ Prestes^ Liegm, e simili. Sciolsi 
in due le parole Addire^ Annoi, 
Chelli, Abbene, Addifendere, ecc. 
Mutai nella grafia regolare odierna 
le differenze procedenti dalla par- 
ticolare pronunzia del copiatore in 



2i 

Tersa, Sdensia^ Eicchessa^ Sensa^ 
Presiosa^ Intendare, Leggiarc ed 
altre. Mutai la C ed il P in T 
nelle parole Sodo^ Facto, Rectorica, 
Tucto, JBactalia ecc. ed in Egipto, 
Scripto ^ Scrittura; e le D in N 
in De (per Ne) Andònode, Fèno- 
délo ecc. Omisi TH intruso senza 
ragione nelle parole Logicha, Me- 
canicha, Musicha^ e simili: la N. 
in Gmgante, Ingengno, Lingniag- 
gio, Rcngno, Vengna, Instrano ecc.: 
la U nelle parole Suono per Sono 
(verbo) , Disuopra per Disopra. 
Mutai la U in in quelle parole, 
clie non V avevano nel latino da 
cui derivano, come Constilasione, 
Cuntra, Cumandamento, Cunosciu- 
to , Cuminciamento , e lo lasciai per 
ragione contraria in Seculo, Po- 
ptdo^ Voìuntàf Mundo, linde, ecc. 

Mutai il G per C nella parola Gillio 
per Cillio; T I in E in Jgitto, /- 



25 

rode , Iconomica. Lasciai V I , ben- 
ché intruso, in quelle voci ove lo 
scrittore è più costante nel porvelo, 
come in G'ointo, Preite, Guàire, 
Mainerà, Neiente ecc. Tolsi la con- 
sonante doppia quando, oltre il non 
essere costante nel Codice, ripu- 
gnava per sopra piii alla prove- 
nienza della voce, come in Etternah 
mente ^ Libhro, Tallento, CrudeUe 
e simili. E per opposito raddoppiai 
la consonante in pochi luoghi dove 
la semplice potea generare ambi- 
guità di senso ; come in Vale, Ano, 
Vano , per Valle, Anno , Vanno. 
Conservai E delli^ E dera, E debbe 
E dancora per Ed elli. Ed era 
ecc. come vezzo costante e pro- 
prio dello scrittore, che non usa 
di aggiungere la D alla E quando 
a questa tien dietro una parola che 
comincia con vocale, ma invece la 
prepone ed appicca in capo a questa 



•ft 



26» 

vocale stessa. I nomi propri! cor- 
ressi, quando fu possibile il farlo 
con sicurezza, secondo la storia e 
la critica, non potendomi persua- 
dere che il lasciarli correre sfor- 
mati nelle più strane e diverse 
guise, come sono ne' Codici, possa 
tornare di veruna utilità a chi che sia, 
mentre invece possono essere per let- 
tori men dotti, sorgenti di fastidio , 
d' errore o d' equivoco — Aggiun- 
si al Cod. mio dalle stampe e 
dai Codici consultati tutte le pa- 
role e gV incisi che a quello man- 
cavano, ma che pure volgarizza- 
vano parti simili del testo francese. 
Delle varianti tratte da' Codici so- 
pradetti e dalle stampe notai sol 
le migliori e più fedeli a quest' ul- 
timo che non gli fosse il mio Co- 
dice; le peggiori, e le lacune le 
tacqui, perchè troppe e ben facili 
a rilevarsi da chiunque voglia bri- 



27 
garsi di confrontare quelli e queste 
col sopradetto testo. 

1 Codici che ho avuto agio di 
esaminare, e che godono di miglior 
fama sono i seguenti: 

1.° Il Cod. Riccardiano, che 
nella biblioteca di questo nome 
porta il N.*" 2196. Esso consta di 
carte 67 compresa la guardia, ed 
è scritto con chiarezza, sul prin- 
cipio del secolo XV. Ma noi\ com- 
prende che i soli tre primi libri 
del Tesoro, ed in questi pure ha 
una lacuna che comincia alla pag. 39 
ed al verso undecimo del Cap.XXVIII 
del Libro primo nella edizione del 
Carrer {Hanno così nome) e va fino 
al Cap. XXXVI p. 47 verso primo 
a congiungersi colle parole: Ol- 
traggio e per sua superbia. E scritto 
a doppia colonna, ed ha postille di 
mano del Salviniinfrancese.Ha poche 



28 

importanti diflFerenze dalle stampe, 

delle quali è assai piiì scorretto. 

2,'' Il Cod, che uella Laureo - 
ziana porta il n." 19 del Plut. 42 
ed è del sec. XIV. Fattolo colla- 
zionare accuratamente, ne trassi po- 
che giunte e parecchie buone va- 
rianti, ma è poco diverso dalle 
stampe e dal Riccardiano. 

3.** Il Cod. che nella biblioteca 
nazionale o Magliabechiana porta 
il n.*" 47 nel Palch. IL È cartaceo^ 
a due colonne, di bella e chiara 
scrittura, del sec. XIV alla fine o 
del principio del successivo, di carte 
160, e al primo capoverso di ciascun 
libro ha la lettera iniziale con fi- 
gurina colorata. S'accosta al Codi- 
ce nostro pili degli altri, ma n' è 
meno antico nella scrittura e nella 
lingua, alle cui parole antiquate 
sostituisce spesso parole men viete. 
Sembrerebbe quasi esemplato da 



29 
quello, tanto servilmente il ricopia e 
sì spesso , fino negli errori e nelle 
ommissioni. Si diversa da tatti nei 
titoli dei Capitoli. Vi si legge il 
Brano di Storia italiana da me 
stampato, ed intero il cap. Di Natu- 
ra^ che nel nostro è incompleto, ma 
con qnesto tìtolo. Come Dio stabilì 
la terra Gap/ CVL , ed ha altri 
capitoli mancanti al nostro. 

4." Nella stessa biblioteca avvi 
pure altro Cod. al n.° 48 dello 
stesso Palch. II, e fu additato dal 
Sorio, che lo citò assai poco, ben- 
che il meritasse. E cartaceo, del 
secolo XV. di scrittura inferiore 
air altro, a due colonne, in quarto, 
e di carte 153. E incompleto, man- 
candovi gli ultimi capitoli del Libro 
ottavo delle stampe, dal Cap. LXIII 
(Della Conclusione) in poi, e tutto 
il Libro nono. Dalla parte che potei 
vederne, sembra piii di molti altri 



fedele al testo francese, ed utile 
a consultarsi. 

5.° Nella biblioteca di S. Marco 
in Venezia sta al n.® LUI della 
CI. IT il Cod. Farsetti, che fu già 
del Manni, e celebrato dal Salviati. 
E cartaceo, in ottavo piccolo, di 
cinquantacinque carte numerate, in 
carattere che il Salviati giudicò al 
suo tempo di dugentocinquanta 
anni innanzi. Comincia con un In- 
dice di 150 capitoli non numerati, 
di cui i primi dieci sono pari a 
quei delle stampe, benché un cotal 
poco differenti ne' titoli. A questi 
segue un capitolo che tien vece dei 
Cap. XII e XIX di quelle, omet- 
tendone gì' intermedii; indi altri 
che non riscontrano sempre col- 
r ordine serbato in quelle. L' in- 
dice arriva al terzo Libro del Te- 
soro stampato, ma il testo non ag- 
giunge che al capitolo Della sesta 



31 
etade del mondo , e finisce col Gap. 
XLTII del Libro primo nell'edizione 
del Carrer. Benché incompleto più 
d'ogni altro, si distingue dai più 
per bontà di lezione, (quantunque sia 
anche in (Questa inferiore al nostro) 
e perchè di tutti i Codici noti è il 
solo che nomini Bono Giamboni 
quale volgarizzatore dell' opera. 

6.° Nella biblioteca stessa avvi 
pure al n.*' LIV della CI. II altro 
Codice del Tesoro voltato in dia- 
letto bergamasco, cartaceo, in fo- 
glio. Comincia con indice di 129 
capitoli numerati che abbracciano 
la prima parte del Tesoro, cioè i 
primi cinque libri delle stampe; 
segue con altro indice di capitoli 
116, che ne contengono la seconda, 
cioè il Libro delV Etica fino a tut- 
to il Cap. L ; dopo il quale e fino 
al Cap. CXVI avvi il Trattato dei 
vim e delle virtù. Poi viene la 



32 

terza parte, dal Gap. CXVIl al 
CXXIII; indi con nuova numera- 
zione dal Gap. I al LXXI segue il 
Trattato di Retorica ; e finalmente 
dal Gap. LXXII al GIV il Trat- 
tato di Politica e del governo della 
città. Si è questo forse il più completo 
di tutti i Godici del Tesoro, e ben- 
ché scritto in dialetto, può essere 
di molto aiuto a sapplirne e cor- 
reggerne gli altri. 

Altri Godici della versione non 
ho veduti, ma ho potuto sulla fede 
del Sorio citare alcune varianti del 
Godice Ambrogiano da lui stu- 
diato ; come pure alcune lezioni del 
testo francese nel Godice Maffeiano 
da lui consultato nella biblioteca 
del Gapitolo veronese. 

Ma se non vidi quest' ultimo, 
ebbi invece costantemente sott' oc- 
chio r originale del Tesoro, stam- 
pato a Parigi col titolo: Li livres 



33 
dou Tresor par Brunetto Latini 
puhliè pour la première fois d'après 
les mamUscrits de la libliothèque 
imperiale, de la bibliothèque de 
V Arsenal, et pltisieurs manuscrits ' 
des Départemens et de V Étranger 
par P. Cabaille — Paris, Imprira. 
imp. MDCCCLXIII 4." Colla scorta 
di esso, e delle varianti in questo ri- 
portate a pie di pagina, ho potuto 
quasi sempre accertarmi della più 
fedele lezione della versione, onde 
non balenare o non errare nella 
scelta di quella da preferirsi. 

Mercè di siffatti aiutì,che in gran 
parte fallirono al Sorio e più ancora 
al Carrer, e degli avvedimenti so- 
pra notati, mi sia lecito lo spe- 
rare , che questa fatica , qual 
eh' ella siasi, possa essere d* alcun 
frutto od eccitamento al futuro e 
desiderato editore di quest' opera 



34 

singolare, con cui V ingegno ita- 
liano potè arricchire due lettera- 
ture e due nazioni di uno de' più 
antichi e più celebri loro libri. 

Padova al dì primo del 1869. 




Spiegazione delle abbreviature 



Cod. fr. I. o St. 

Qaesto è il Codice stampato a Parigi nel 
1863. Gli altri Codici francesi si citano sulla fede 
di questo, e colle lettere steaee con cui il suo edi- 
tore ne indica le varianti. 

Cod. Maff. o Veron. 

Codice Maffeiano o del Capitolo Veronese. 

Codd. it. o fr. — Codici italiani, o fran- 
cesi. 
Cod. Rice. R. — Cod. Riccardiano. 

— Laur. L. — Cod. Laurenziano. 

— Magi. — Cod. Magliabechiano 

N. 47. 

— Magi. 48. — Cod. Magliabechiano 

N. 48. 

— Ambr. — Cod. Ambrogiano. 

— Berg. — Cod. Bergamasco 

— Fare. M. -— Cod. Fareetti o Mar- 

ciano. 
G. 




36 

S. — Primo libro st. dal P. Sorio.* 

St. ed. Carr. — Il Tesoro del Latini volg". 

da B. Giamboni pubblicato da L. 

Carrer. Venez. 1889. 

AVVERTENZA 



Le parole chiuse fra due linee sono 
ag-giunte al nostro, cui mancano, da altri 
Codd. dalle Stampe quando sono fedeli 
al testo. — Le parole stampate in corsivo 
sono correzioni di errori, come -Teologia 
di Gelogia, Fisica di Edijìche, Corso per 
Corpo, Corre per Correre, e poche altre. 



(m) 



LIBRO PRIMO 
DEL TESORO DI BRUNETTO LATINI 



Questo libro parie de la prima nazione 
de tutte cose. 

Questo libro è chiamato Tesoro: 
che si come lo signore che vuole in 
cigulo luogo amassare cose di gran- 
dissimo valore, non (solamente) per 
suo diletto, ma per acrescere lo suo 
podere e per assigurare lo suo stato 
in guerra et in pace, elli mette (1) le 
piò care cose o le piò preziose gioje 
che delli puote (2), segondo la sua 
buona intenzione, e altressìe è lo in- 
comenciamento di questo libro con- 
giunto d' alta iscienza (3), sicome 
quello eh' è cavato di tutti membri 



38 

di filosofìa in una sUmma brieve— 
niente. E la prima parte di questo Te- 
soro è altressìe come denari cointanti 
per dispendere tutto giorno in cose 
bisognose, ciò è ad dire, eh' elli è 
cavato (4) dello incomenciamento del 
seculo, e dell' antichitate delle vec- 
chie istorie, e de lo stabilimento del 
mondo, e de la natura di tutte cose 
in somma. E ciò appertiene )a] la 
primiera iscienzia di filosofia, ciò è 
Teorica, segondo ciò che lo libro parla 
qui appresso. E siccome senza denari 
non arebbe nulla aguillianza (5) intra 

V opere de le gente che addirizzasse 

V uno contra V antro, e così non puote 
nullo avere la scienzia dell' altre cose 
pienamente (6) s' elli non sae questa 
prima parte de lo libro. La segunda 
parlje, che tratta di vizii e di virtude, 
è di preziose pietre, che donano alli 
omini diletto e virtude, ciò è ad dire 
che cose omo de' fare e quai non, |e| 
monstra la ragione perchè. E questo 
appertiene a la segonda et a la terza 
parte di filosofia, ciò è a Pratica et 
a Logica. La terza parte del Tesoro 
è di fin oro, ciò è ad dire, che elli 



39 

insegnia a le giente parlare segondo 
la dottrina di Retorica, e sìe come lo 
signore dee governare le gente che 
sotto lui sono, medesimamente se- 
gondo r uso e costumi dei Taliani (7) 
E tutto ciò appertiene a la segunda 
iscienzia di filosofia, cioè a Pratica. 
Che sìe come V oro sormonta* tutte 
maniere di metalli, tutto altresì è la 
scienza di ben parlare e di governare 
gente, piò nobile che nulF arte del 
mondo. E però lo tesoro, che chi è (8), 
non de' essere donato se non a omo, 
che ne sia sofficente di sì alta ri- 
chezza.E però abbo proveduto di darlo 
a tei, amico, che tue ne se' ben degno, 
segondo lo mio parere (9). 

E sìe non dico, che lo libro sia 
tratto (10) del mio povero senno, né 
della mia nuda iscienza; ma elli è 
altresì come 'na branca di mele (11) 
colto di diversi fiori. Che questo li- 
bro è solamente compreso (12) di mil- 
liori ditti delli altori, che innanzi lo 
nostro tempo ano trattato di Filo- 
sofia, ciascuno secondo ciò eh' elli ne 
sapea per parte, che tutta non la 
potea sapere né può sapere nullo 



40 

terreno (13). Però, che Filosofia è 
la radice da chi crescie tutte le 
scienzie che omo puote sapere. Al- 
tressìe come d'una fontana viva molti 
canali ne correno e vanno in quae e 
lae, sie che V uno bee dell' uno e 
V altro deir altro ; ma ciò è diversa- 
mente che tale ne bee poga e tale 
molta, senza stagnare la fontana. Però 
disse Boezio in del libro della sua 
Consolazione, che delli la vide in sen- 
branza di donna in tale abito e sì 
trasmeraviliosa possanza (14), che della 
cresciea quanto piaceale, tanto eh' el 
suo capo montava sopra le stelle e 
sopra lo cielo, e poggiava a monte e 
a valle (15) segondo diritto e veritade. 
A questo comincia lo mio conto: 
che appresso buono comenciamento 
vi véne buona fine. E lo nostro in- 
peradore disse in del libro della lei, 
che cominciamento è la maggiore 
parte de la cosa (16). 



41 

Gap. I. 

Qui parla di Filosofia, 

Filosofìa è verace incercamento 
delle cose natorale e delle divine e 
deir ornane, tanto quanto omo |è| pos- 
sente de intendere (17). Unde avvène, 
che aliquanti che si studiano a cer- 
care et a vedere la veritade di que- 
ste tre cose, che sono ditte di Filo- 
sofia, ciò è a dire di divinitade e 
delle cose di natura e de V ornane 
cose, furo ditti figliuoli di Filosofia, e 
però funno elli appellati Filosofi (18). 
EUi fue vero che al comenciamento 
del seculo, quando la gente, che so- 
lcano vivere a lei di bestie, conoveno 
primamente la dignitade |de la ra- 
^one| (19) e de la conoscienza che Dio 
avea loro donate, e delli volseno sa- 
pere la veritade delle cose che sono 
di Filosofia, elli càdeno in tre costione. 
L' una era di sapere la natura di tutte 
le cose celestiale e terrene : la' segonda 
e la terza sono d' umane cose. Unde 
la primera è di sapere quale cose omo 



42 

de' fare e quale no : la fsegonda e la| 
terza (20) è per sapere ragione e prova 
perchè V omo de' V una fare e V altra 
no. E poi che queste tre costione fune 
trattate e provedute lungamente (21) 
intra li altri savi et intra li filosofi, 
elli trovòno in Filosofia lor madre 
tre principali niembri, ciò è a dire 
tre mainere di scienzie per insignare 
e provare la verace ragione delle III 
costione che io abbo divisato |qua 
dinanzi ] (22). 

Gap. II. 

Qui parla de Teorica, e come la matera 

de tutte cose è divisata in III 

maniere. 

Unde la primiera, ciò è Teorica, 
quella è propria iscienzia, che a noi 
insegna la prima costione di sapere 
e di conoscere f le nature dij tutte le 
cose celestiale e terrene. Ma però che 
queste nature sono vertiade (sic) (23) 
e diverse, a ciò, che altra natura è di 
cose che non anno punto di corpo, né 
non istanno intra le corporale cose; 



43 

altra natura è di cose che anno corpo 
e istanno intra le corporale cose ; et 
un' altra natura è di cose che non 
anno nullo corpo e sono intra le cor- 
porale cose, però fu elli bene ragio- 
nabile cosa, che questa iscienzia di 
Teorica facesse di suo corpo tre altre 
iscienzie, per dimostrare le tre di- 
verse nature che abbo divisate, e 
queste iscienzie sono chiamate per 
loro diritto nome Teologia, Fisica e 
Matematica (24). La prima e la piò 
alta delle tre iscienzie, che sono iscite 
di Teorica, si è Teologia, che trapassa 
lo cielo, e a noi monstra la natura 
de le cose che non anno nullo corpo 
e non istanno intra le corporale cose: 
in tal maniera che per lei conosciamo 
Domine Dio lo tutto possente; per 
lei crediamo noi la Santa Ternitade 
del Padre e del Filio e del Santo Spi- 
rito in una sola persona; per lei avemo 
noi la fede catolica e la lei de la 
santa Ecclesia; e brevemente ella ne 
'nsegna ciò che ad divinitade apper- 
tiene. L% seconda si è Fisica, per cui 
noi sapemo le nature de le cose che 
anno corpo, e W)nversano intra le 



44 

corporale cose, ciò è ad dire delli o— 
mini e delle bestie e delli uccelli e 
dei pesci e delli pianeti e delle petre 
e dell' erbe e dell' altre corporale cose 
che sono intra noi. La terza è Mate- 
matica, per cui noi sappiamo le na- 
ture de le cose [che non anno corpo 
e sono entro le corporali cose (25) j e 
queste cose sono di quatro maniere. 
E però sono quatro iscienze in del 
corpo dì Matematiche, e sono clamate 
per loro diritto nome Arismetica, Musi - 
ca, Geometria et Asterlomia. La prima 
di queste IIII iscienzie sì è Arismetica, 
che a noi insegna a contare e a no- 
merare , e giungere 1' uno \ numero | 
sopra V altro, e multiplicare 1' uno 
per mezo de V altro, e Tuno cavare 
dell' altro, e partire e divisare in piò 
parte, ciò è ad dire ciò che si per- 
tiene ad Abaco et Algorismo. La se- 
gonda è Musica, che a noi insegna 
jfare] voce e suono in canto et in 
citole e in altri stormenti, et acor- 
dare r uno coatra 1' altro per lo di- 
letto de le gente, |o] in ecclesie per 
lo servigio del nostro Segnore (26). 
La terza sì è Geometria, pear cui noi 



45 

sapiamo le misure |e le proporzioni 
de) le cose den' a stare secondo ra- 
gione per lungo e per largo e per 
altezza (27). Questa è la scienzia, per 
cui li antichi savi si forzòno per sot- 
tilità di Geometria di trovare la gran- 
dezza (del cielo e de la terra, e la 
altezza] quanto ave dall' uno air an- 
tro, e molte oUtb proporzioni che an- 
meravilliare fanno (28). La quarta 
iscienzia è Asterlomia, che a noi in- 
segna tutto r ordinamento del cielo 
( e del fermamento, e delle stelle j e '1 
corso de le VII pianete per lo cer- 
chio, ciò è per dodici segnali, e come 
si muove lo tempo in caldo, in freddo, 
e a pioggia e a secco e a vento, 
per ragione eh' è istabilita in de le 
stelle (29). 

Cap. III. 

Le cose e' omo de' fare, e le quai non, 
segundo Pratica. 

Pratica è la segonda iseienzia di 
Filosofia, che a noi insegna che l' omo 
de' fare, e che non. A la veritade dire, 




46 

questo puote essere in tre maniere. 
Che una maniera è di fare alquante 
cose e scifare altre per governare lui 
medesimo (30). Un' altra maniera è 
per governare sua masnada e sua 
magione e suo avere e sua ereditate. 
Et un' altra maniera è per governare 
gente, et uno regno, et uno populo, 
et una citade in pace e in guerra. 
Ma poi che li antichi savi conoveno 
queste III diversità, ei convenne ch'elli 
trovassono in Pratica tre maniere di 
scienzia per addirizzare le III ma- 
niere (31) per governare sèi et altrui, 
ciò è Etica, Economica, Politica. La 
prima di queste III iscienzie si è 
Etica, che no' insegna di governare 
noi medesimi primeramente: insegna 
I a seguire j vita onesta, e fare le ver- 
tuose cose, et in guardarsi da vizii: 
che nullo potrebbe vivere al mondo 
bene né onestamente né profittabile 
mente fné a sè| né ad altri, s' elli no 
governasse sua vita et addirizzasse 
sèi medesimo segondo le vertude (32). 
La segonda è Economica, che no' 
insegna a governare le nostre gente 
e i nostri figliuoli e noi medesimi. 



47 

e si no' insegna a guardare et a cre- 
scere nostre possessione e nostre ere- 
ditade, e ad avere mobile per dispen- 
dere, e per ritenerne ciò eh' el luogo 
e '1 tempo muta (^). 

La terza è Politica, e senza fallo 
ciò è la piò alta iscienzia e del piò 
nobile mistiere che sia intra li o- 
mini: che ella no' insegna a gover- 
nare le stranie gente d' uno regno e 
d' una villa, et uno populo d' uno 
comune, in tempo di pace e di guerra, 
segondo ragione e segondo giustizia. 
E si no' insegna tutte le arte e tut— 
t' e mistieri, che a vita d' omo a bi- 
sogno sia: e ciò è in due maniere, 
che r una è in opera, e un' altra è in pa- 
raule. Quella che è in opera si è lo mi- 
stiere (34) che omo aopera tutto giorno 
co le mani e coi piedi. Ciò sono fabbri, 
drappieri (35), cordo vahieri , e li altri 
mistieri che sono bisognosi a vita 
delli omini, e sono appellate meca- 
niche. | Quelle , che sono in parole, 
sono I (36) quelJe che omo aopera di 
sua bocca, ciò è di sua lingua, e sono 
in tre maniere; sopra che sono ista- 



48 

biute tre iscienzie, Gramatica e Dia- 
letica e Retorica. |Onde la prima è 
Gramatica] (37) che è fondamento e 
intrata dell' altre [scienze, e questa 
e' insegna parlare] (38), iscrivere, e 
legere ad diritto, senza vizio di bar- 
barismo e di solecismo. 

La segunda è Dialetica, che no' 
insegna a provare nostri ditti e nostre 
paraule per tale ragione e per tali ar- 
gomenti, che donano fede a le paraule 
che noi avemo ditto, si eh' elle sem- 
brano veritade e d' essere provate 
vere (39) 

La terza iscienzia si è Retorica, 
quella nobile iscienzia che no' inse- 
gna a trovare et a ordinare et a dire 
paraule buone e belle et acconcie e 
piene di sentenzie, secondo ciò che la 
natura dice e richiere (40). Ciò è la 
madre dei parlatori (41);- [ciò è lo 
insigniamento de' dicitori ] : ciò è la 
scienza che adirizzò lo mondo prime- 
ramente a bene fare, e che ancora 
ne dirizza per la predicazione di 
santi omini (42), per divina Scrittura, 
e per le leggie che le gente gover- 
nano ad diritto et a giustizia. Ciò è 



49 
la scienzia, de la quale Tullio disse 
in suo libro, che colui ave altissima 
cosa conquistata, che di ciò passa li 
omini, unde 1' omo sormonta tutti li 
animali; ciò è del parlare. E però si 
deve ciascuno omo brigare di saper-- 
lo (43) , se sua natura lo sofferà e 
r aiuta: |chè| senza natura e senza 
ensignamento nolla puote nuli' omo 
conquistare. E a vero dire di quello 
avemo noi mistiere in tutti bisogni, 
tutto giorno; e molte cose grande 
e piccole potemo noi fare e conqui- 
stare per solamente bene dire, che 
noi nolle potremmo fare né conqui- 
stare per forza d' arme né per altro 
ingegno, se per sottile ingegno di 
parlare non. 

Gap. mi. 

Qu,i dice perchè V omo dee fare V una 
cosa e V altra non, segondo Logica. 

Logica è la terza iscienzia di Fi- 
losofia, quella propriamente eh' ensi- 
gna a provare e a monstrare ragione 
come e perchè 1' omo de' 1' una cosa 

4 



50 

fare e V altra no. E questa ragione 
nullo non può monstrare, se per pa- 
raule non. Dunqua è Logica una i- 
scienzia, per cui noi sapemo provare 
e dire ragione perchè e come ciò che 
noi diciamo è così vero, come noi lo 
mettiamo inanzi, e ciò è in tre mai- 
nere. E così sono tre iscienzie, Dia- 
letica, Fisica e Sofistica. Unde la pri- 
ma è Dialetica, che insegna a con- 
tastare ad difendere e ad disputare 
r uno" contra li altri, e di far costione 
e difensa. La segonda è Fisica [che 
ne 1 insegna a provare che sue pa- 
raule eh' elli ave ditte sono verta- 
diere (44), e che la cosa è così com' 
elli dice, per diritta ragione e per 
veraci argomenti. La terza iscienzia 
di Logica si è Sofistica, che insegna 
a provare, che le paraule eh' elli à 
ditte siai^ verace; ma questo prova 
elli per mali ingegni, e per false ra- 
gione e soffissime, ciò è per argo- 
menti che anno coprimento e sen- 
branza di veritade: ma elli non n' à 
cose se false no. 

Infine a qui à divisato lo conto 
assai brevemente [et apertamente] 



51 
che è Filosofia, e tutte le scienzie 
che Tomo puote sapere | di cui Filoso- 
fia è] madre e fontana (45). Da ora 
innanzi sì vuole tornare a sua ma- 
tera, ciò è a Teorica, che è la prima 
parte di Filosofia, per monstrare un 
pogo de la natura de le cose del cielo 
e della terra. Questo sera el piò bre- 
vemente eh' el maestro potrà. 

Gap. V. 

Come Dio fé' tutte cose al cominciamento. 

Li savi dicono, che lo nostro Si- 
gnore Dio, lo quale è comenciamento 
di tutte cose, fece e creò lo mondo e 
tutte r altre cose in quatro maniere; 
che tutto avea. elli in sapienzia, la 
immaginazione (46) e la figura come 
elli farebbe lo mondo e le altre cose. 
Questo ebbe elli tuttavia eternai mente, 
sì che quello pensieri non ebbe unqua 
cominciamento.E questa imaginazione 
è appellata mondo [ archetipo ', ciò è 
mondo in senbranza (47). Appresso 
fece [del neiente una grossa matèra, 
che non era di nulla figura, né 



52 

d' alcuna senbranza; ma ella era di. si 
fatta norma e sì apparechiata, eh' elli 
ne potea figurare e traggere quello 
che delli volea, e questa matèra è 
appellata Ilem. Poi che elli ebbe ciò 
fatto si come a lui piacque, mise in 
opera e fé* suo proponimento (48), e 
fece lo mondo e V altre creature se- 
gondo la sua prò vede nza. E già sia 
cosa che delli lo potea fare tosto e 
isnellamente , elli non volse unqua 
correre (49), anzi vi mise VI giorni 
e al settimo si riposoe. Che la Bibia.ne 
ramenta, che al cominciamento el 
nostro Signore comandoe, che '1 mon- 
do fosse fatto, ciò è a dire, cielo e 
terra et acqua, e giorno e chiarezza, 
e li angeli: [ e che la chiarezza fosse 
divisata dalle tenebre]. E poi [quello] 
eh' elli lo comandoe fue fetto di «ne- 
iente (50). E questo fue lo primo die 
del secolo. Del quale testimoniano li 
piò, che quello giorno fue alli XIIII 
giorni a la 'scieta di Marzo (51). E al 
segondo die fue istabilito lo ferma- 
mente. Et al terzo giorno comandò, 
che la terra fosse divisa dal mare e 
(}air altre acque, [ej che tutte le cose 



53 

che sono radicate sotterra, che fosseno 
fatte in quello giorno. Al quarto die 
comandòe, che *1 sole e la luna e le 
stelle e tutti li lumi fusseno fatti (52). 
Al quinto giorno comandòe, che i pe- 
sci fusseno fotti, e tutte 1' altre crea- 
ture che anno vita. Al sesto giorno 
comandòe, che tutti li animali fus- 
seno fatti. E poi fece Adam a la sua 
similitudine, e poi fece Eva de la 
costa d' Adam, e poi creò V anima di 
nigente e misela dentro dai lor corpi. 

Gap. vi. 

Come alcune cose funo fatte di neente. 

Per queste paraule possiamo noi 
intendere, che Dio fece solamente 
r omo : che di tutte l' autre cose co- 
mandò che fosseno fatte: che piò è 
fare che comandare. Ma come eh' elli 
facesse ei v' àe due maniere. Che al- 
quante cose funo fatte di neiente: ciò 
sono li angeli e '1 mondo e la chia- 
rezza e ilem (53) che funo fatte al co- 
menciamento. Ma 1' anime criò elli di 



J 



54 

neiente, e tutto giorno cria Dio no- 
velle anime, e le mette in novelli 
corpi (54). V altra mainerà è che tutte 
r altre cose funo fette d' alcun' altra 
materia (55). 

Gap. vii. 

De V qflcio di natura. 

Avete udito le iij maniere come 
Dio feci tutte le cose (56). L'altra 
maniera fue, che quando elli ebbe 
tutto fetto, sì ordinò la natura di 
ciascheduna criatura per sèi. Et allora 
stabilìo certi corpi com' elli deveano 
nascere e comenciare e morire e di— 
finire; e la forza |e la proprietà] e la 
natura di ciascheduno (57). E sapiate 
che tutte le cose eh' ebbeno comin- 
ciamento, ciò è che funo fatte d' n,l— 
cuna materia , aranno fine; ma chelle 
che forno fatte di nigente non aranno 
fine. E sopra questa quarta maniera 
sì è 1' officio di natura , ched è vita 
del suo verace padre (58). Elli è crea- 
tore, et [ella] è creatura: elli senza 
comenciamento, et [ella] fue con co- 
menciamento: elli è comandatore (59), 



55 

ella ubidiente : elli non ara (mai) fine , 
ella finirà con tutto suo lavoro: elli 
è onnipotente, ella non n' à podere se 
non di ciò che Dio ha promesso (60): 
elli sae tutte le cose passate, le pre- 
sente e quelle che averranno, ella 
non sa se non ciò che Dio li mon- 
stra : elli ordinò lo mondo , ella cosi 
è senza ordinamento (61). E cosìe po- 
temo noi vedere , che ciascheduna 
cosa è sottoposta a la sua natura. E 
non pertanto colui che tutto fece, 
puote rimutare lo corso di natura per 
divino miraculo, si come elli fece in 
della f gloriosa ] vergine Maria , che 
conciepè fiUiolo senza carnale con- 
giungimento (62j, e fu netta vergine 
dinanzi e dapoi, et elli medesimo ri- 
suscitò da morte. Questo et altri di-* 
vini miraculi non sono contra natura. 
E se alcuno dicesse che Dio ordinasse 
certo corso a la natura, e poi facesse 
contra lei (63), e delli rimutasse ['1 
suo primajo] talento, dunqua non è 
elli permanente, io dirò, che natura 
•non n' ave che fare delle cose che Dio 
ritiene in della sua podestade, e che 
eternalemente ebbe lo padre in vo- 




56 

luntade la nazione , e la passione, e la 
surrezione del suo filiolo, sì come 
elli avéne. 

Gap. Vili. 

La ragione che in Dio n' à nul tempo* 

Che la e£emitade di Dio è davante 
tutto tempo, et in lui non n' à nulla 
divigione di tempo andato , o di pre- 
sente, di quello che d' è a venire : 
ma tutte cose so' presente a lui: però 
eh' elli abracia [tutti | per sua eter- 
nitade, ma quelli tre tempi sono in 
noi. Ragione come ; V omo dice del 
tempo che d' è andato: Io [hol donato. 
Al tempo che è ad venire dice omo: 
lo donerò. Al tempo, che è presente, 
dice omo; Io dono. Ma Dio lo com^ 
prende sìe universalemente, che tutto 
quello che delli fece, o che delli fae 
lo che e' farà] è in lui sìe come in 
presente. E sapiate che tempo non 
appertiene di nulla a criature che 
siano disopra lo cielo, ma a quelle^ 
che sono disotto. E davante lo co- 
menciamento del mondo non era nullo 



Ò1 

tempo: però che [tempo] fue fatto e 
stabilito a quello cominciamento , [e 
perciò è egli appellato cominciamen- 
to] (64), che tutte cose funo alora co- 
minciate. Ma '1 tempo non à alcuno 
spazio corporalmente, che per pogo 
se ne vanno inanzi eh' elli vegnano , 
e però non avene a loro punto di 
fermezza (65). Che tutte cose e tutte 
creature si moveno e si mutano isnel- 
lamente. Però dico io, che questi tre 
tempi, ciò è li passati e li presenti 
e quelli che sono a venire , non sono 
neiente se del pensieri non; eh' e' li 
soviene de le cose passate, e risguarda 
le presenti, et atende quelle che deno 
venire (66). 

Gap. Villi. 

Che in Dio n' à nullo mutamento. 

Qui dice che in Dio non à nullo 
mutamento. E ciò non è distintamente 
in Dio, ma tutto insieme presenzial- 
mente. Però ^Eillano quelli che dice[no], 
che in lui fue lo tempo immutato 
quand' ei véne in nuovo pensieri di 



58 

fare lo mondo. Ma io dico [benej che 
questa fascione (67) foe in del suo 
Consilio eternalmente , e che dinanti 
lo cominciamento non era nullo tempo 
ma la sua eternità : però che il tem- 
po fu cominciato per le creature, e 
non la creatura per lo tempo. Alcuno 
dimanda, che Dio facea anzi che il 
mondo fosse fatto, che subitamente 
li venne in voi unta di fare lo mondo; 
e però pensano , eh' eli vogiane alcuna 
volta ciò eh' elli non ave voluto di 
prima (68). Ma io dico, che novella 
voluntà non fue in lui, conciosiacosa 
che '1 mondo non era anche fetto, 
tutto foss' elio in del suo eternale 
Consilio. E dair autra parte Dio è la 
sua volontà, e la sua volontà è Dio, 
ma Dio [sì è] eternale e senza muta- 
mento, [e però la sua volontade è 
sanza mutamento] (69). 

Quella matera di che queste cose 
fumo formate, le 'nanzi andate a le 
nasciente, non mica del tempo (70) , 
altresì com' è '1 suono dinanzi al 
canto. Però che il suono è dinanzi al 
canto: però che il dolciore del canto 
appertiene al suono, né [il suonoj al 



59 

dolciore [del canto] pi), ma non per- 
tanto li due sono insieme. E di chella 
matèra è ditto dinante, che faj ella 
non era né figura né senbranza nulla; 
però che ancora non erano figurate le 
cose che doveano essere fatte , ma 
quella matèra era di neiente. 

Avegna che al comenciamento 
chiarezza fu divisata da tenebre, e 
conciosia cosa che Dio disse per la 
bocca d' uno profeta: Io sono colui 
che fé' la chiarezza e creai le tenebre: 
nullo non de' credere che tenebre ab- 
bia il corpo. Ma la natura delli an- 
geli che non aranno fine è chiamata 
chiarezza, e la natura di quelli che 
anno fine è chiamata tenebre (72). È 
però dice la Bibia, che al comencia- 
mento fue la chiarezza divisata da 
tenebre, ciò è a dire che Dio creò li 
angeli, e dell' uno fé' la chiarezza , e 
dell' altro fé' le tenebre (73). E il buo- 
no creò elli e amaestrollo , e il mal- 
vagio creò e non 1' amaestrò. Dio fece 
tutte le cose molto buone, unde non 
è neuna cosa rea per natura: ma se 
noi usiamo di lei malvagiamente, 
ella diviene malvagia, e cosìe si cam- 



60 

bia la bontade de la natura, per mal- 
vagia usanza (74). 

Gap. X. 

Come lo mal /w trovato. 

Lo male fo trovato per lo dime- 
nio, ma non ereato, e però è elli ne- 
iente. Però che quello eh' è senza Dio, 
è neiente; e Dio non fece '1 male. Ma 
li eretici pensano, che Dio facesse lo 
bene , e il dimonio lo male. E cosìe 
credeno che siano due nature, una 
di bene et un' altra di male, und' elli 
sono perduti (75). Però che il male 
non è per natura, anzi fue trovato 
dal diaule, allora che li angeli , che 
boni erano, per lo loro orgoUio di- 
venneno rei, et allora trovò lo male. 
E che il male non n' è per natura e' 
pare apertamente ; però che tutta nor- 
tura gV è permanente, ciò è [Iddio, 
o ella è mutabile, ciò è] creatura (76). 
Ma creatura non è elli già , però che 
s' ei viene sopra la buona creatura , 
sì la fa viziosa; e quando elli se ne 
parte, e la natura rimane. E quello 






61 

male non n' è in nulla parte , e dal- 
l' ultra parte nulla cosa non n' à in 
vita che [sia] natorale (77). Alcuno 
dimanda perchè Dio lassò nassere lo 
male. E io dico, perchè [laj beltà de 
la buona natura fusse conosciuta per 
lo suo contrario. Che due cose con- 
trarie , quando sono insieme Y una 
contra l'altra, elli sono più appari- 
scente. Se tue radi lo cillio del viso 
d' un' omo, tue ne cavi piccola cosa , 
e tutto lo corpo [ne] diviene piò laido. 
E similiantemente se tu biasmi, in- 
tra tutte le creature , uno piccolo 
verme che sia rio per natura, certo 
tu fui torto a tutte le creature. 

Tutti li mali sono venuti sopra 
r ornano ligniaggio per lo peccato del 
primo omo. E però tutti li mali, li 
quali sono in noi, o [elli sono] per 
nascimento o per nostra colpa. Molti 
diceno che i mali sono [nelle] crea- 
ture; sì come [nel] fuoco, però eh' elli 
arde , [nel] ferro però eh' elli ucide. 
Ma elli non pensano mica che queste 
cose siano buone per natura, ma per 
lo peccato dell' omo sono deventate 
malvagie : perchè dinanti lo peccato 



I 



62 

[lij erano sottoposte del tutto. È però 
sono nocente all' omo per lo suo pec- 
cato e non per natura: sì come la 
chiarezza eh' è buona per natura, ma 
ella è rea alli omini [occhi] malati , e 
questo avviene per lo vizio delli occhi 
e non dalla chiarezza. 

L' omo fa male in due maniere > 
in pensieri o in opera. E quello 
eh' è nel pensiero è chiamato iniquità; 
et è in tre maniere, o in tentazione, 
in diletto , o in consentire. E quello 
eh' è in nell' opera sì è chiamato pec- 
cato; et è altressìe 'n tre maniere, o 
in paraule, o in fatti, o in perseve- 
ranza. Ma Davit lo profeta al comin- 
ciamento del Saltèro nomina se non 
tre [maniere dij peccati. La prima si 
è in del pensieri , che viene per ten- 
tazione per male Consilio : la se- 
gonda è in dell' opera : la terza si è 
in della perseveranza del male , di 
che r omo dà a li altri esempio di 
mal fare. Questa è la significanza per 
tre morti, che lesù Cristo rissusitò ; 
1' uno che dentro da la magione 
|ciò è lo pensiero'; 1' altro che all' u- 
scio della magione [ciò è 1' opera]: 



63 

r altro si è in ella via, ciò ò chi dura 
in mal fare (78). Et dice dei ij pri- 
mai regni che funo in terra. 

Gap. XT. 

De* reami che fono premieramente. 

Due regni funo in terra princi- 
palmente» che d' altezza e di forza e 
di nobilita e di signorìa sormon- 
tonno tutti li altri, in tal maniera 
che tutti li altri Rei e reami del mon- 
do funo altresì come sottani a questi 
[due]. Ciò fue lo regno delli Assiriani 
primamente, e dipo quello fue quello 
dei Romani, ma ei funo divisi nel 
tempo e nel luogo; che innanzi fue 
quello de li Assiriani, e dipo la sua 
fine comencionne quello dei Romani. 
Quello delli Assiriani fue in Oriente, 
ciò è in Egitto, che tutto è uno ream^ 
quello delli Assiriani e quel d'Egitto. 
Ma lo regno dei Romani è a Occi- 
dente , e r uno e Y altro ebbeno la 
signorìa del mondo. Ma però che il 
maestro non potrebbe bene dire lo 
diritto nascimento dei Rei, se elli non 



64 

contasse lo lignaggio del primaio omo, 
e però sì tornerà a contare [secondo] 
r ordine de le età del secolo, per piò 
apertamente mostrare lo stato e le 
contenenze de le gente d' allora fino 
al nostro tempo (79). 

E sapiate che 1' età del secolo sono 
VI. Lo primo [agio] fue da Adamo fine 
a Noe : ebbe anni MCCLVII. Lo segon- 
do fue da Noe fine Abraam, anni 
DCC.CCXLU. Lo terzo [agio fue da 
Abraam ^infino a- David che durò 
DCCCC.LXXIII anni. Lo quarto] fue 
da Davis fine al tempo di Faraone 
quand* ei disfece Gerusalem [e prese 
li Giudei,] ebbe anni DCXII. Lo quinto 
agio Ifu] da Faraone alla venuta di 
Tesù Cristo, ebbe anni DXLVIII. Lo 
sesto agio da la venuta di lesù Cristo 
fine a che lui piacerae (80). 

Gap. Xn. 

De le cose che funo al primo agio 
del seculo. 

Nel primo agio fé' lo nostro Pare 
sovrano lo mondo e il cielo e la ter- 



65 

ra e tutte 1' altre cose , segondo che 
il conto à divisato qua dirieto. E 
sapiate che XXX anni poi che Dio 
cacio Adam dal Paradiso deliziano , 
ingenerò |elli| in Eva |sua moglie) 
Cairn (81) e poi una figluola eh' ebbe 
nome Chalmanam. E quando Adam 
fue in ella etade di XXXII anni, inge- 
nerò Abel, e poi una figluola eh' ebbe 
nome Delcora. E quello Abel fue de 
buona vita, e grazioso a Dio e al se- 
culo, tanto che Cairn (suo fratello] l'u- 
cise di mala morte , per invidia eh' 
ebbe in verso lui (82) : e questo fue 
che Adam lor padre ebbe CXXX anni. 
Allora ingenerò Adam un altro filiolo, 
eh' ebbe nome Seth, e di suo lignag- 
giiì nacque Noe, segondo che omo po- 
trà vedere in questo medesimo conto. 
E poi che Caim ebbe uciso Abel suo 
fratre, ingenerò Enoch , e per 1' amor 
d' Enoch suo figliuolo fé' una cita 
eh' ebbe nome Efrain : ma molti la 
chiamano Enocham per lo nome d' 
Enoch, e sapiate che quella fue la 
prima cita del mondo. Quello Enoch 
filio di Caim ingenerò Idrad. E d' Idrad 
[nacque Maviael. Di Maviael| nacque 



66 

Mattusale. Di Mattusale nacque La- 
mech. Quello Lamech ebbe due mol- 
ile, unde la prima ebe nome Adam, 
et in cui elli ingenerò du' figli, lu- 
bael et Annon. Di lubaello nacque 
quelli che primamente fece tende e 
logge per riposarsi. Annon suo fratre 
fu lo primaio omo , che unqua tro- 
vasse citole et organi et altri stor- 
menti (83).La segonda femina di La- 
mech ebbe nome Sellama, in cui in- 
generò Tubalcaim, che fue lo primo 
fieromo [del mondo. E di lui poi u- 
scirono] molti malvagi lignaggi, che 
disubidìno Dio e li suoi comanda- 
menti (84). 

E poi che Lamech fue [di] si gran- 
de vechieza, eh' ei non vedea lume, 
ucise per aventura Caim d'una saetta. 
Ma chi questa istoria vorrà sapere 
piò apertamente , si vada al gran 
conto del vecchio Testamento: quine 
lo troverà diligentemente. 

E sappiate che quando Adam fu 
in aita (85) di CCXXX anni, ebbe un' 
altro filiolo eh' ebbe nome Seth. E 
quando Adam fue in aita di DCCCCXXX 



67 

anni e' mori, sì come piaque a colui 
che fatto V avea di vile terra. 

Di Seth lo figluolo d'Adam nacque 
Enos: d' Enos nacque Cainam: de Cai- 
nam nacque Malaloel : di Malaloel 
nacque laret: di laret nacque Enoc, 
di cui neun' omo seppe la fine , che 
Dio ne '1 menò la v' elli volse , e sera 
suo testimone al giorno del suo giu- 
dicamento. E diceno le piò gente, 
eh' elli è al luogo medesimo , unde 
Adam fue caciato allora che il ve- 
chio [nimico de V umano] lignaggio 
V engannò. 1)' Enoc nacque Mattusala : 
di Mattusala nacque Lamech, che fue 
padre di Noe. E Noe fu prodomo e di 
buona fé, e credette, et amò Dio, tanto 
che lo nostro Segnore lo elesse quand' 
ei ma^^ò lo diluvio sopra la terra per 
la struzione di quelle gente che non 
faceano se mal no. E a 1' ora ebbe 
fine la prima eità che durò MCCLXXXI 
anno, segundo che le scritture te- 
stimoniano (86). 



68 

Gap. XIII. 

Le cose che funo al segando aigio 
del seculo. 

Noe che fue lo nono omo, disceso 
d' Adam lo primo omo, visse CVIII 
anni (87). E quando elli fue de Taità 
di DC anni ingenerò tre figluoli, Sem, 
Cham e Giaffet. E poi che delli fue 
vissuto DC anni , fec' elli la grande 
arca per lo comandamento del nostro 
Segnore. E dentro queir arca guarentì 
sèi, e sua masnada, e tutte quelle 
compagne di gente e di bestie e di 
tutt' altri animali che Dio volse, 
quando lo diluvio venne sopra tutte 
cose terrene. E sapiate, che qu^r ar- 
ca fue lunga CCC gomita, e larga li, 
et alta XXX. E piovve acqua (dal 
cielo! XL dì e XL notte, e durò CL 
die anzi eh' el diluvio comenciasse a 
mancare. 

E quando lo diluvio fue passato, 
e la terra fue scoperta, sì che tutti li 
animali poteano andare là v' elli vo- 
leano, allora sì cominciò la segonda 



m 

età del seculo. E Noe ingenerò un' 
altro figluolo, eh* ebbe nome Jonitus, 
che tenne la terra de Eritaine presso 
al fiume d' Eufrates in Oriente. E 
fue lo primaio omo che trovò Ister- 
lomia, e che ordinò la scienzia del 
corso delle stelle. Ma di lui tace |ora| 
lo conto, che piò non dirà di questa 
matèra (83). E dice che quando lo di- 
luvio fu riposato, li tre primagi fi- 
gluoli di Noe partitene la terra in tre 
parte in tal maniera, che Sem, lo 
minore fìliolo di Noe , tenne tutta 
Asia la grande: e Cham tenne Af- 
frica: e Giaifet tenne [Europa sì come 
omo potrà vedere] qua dinanzi là u' 
'1 maestro dirà de le parte de la 
terra (89). 

Gap. XIIII. 

De le gente che naq%eno^>del primo 
filio Noe, 

Sem ingenerò V figluoli, Elam, 
Asur, Ludin, Aram e Arfaxat. Aram 
lo figliuolo di Sem ebbe IIII figluoli, 
Us, Ul, Gesar e Mesa. De Arfaxat, lo 




1 



70 

diretano figluolo di Sem, nacque Sa- 
lem; di Salem nacque Heber; d' Heber 
nacqueno du' figluoli, Falech e lettam; 
di lettam nacque XIII figluoli, Elmad, 
Fileph, Samoth, lare, Aduram, Isah, 
Decaim, Ebla, Abimelech, Saba, Opliir, 
Sula, Lobab. Di Falech, suo fratre, 
figluolo d' Eber, nacque Reus, di Reus 
nacque Seruch; di Seruch nacque Na— 
chor ; di Nachor [nacque Tares ; di 
Tares nacquero] Abram, Aram, Nacor; 
d'Aram nacque Loth, colui che scam- 
pò di Soddoma e di Gomorra per la 
volontà di Dio. 

Gap. XV. 

De le gente che nacqueno del segando 
filio Noe, 

Chara, lo segondo figluolo di Noe, 
ingenerò IIII figluoli, Cus, Mesaran, 
Futh e Chanaam. Di Cus, lo primo 
figluolo Cham, nacqueno VI figluoU, 
Sabba, Elach, Sabatat, Reuma, Saba- 
tacha, e Nembroth lo gigante, che fue 
lo primo Rei. De Reuma, lo figluolo 
di Cus, nacque Sabba e Datam. Di 



^71 

Mesaran, lo figluolo di Cham, nac- 
queno VI figluoli, Ludin, Amasim, 
Labini, Nefectim, Fetusin e Cherosin. 
Di Chanaam, lo figluolo Cham, nac- 
queno XI figluoli, Sades, Eneus, Ge- 
buseus, Amoreus, Gerge[se]us, Eveus, 
Araneus, Si[re]neus, Aradeus, Sama- 
rites et Ematheus. 

Gap. XVI. 

De le gente che nacqueno dei terzo filio 
Noe, e della torre Bdbel, 

lafffet, lo terzo figluolo di Noe, ebbe 
VII figluoli, Gomer, Magog, [Madal], 
lunan, Tubai, Mozoch e Tiros. Gomer, 
lo figluolo laflfeth, ingenerò tre figluoli, 
Assienog, Rafan e Tegorman. lunan, 
lo figluolo laflìeth, ingenerò Elisan, 
Tarsim, Ceteum, Domanim (90). Ma 
quivi si reposa lo conto a parlare dei 
figluoli di Noe e della loro genera- 
zione, che delli vole seguire la sua 
materia per divisare lo comencia- 
mento dei Rei che funo anticamente, 
unde li altri sono isciti fine al nostro 
tempo. 



72 

Et io v' abbo ben ditto cioè che il 
conto divisò <iinanzi, come Nambroth 
nacque di Cus, lo figluolo di Noe. E 
sapiate che al tempo Falce, che fu 
del lignaggio Sem, quello Nambrot 
dificòe la torre di Babel in Babilo- 
nia, quine u' avenne la diversità del 
parlare e della divisione de le lin- 
gue (91). Anco Nambrot medesimo 
mutò la sua lingua di ebreo in cal- 
deo. Allora si n* andò elli in Persia. 
A la fine ritornò elli in del suo paese, 
ciò è in Babilonia, et insegnò a le 
gente nuova lei, et alora fece adorare 
lo fuoco sìe come Dio. Et alora inanzi 
incomencionno le genti ad adorare li 
Dii (92). 

E sapiate che la cita di Babilonia 
gira intorno sessanta milia passi. E 
la torre di Babello ave per ciasche- 
duno quadro [dieci leghe, e ciascuna 
lega era] IIII m. passi (93). E lo mu- 
ro è grosso L gomita et alto CC. E 
dèi sapere che ciascheduno gomito è 
XV passi, e ciascheduno passo era II 
piede. 

Appresso ciò comincia li regni de 
li Assiriani e di quelli d' Egitto, unde 



73 

Belus che naque di lignaggio di Nem- 
brot, ne fue primieri Rei tutta sua 
vita. Et dipuo la sua morte ne fue 
Rei Ninus suo filiolo. E fue vero, che 
Assur, filio di Sem lo fiolo di Noe, 
avea cominciato in quel paese una 
cita, ma lo Rei Ninus la compiette, 
e storrolla di gran guisa, e fène capo 
del suo reame, e per lo nome di lui 
fu ella chiamata Ninive (94). 

E sapiate che Ninus fue lo primo 
omo che assembrasse oste né gente 
per fare guerra (95). Et assediò la 
cita di Babilonia, e prese la cita e la 
torre di Babel per forza. Allora fu 
elli ferito d' una saetta , della quale 
elli mori. Ma inanzi eh' elli passasse 
di vita, e che delli avesse tenuto lo 
suo regno XLII anni , Tares figluolo 
di Nacor, del lignaggio di Sem fi- 
gluolo di Noe, ingenerò III figluoli, 
Abraam, Nacor et Aram, et adoròno 
lo verace Dio. De Aram, lo fratre 
d' Abraam, nache Loth e due figle , 
Sara la moglie d' Abraam , e Melcha 
la moUie di Nacor. 

Appresso lo nascimento d' Abraam 
visse lo Rei Ninus XV anni in del 



74 

suo regno, et in quello tenpo comen^ 
ciò lo regno di Sidone. E uno mae- 
stro, eh' ebbe nome Zoroastre, trovoe 
r arte magiche, ciò è d' incantamento, 
e d' altre cose similiante. Questo , e 
molte altre cose funo in della seconda 
età, che finìo al tempo d' Abram. 
Unde alcuno dice , eh' elli durò 
DCCCCXLI anni. Altri sono che dicino 
di MCLXVIIII anni. Ma quelli, che 
piò toccano la verità, diceno che 
dal diluvio infino ad Abraam funo 
MLXXXII (96). 

Gap. XVII. 

De le cose che funo in del terzo agio 
del seculo. 

Lo terzo agio del seculo comenciò 
a la natività d' Abraam , segondo lo 
ditto dei piò; ma altri diceno eh' elli 
comenciò ai LXXV anni de la sua 
vita, quando Domenedio parlò con 
lui , e eh' elli fue degno de la sua 
grazia, e che nostro Signore li pro- 
misi a lui et alle sue rede la terra 
di promissione. Li altri diceno, eh' el- 



75 

li comenciò ai cento anni (97), quando 
li tre angioli li aparveno in sen- 
branza di tre belli giovani pelegrini, 
che 'i disseno : Tue ingenerrai in 
Sara uno fìgluolo , che la sua seme 
fi' benedetta da Dio. A li quali disse: 
Chi siete voi ? Elli dissono: Noi sia- 
mo messi da Dio, e che andiamo per 
destrugere Soddoma et Gomorra per 
laida e villana lussuria che delli 
usano. A li quali disse: S' elli v' aves- 
se LX buoni omini , penerebbe ? Al 
quale disseno: Se vi n' avesseno pur X 
non stre [sarebbe] distrutta. A li quali 
disse: Prego vo' di Lotto , lo mio ni- 
pote. E quelli disseno: Non vi n' à 
piò che buono omo sia. Allora si par- 
tino da lui , e andònone a Lotto , e 
fennonelo uscire, e delli ne menò la 
moUie e II filiole. Quando fono di 
fuore, e la mollie contra lo coman- 
damento che fece loro V angelo [si 
volse], und' ella per la voluntade di 
Dio si fece una statoa di pietra sa- 
lata, e ogidie v' è. (98). Poi ingenerò 
Isach in Saram sua moliere, che al- 
tresì era di molto grande tempo, di 
XC anni. 



76 

E sapiate che davante che Isach 
fusse ingenerato, Abram per la vo- 
luntà de la mollie, che non potea 
portare figluoli, giacque con una sua 
camarera che avea nome Agar, et 
ebbe uno fìgluolo eh' ebbe nome Isi- 
mael. E quando Isach fue nato , suo 
pare lo fece cerconcidere poi eh' elli 
fo nato a die Vili, e così fanno ancora 
li Giudei. Alora fece cerconcidere Isi- 
mael, che avea XIII anni , e cosi lo 
fanno ancora li Saracini , e quelli tshe 
abitano in Arabia, che sono istratti 
del lignaggio d' Isimael. Poi visse 
Abram LXXII anni. E sapiate eh' elli 
fece primieramente altare a onore di 
Dio. Ma d' Abram né di suo fìgluolo 
non dirà ora piò lo cointo, anzi tor- 
nerà al Rei Nino [et al suo reame], 
che fue lo primo Rei, segondo che le 
storie diceno, perch' elli fue lo primo 
Rei che in prima prese cita per 
forza (99). 



'77 

Gap. XVIII. 

Del Re Ninus e delli altri Rei apresso. 

Lo Rei Ninus tenne in sua signo- 
rìa tutta la terra d' Asia la grande , 
salvo che India: e quando elli mono 
si lassò un giovane figluolo che avea 
nome Zarateis. Ma elli fu chiamato 
Ninus per lo nome del padre, che elli 
fue rei segundo lo padre. Semiramis 
sua madre tenne lo regno e la si- 
gnoria tutta la sua vita. Ch' ella fu 
più calda che nuir omo, e piò cru- 
dele femina del mondo (100). E quan- 
do ella fu morta, lo suo regno rimase 
senza rede. Li Persiani chiamòno uno 
Rei che avea nome Arius, ma elli fue 
chiamato Diastone (101) E per lui 
furono poi li altri Rei d' Egitto chia- 
mati Diastones, e questo nome durò 
fine ai XVII Rei, che funo poi V uno 
appresso T altro. Allora si cambiòno 
li nomi, e funo poi chiamati Tebei. 
E ancora fue riniutato questo nome 
e funo chiamati Pastors, ma a la fine 
funo chiamati Faraons. Di quel nome 



78 

furo poi XVII Rei, che duròno in fine 
al tempo Canbisses figluolo Cirus lo 
Rei di Persia, che primieramente pre- 
se Egitto e lo sottopuose sotto la sua 
signorìa. S caciòne fuore lo Rei Nat- 
tanabo, che fue padre e mastro 
d' Alexandro lo magno. Ma elli si fé' 
chiamare filio del Rei Filippo , e poi 
si fé' chiamare filio del Dio -/Vmone (102). 
Allora rimase Egitto senza proprio 
Rei, e fue sotto la signoria del Rei 
di Persia, fine al tempo d' Alexandro 
che vinse quelli di Persia. E quando 
Alexandro fue morto , e che li XII 
princi della sua corte partine la terra, 
Soter fue Rei d' Egitto, et ebbe so- 
pranome Tolomeo. E lo segondo Rei 
fue Filadeus e dera chiamato lo se- 
gondo Tolomeo (103). Appresso regnò 
lo terzo Tolomeo che avea nome Eve- 
rites. Appresso regnò lo quarto To- 
lomeo eh' [ebbe nome] Filopater. 

Allora era Antiochus Rei et Impe- 
ratore d' Antioccia , che vinse per 
[viva] forza tutta la terra d' Egitto e 
di Persia e di ludea, et ucise Filo- 
pater Tolomeo che alora era Rei in 
Egitto, e regnoe XXXVI anni. Poi che 



79 

Antiochus mono regnò Seleuclius, 
eh' ebbe sopranome Epiphanes. A suo 
tempo funo le battalie di Maccabeo , 
unde la scrittura in de la Bibia parla. 
Appresso la morte del Rei Seleuclius 
regnò Eupater suo figluolo. [E quando 
Eupater fu morto, tenne il regno De- 
metrio figliuolo di Seleucus] (104). Al 
suo tempo fue uciso Giuda Maccabeo 
in battalia. Allora venne uno grande 
segnore, che avea nome Alexandro, 
incontra lo rei Demetrius , e sì 1' u- 
cise, e vinselo in battalia, ed ebbe la 
segnorìa del suo regno, e tennelo in 
grande pace tanto, quanto che De- 
metrius ucise Alexandro, ed ebbe la 
segnorìa di tutto lo suo regno. Poi 
venne Antiochus lo figluolo di quello 
medesimo Alexandro , [che] per Faiu- 
to e per lo consillio [di] Trifon e' vin- 
se Demetrius Creticus, e caciòlo fuore 
del regno , und' elli fue [poi] Rei e 
signore. Ma quello Trifon V ucise a 
tradimento, e delli fue Rei al tempo 
di Simon Maccabeo. E sappiate che 
ancora vivea Demetrius Creticus, quel- 
lo che Antiochus figluolo d' Alexan- 
dro avea cacciato fuore del regno, sic 






80 

come lo libro lo divisa di sopra. Trifon 
non stete guàire in segnorìa, anzi ne 
fo cacciato fuore, e fue messo in se- 
gnorìa lo stesso Demetrius Creticus, e 
tennela sì come Rei e Imperadore. 
Alora era Jovanne Ircanus, figluolo di 
Simone Maccabeo, sovrano preite in 
Gerusalem, e '1 suo figluolo Aresto- 
bolus fu chiamato Rei dei Judei, e 
quelli fue lo primo Rei dei Judei , ap- 
presso la trasmigrazione di Babilonia 
CCCCXLTIII anni. Quando Aresto- 
bolus morì , Alexandro fu chiamato 
Rei, et segondo lui fu Rei Aresto- 
bolus suo figluolo. Quello Arestobo- 
lus fu occiso per la forza di Pompeo 
signore dei Romani, che misi pro- 
curatore in Judea Antipatrem, lo pa- 
dre d' Erode. Et Antiocia era già 
conquistata e sottomessa a la segno- 
rìa dei Romani. E quando Antipater 
fu morto, Erode suo figluolo fu chia- 
mato per li Romani a essere Rei dei 
Giudei. A suo tempo naque lesù 
(''risto in Belem. 



81 
Gap. XVIIII 

Qui parla del regno di Babilonia 
( e d' Egitto). 

Lo regno di Babilonia è sotto al 
reame d'Egitto e di Assiriani. Ma 
elli avvène cosa, che Nabucodònosor 
ne fue Rei no mica per diritto, eh' el- 
li non era di lignagio di Rei, anzi 
fue istranio e desconosciuto, che nac- 
que d' a voi te rio celatamente. E al suo 
tempo incomenciò lo 'mperio di Ba- 
bilonia ad alzare e a montare: und' 
elli s'inorgoUiò verso Dio e verso lo se- 
culo, tanto ch'elli distrussene Iiedrae- 
le , e imprigionò tutti li Giudei , e 
molte altre pessime perversità fec'elli, 

Perch' elli avvenne per divina ven- 
gianza, eh' elli perde subitanamente 
sua signorìa, e suo corpo fue rimutato 
in bue. Abitò VII anni in del diserto 
colle bestie selvatiche. Appresso lui re- 
gnò Nabucodònosor suo figluolo. E 
può' regnò Evilmeradaplo figluolo [del 
primo] [Nabucodònosor. Appresso lui 
regnò Ragiosar suo figluolo, e [poi 

6 



82 

Labuzar figluol d' Elvimeradap e poi ] 
Baldasar suo fratre (105). Quello Bal- 
dasar Rei di Babilonia fu ucciso 
per Darius Rei di Media, e per Cirus 
suo nipote Rei di Persia, che conqui- 
stòno lo regno di Babilonia. - 

Appresso la morte del Rei Cirus 
ebbe XIII Rei in del suo regno, Y uno 
appresso 1' altro , fine al tempo che 
Darius ne fu Rei; non mica quello 
Darius, di cui lo conto à ditto qua in 
arrieto che fu al tempo del Rei Cirus, 
ma questi fu Darius lo fìgluo' [d'J Ar- 
sami che fue Rei e signore di Persia, 
ed ebbe grandissimo podere di gente 
e di terra ( 106 ). Ma Alexandro Magno 
lo vinse, et uccise, e tenne lo suo re- 
gno. £ sapiate che Alexandro avea 
già regnato anni XII. E poi regnò an- 
ni VII, eh' ei finoe la sua vita in Ba- 
bilonia; et alora era di tempo d'anni 
XXXIII (107). E sapiate che Alexan- 
dro fue figluolo del Rei Filippo di Ma- 
cedonia; già sia cosa che Olimpia sua 
matre [per alzare natura di suo fi- 
gluolo] disse che 1' avea conceputo 
da uno Dio eh' era giaciuto co lei in 
senbranza d' uno dragone (108). E 



83 
certo elli menoe sì alta vita, che omo 
potea bene credere, eh' elli fusse ^- 
gluolo d' UDiiDio. Elli andoe conqui- 
stando per lo mondo, e avea per suo 
maestro Aristotile e Callistene. Che 
delli erajvittorioso sopra tutte le gente, 
ma [elli si lasciava vincere al vino e 
ale femine ] (109). Elli vinse XII na- 
zioni di barbari e XIII di greci. E la 
fine moritte di veneno, che omini di 
sua familia li dièno. E sapiate che 
Alexandro fu nato di CCCLXXXV an- 
ni poi che Roma fu cominciata. E si 
no' cointa la storia, che da Adamo in- 
fine a la morte di Alexandro [ebbe] 
V M CLXVII anni. E quando elli fu 

morto, sì fue Tolomeo Soter lo primo 
Rei dipo la morte d' Alexandro di 
tutta la terra d'Egitto, sì come lo 
libro lo divisa di sopra. Et ebbevi 
XII Rei V uno appresso V altro, unde 
ciascuno avea nome Tolomeo per lo 
nome del primajo Tolomeo , che 'n 
de fue Rei dipo la morte del Rei A- 
lexandro. Di questi XII Rei fue lo di- 
retano Tolomeo [cui era moglie) Cleo- 
patra (110). E quando elli ebbe te- 
nuto lo suo regno in del contorno di 



84 

trei anni, Giulio Cesare fue impera— 
dorè dei Romani, per cui tutti li altri 
imperadori di Roma fu||K> chiamati 
Cesari. Ma qui rimane lo cointò a 
parlare di quelli d' Egitto , però che 
quici difina la loro realtade (111 ) 
et aritorna ai Romani, e seguirà sua 
matera e delli altri Rei. 

Cap. XX. 

Qui parla di Nenhrotto e de' suoi 
JtgluùU 

Nenbrotto , quello medesimo che 
cominciò la mala torre , ebbe più 
flgluoli, unde lo majore ebbe nome 
Cres, che fu lo primario Rei di Gre- 
cia,e'l suo reame cominciò in dell'isola 
di Grecia, e per lo nome suo fue chia- 
mato V isole grecie, che sono verso 
Romania (112). Appresso di lui fue 
Rei Celus suo figluolo. AjJpresso lui 
fue Rei Saturno suo figluolo [Appresso 
vi fu lupiter] che regnò in della cita 
de Atenes, eh' eli i fece e dificò in pri- 
ma (113). [iDi Saturno e] di lupiter 
credeano le gente che alora era- 
no, ch'elli fousseno dii [e però erano 



85 
appellati dio] et ancora anno cosie 
nome le [due] pianete. Appresso f uè 
Rei Cecros. E sapiate, che lupiter 
ebbe du' figluoli Danaus e Dardanus. 
E quello Danaus fue Rei in dell'isola 
(ii Grecia e di Micene e di Grecia tut- 
to intorno (114), ed ebbe guerra con 
Trous lo Rei di Troia, e contro Ilum e 
Ganimede suo figluolo, e ucise quello 
Ganimede, Questa fue la prima bri- 
ga di Troia e di Grecia. 

Appresso la morte di Danao [fu 
Rei Pelops suo figluolo. E dopo la mor- 
te di Pelops] (115) fue Rei Atreus 
suo figluolo. [E poi fu Re Menelao] 
lo marito d' Elena, che fue furata per 
Paris, lo figluolo del Rei Priamus de 
Troia. Appresso la morte [di] Mene- 
laiis fue Rei Agamenon suo frate; e 
tanto andò di Rei in Rei, che Filip- 
po di Macedonia ne fui Rei, e po' A- 
lexandro suo figluolo, che fue Rei e 
imperadore di tutta Gb'ecia, e di tutto 
lo mondo , sicome le storie diceno. 
D' alora inanzi fue chiamato impera- 
dor [e non rè] di Grecia. 



86 

Cap. XXL 

Qui parla del regno di Sidone* 

Lo regno di Sicione incominciò al 
tempo di Nacor, che fue avolo di 
Abraam, unde Agrileon fu lo pri- 
mo Rei. E durò quello reame DCCCC— 
LXXI anno infine al tempo [d'] Elia 
lo prete, di cui lo cointo dirà la vita 
qua inanzi intra li profete. E funo 
in somma XXXI [rè] in Sicione. 

Gap. XXIL 

Qui parla del regno delle f emine* 

Lo regno de le f emine cominciò al- 
lora, che lo Rè di Scite con tutti li 

omini di sua terra andò sopra quelli 
d' Egitto , und' elli funo ucisi tutti. 
E quando le lor fé mine lo seppeno 
eh' elli erano morti, elle chiamòno 
una donna di loro , Redina di quello 
reame. E stabilìno che giamae nell'o-» 
mo dovesseno abitare in della loro 
terra: che le figluole femine fusseno 



87 
notricate e ritenute: e li masei notri- 
cavano fine alli VII anni, e po' li man- 
davano ali loro padri. Et ale femine 
taliavano la pupula manca per melio 
potere arcare, e melio portare lo scu- 
do e fare de tutte arme. E però son 
elle chiamate Amazone , che vuole 
tanto dire senza una pupula (116). 

Gap. XXIII. 

Del regno de Sarchinois. 

Lo regno di Sarchinois comenciò 
in quello anno medesimo, che Giacob 
et Esaù li figluoli fd'J Tsach funo nati; 
unde Inacus fue lo primo Rei. Ap- 
presso di lui fue Froneus suo figluolo 
che primieramente diede la leggie ai 
Sarchinois de la cita de Athenes, e che 
istabilì, che le diferenze e li piati, eh' 
erano intra le genti , fusseno dinanzi 
a' giudici. E stabilì le corte, quine u' 
si faceano [i giudicamenti, ed ap- 
pellavano ] quello luogo Forun per 
lo nome di colui (117). E sapiate 
che quello regno di Sarchinois durò 
CCLXIIII anni, e fu distrutto al tempo 



88 

di Danao lo Rei di Grecia, di cui lo. 

cointo parla qua dinanzi. 

Gap. XXIIII. 

Qi^i parla dei Rei di Troja. 

Lo cointo no' dice qua in dirieto , 
che lo rei lupiter ebbe du' figluoli , 
Banaus e Dardanus. Di quello Danaus 
n' àe detto lo cointo tutta la genera- 
zione. Or dice il cointo, che [ V altro 
figluolo] Dardanus fece in Grecia una 
òità che li puose nome Dardania per lo 
suo nome, e fue appoi IIIM.CC.XLIIII 
da lo cominciamento del secolo (118)« 
Di Dardanus naque Erittonins , che 
fue Rei appresso di lui. De Erittonius 
nacque Trous, lo Rei che fé' la cita di 
Troja, e per lo suo nome fu ella chia- 
mata Troja. [Del rè Trous naque Ilus 
che fece la maestra fortezza di Troja ] 
che per lo suo nome fue chiamata 
Ileon (119). E' 1 suo frate Ganimede» 
fue uciso per li Greci, segondo che 
lo cointo divisa qua dinanzi. Del Rei 
Ilus nacque Laumedon, che vietò lo 



89 
porto a lason et a li altri suoi compa- 
gni che andavano per lo toson dell'oro 
per vendicare la morte di Ganimedes 
suo zio. XJnde avenne poi che Giason 
e Ercules con tutta V oste dei Greci 
ne vennono a Troia, e distrusseno la 
terra, e ucciseno lo Rei Laumedon e sì 
ne menono Esionam , la fìgluola del 
Rè Laumedon. Del Rei Laumedon na- 
cque lo Rei Priam et Anchises lo pa- 
dre [ d ]' Enea. Quello Priam lo Rei, 
fue padre del buono Ettor, e Paris che 
n' ebb' Elena, la molie [ di ] Mene- 
lao. Lo Rei di Grecia per vendetta di 
quello eh' io v' ò divisato , distrusse 
Troia SI malamente, che lo Rei e tutti 
li suoi figluoli funo ucisi, segondo 
che voi troverete in del libro della 
struzione di Troja. E ciò fue fatto appo 
DCCCCLXII anni de lo comencia- 
to di Troja. 

Gap. XXV. 

Come Enea arivò in Italia. 

Quando la citade di Troja fu pre- 
sa e messa a fuoco [ e fiamma ] , e 



90 

che li omeni uciseno tutti quelli che 
trovavano, Enea lo figluolo [d'] An- 
chises con due fìgluoli , Ascanius e 
Silvius, mentono in suso nave con 
grande gente e con molte gioie e con 
grandissimo tesauro (120). E però funo 
molti che credetteno che elli sapesse 
lo tradimento, [e] che vi: fusse colpa- 
bile. Ma piò della gente diceno, ch*el- 
li non ne seppeno nulla se non poi 
eh' el fatto fue avvenuto, che non si 
potea tornare in dirieto. [ Ma come 
che la cosa fosse ], ei tanto andò per 
lo mare [ e per terra, un'ora in qua 
e un' ora in là ] si come ventura il 
portò, che delli in prima arrivò a 
Cartagina (121). Quando la donna di 
Cartagina vide Enea, sì ne fue molto 
vaga, perch' elli era molto beli' omo , 
e con belli costumi e con bella compa- 
gnia di gente, e sì lo richirette che lo' 
volea per marito, e che lo farebbe si- 
gnore e Rei di tutta la contrada, et 
Enea li die intenzione. A la fine si 
partie e non la volse prendere , per- 
chè li suoi savi l' avevano consiliato 
per punto di sterlomia, che delli non 
si ponesse a stare in alcuna partct 



91 
s^e no quine u'elli trovasse che si fa- 
cesse tallieri di pane. Quando la don- 
na vide partire Enea, sì 'n deli pesoe 
molto: E tanto puose mente [a] le na- 
ve, fine a che n'ebbe la vista. E quando 
no le poteo piò vedere ed ella mise 
una spada in terra, e gittovvisi suso 
in tal modo che della mori. Et Enea 
con sua gente e col suo naviglio sì n' 
andò tanto, che delli arrivò a la foce 
di Te vero in Italia. (122) 

Gap. XXVI. 

Come Enea fv, re in Italia, ed i 
suoi figluoli apresso. 

Le Rei Chus^ [di] che fue fìlio Nen- 
brot che fece la torre di Babello, venne 
in Italia, e fune signore tutta la sua 
vita. Apresso la tenne Italus suo fi- 
gluolo, e per lui fue chiamato lo paese 
Italia. Appresso la tenne lanus, suo 
figluolo (123). Alora avenne, segondo 
che le storie diceno, che Saturnus Rei 
di Grecia fue caciato del suo reame, 
sì ne fuggio in Italia, e vinse lanus, 



e tolseli lo reame, e fùn*delli Rei e si- 
gnore. Apresso lo tenne lo Rei Ficus suo 
figluolo , e poi lo Rei Faunus figluolo del 
Rei Ficus. (124) Del Rei Faunus nacque 
lo Rei Latino, che alora era Rei [ in I* 
talia] quando Enea e le suoe gente v'ar- 
rivono col suo navilio. Questo Rei La- 
tino fue molto dolce omo e di buona 
aere, e fé' molta onore a Enea et alla 
sua gente, e li volse donare per mollie 
Lavinia sua figluola, eh' e' non avea 
piò iigluoli. E la Redina non volse 
consentire al matrimonio^ anzi la vo- 
lea donare a uno grande ricc' omo del 
paese. E per questa cagione nacque 
mortai guerra intra loro. E a la fine 
lo vinse Enea per fòrza d' arme , e 
prese in mollie Lavinia sua figluola, 
e fue Rei d' Italia e regnò III anni e 
VI mesi. E quando morì si lassò uno 
picciolo figluolo della mollie, che a- 
vea nome lulius Silvius, però che la 
madre in una parte lo iacea privada- 
mente guardare (125) in una selva, ciò 
è in uno bosco, per paura d' Ascanius 
suo fratre; ma nolli facea mistieri di 
guardarlo da lui perch' elli V ama [va] 
teneramente. E ciò fue al tempo del 



Rei Davit al cominciamento del quarto 

agio del seculo. E di quello lulius sì 
ne fue estratto lulius Cesar lo primo 

imperadore [di Roma], si come le 

storie diceno qua dinanzi. 

Gap. XXVII. 

Dal lignaggio del Rei di Roma 
e d* Ingle terra. 

Quando Ascanius trapassò di que- 
sta vita, Silvius suo fratre fue Rei dipo 
lui, ed ebbe du'figluoli. Enea e Bruto. 
E quando Silvius lo Rei moritte, Enea 
lo suo figluolo maggiore tenne lo regno. 
Appresso la sua morte, Bruto suo fra- 
tre passò per una terra, che per lo 
nome suo fue chiamato Bretagna [ la 
quale è ora chiamata Inghilterra]. E 
de la sua generazione nacque poi Io 
buono Rei Artù, di cui lì romanzi 
parlano, che fu Re incoronato appo 
CCCCLXXIII anni dipo la incarna- 
zione del nostro Signore Jesù Cristo, 
a tempo che Zenon fu imperadore di 
Roma, e regnò [ intorno ] L anni. Del 
Rei Enea, figluolo del re Silvius, na- 



94 

que lo re Latino. Del re Latino nacque 
Albain che fece la cita d' Albam. [ Del 
re Albain nacque il re Egitto]. Del 
Rei Egitto nacque ^arpanaces. Del Rei 
Carpanaces nacque Tiberius, e del Rei 
Tiberius nacque Agrippa. Del Rei A- 
grippa nacque Aventinus. [ Del re 
Aventinus nacque il re Procas ]. E del 
Rei Procas nacque Nomitor e AmuUo, 
QttM/o Nomitor fue Rei dipo la morte 
del suo padre, e ebbe una fìgluola, 
eh' ebbe nome Emilia. Ma Amulio suo 
fratre li tolse lo reame, e cacciò questo 
Nomitor e la sua filliola,e delli [ne] 
fue Rei e signore. Di questa Emilia 
nacquero du' filioli, Romulus e Remu- 
lus, in modo che uno seppe chi fusse 
loro padre. (126) Ma le piò della gente 
diceno che Mars lo dio delle battalie 
lo 'ngenerò. E d' alora inanzi quella 
Emilia fue chiamata Rea. E poi fec'ella 
una cita, in del mezzo della valle di 
Spuleto , ched è chiamata Riete per lo 
suo nome. E però che molte storie di- 
ceno e divisano come Romulus e Re- 
mulus funo nati di una lupa, voUio 
divisare la verace storia. (127) Elli è 
vero, che quando Emilia li e' fatti e 



95 
della li mandò che fusseno gittati in 
uno fiume. E quando quelli, che li 
portavano, funo sopra la ri vera per 
gettarli e questi li poseno mente che 
dorano molto belli, E quando li pre- 
seno per gittarli e guarzoni riseno. 
Quando questi li videno ridere e' dene 
parve loro grande peccato , e preseno 
consiglo in tra loro di non anegarli. E 
posenli sopra quella riviera e (lisseno; 
Di questo bosco uisceranno bestie che 
li divoreranno, e noi ne ^amo dili- 
vrati, e diremo che n'avemo fatto quello 
che ne fue comandato. Quando eh' elli 
funo partiti, pogo istete che uno pasto- 
re li trovo. E quando questo pastore lì 
ève trovati, sì li parveno molto belli e 
pero avendoli grande peccato e pietade, 
preseli e portolli a la mollie e disse: 
Questi garzoni abbo trovati sopra a 
cotale riviera, e sono molto belli; pre- 
goti che li notrìchi, sì ne aiuteranno 
a guardare le nostre bestie. E questa 
quando li vide, ne fo molto vaga per 
la loro bellezza, sì li prese e notricolli 
molto dolcemente. E questa fue femina 
che volontiere facea servigio a onni 
omo di sua persona. Kt a quello tempo 



i 

96 

quelle eotali femine erano chiamate 
lupe, e questa è la mainerà perch'eli! 
è ditto eh' elli funo fìgluoli di una 
lupa. (128) 

Gap. XXVIIL 

Di Romulus e dei Romani, 

Romulus fue molto fiero, ma l'uno 
e r altro fimo molto belli e di grande 
coraggio. Quando vèneno crescendo e 
delli usavano colli malfattori e colli 
leggiere omini della contrada. Romulus 
era maistro e capo e capitaneo di tut— 
ti. (129) E quando fue loro discoperto 
com' elli erano figluoli d' una lupa, 
elli non iinòno di raunare gente di di- 
verse parti, e tanto guerregiòno con 
Amulio che aveane tolto lo regno al 
suo aulo, che elli per loro prodezza 
lo viuseno per forza d' arme, e li tol— 
seno lo reame, e rendellono a loro aulo. 
Appresso ciò non s'indugiarono guà— 
ire, uciseno questo Nomitor loro au- 
lo. (130) E quando elli ebbono tutta 
la signoria del reame, elli s' accordóno 



97 

iasieme, che uiscisseno fuori della ter- 
ra, e chelli che piò ucelli vedesse dal 
suo lato, fusse signore. E quando funo 
di fuore e Remus disse: Dal mio lato 
àe VI ucelli. E Romulus disse: E dal 
mio lato à XII. Quando ebbeno questo 
fatto e Romulus fue Rei e signoregió. 
E quando elli ebbe la signoria e delli 
fondò Roma; che giàe avea gente [per] 
abitare, et avea nome Palantea, e per 
lo suo nome fue chiamata Roma. Quan- 
do le mura funo alcuna cosa alte e 
Remulus le spregiava, e uno giorno le 
passò col cavallo. Quando Romulus lo 
intese e delli fece comandamento, che 
alcuna persona le passasse in pena de 
la persona. Et uno giorno correndo 
[Remulus] dirieto a uno cervio sì le 
passò, che non si ne prese guardia. E 
quando Romulus lo seppe sì lo fece 
prendere, e fello dicollare in quello 
logo quine u' corse, et ogi die si trova 
la sepultura. (131) Poi fec' elli morire 
lo padre della sua mollie, che dera 
signore del tempio dei sagrificii de 
tutto lo paese, e delli fue rede e si- 
gnore di tutto lo paese. In questo modo 
fue Roma incominciata appresso M. 

7 



96 

mi. LXXXIV anni dall' incomen- 
ciamento del mondo, e fu dipo la 
sdistruzione di Troja appo MCCXIIII 
anni (132). 

E quando le gente che derano state 
con Romulo a conquistare lo reame , 
che derano di diverse contrade, lo vi- 
deno solo signore, sì li disseno ch'e' 
bì Yoleano amoliare, ed e' li disse che 
si fare' de le miliore di tutto lo paese. 
Allora fece bandire uno gioco di fuore 
di Roma, per che le gente e le donne 
vi venisseno a vedere , e amonì le suoi 
gente, che quando udisseno sonare lo 
corno, che ciascuno prendesse la sua. 
Quando questo giuoco fue incomin- 
ciato , e che molte donne e mólte don-* 
zelle ve n' erano venute per vedere , 
Romulus fece sonare lo corno, e cia-< 
senno prese la sua sì come piò li atta— 
lenta va, e intrònone con esse in Roma. 
Ma quando li parenti di quelle donne 
lo seppeno, fèno oste e vèneno so- 
pra Romulus, et elli isciette di fuore 
da Roma, e'i sconfisseno. Poi pacificò 
con loro , e diede loro terra dentro di 
Roma, e avitònovi, e quelle donne 
rimaseno a quelli ohe [lesij aveano. 



99 
Poi, pogo tempo [fu] passato, eh' e' li 
fece ucidere per gelogia ch'elli avea 
di loro. Poi fec' elli molte batallie , se- 
gando che le storie diceno. E quand' 
elli passò di questa vita, tenne lo re- 
gno Numa Pompilius suo figluolo. 
E poi TuUus Ostilius. E poi [ne fu 
re] Ancus Marcius. E poi Tarquinus 
Priscus. E poi [lo re] Servius. E poi 
regnò Tarquinus V orgolioso, che per 
suo orgolio fece unta e oltraggio a 
una nobile donna di Roma, d' alto li- 
gnagio, per giacere con lei [ carnal- 
mente ], la quale ebbe nome Lucrezia 
(133), e dera di sua persona una dele 
miliore donne del mondo e la piò ca- 
sta. E per lo lamento, che fece Brutus 
suo padre ai buoni omini di Roma (134) 
fue legli] caciato dal suo reame. E 
fue istabilito pei buoni omeni di Ro- 
ma, che mai non v' avesse Rei; che la 
citade fusse governata per II. consoli 
e per C. consiglieri cioè senatore [e 
per tribuni 1 e per altri officiali che 
questi ordinòno [ secondo che le cose 
fossero] dentro e di fuora. (135) E 
quella signorìa durò CCCCLXV an- 
ni, infine al tempo che Catilind fece 



100 

la jura in Roma contra quelli che la 
governavano, per la invidia de la di- 
gnitade che delli aveano. Ma quella 
giura fue discoperta al tempo | che | 
quel grande savio Marcus Tullius Ci- 
cero, lo milliore parlatore del mondo 
e maestro di retorica, fue consilieri 
di Roma (136); che per lo suo grande 
senno vinse quelli di quella giura, e 
presene una grande quantitade , e 
fèlli distruggere per lo Consilio del 
buono Cato che li giudicò a morte, 
già sia cosa che Cajus lulius Cesar 
non Consilio [ che fosseno giudicati a 
morte, ma] che delli fosseno messi 
per diverse prigione: e dicea che pre— 
gione è peggio che morte, è termine 
di pene. E però disseno le piò de le 
gente, che delli fusse compagno di 
quella giura. E a dire la veritade elli 
non amò unqua la signorìa di quelli 
che governavano la citade di Roma, 
né quelli a lui, per temenza eh' elli 
aveano di lui , perch'elli era omo con 
molta bontà, e perch'elli era del li- 
gnaggio del figluolo d' Enea , cioè di 
quelli che fu notricato al bosco per 
paura d'Ascanio suo frate. Appresso 



101 
ciò era elli di si alto coraggio, che 
delli non intendeva ad altro se non 
com' elli potessi avere la signorìa, 
segando che li suoi anticessori aveano 
avuto anticamente (137). 

Gap. XXVIIII. 
De la conjurazione [d4\ Catilina, 

Quando la giura fu discoperta, il 
podere di Catilina fue mancato, e del- 
li fugìo |in Toscana] a una cita che 
si chiamava Fiesole, e tanto fece, che 
la fé' ribellare contra Roma. Quando 
li Romani lo seppeno e delli rauna- 
rono grande oste, e trovòno Catilina 
appiede de la montagna con tutta sua 
oste [e con tutta la sua gente] in 
quela parte quine là u' è ora | la cit- 
tà di ] Pistoja. E quine . fue Catilina 
vinto in battalia e fue morto [con 
molti di suoi] con grande partita di 
Romani, che derano con lui. (138) E 
per la pistolenzia di quella grande u- 
cisione fue [ la città J chiamata Pistoja. 

Appresso ciò li Romani assediòno 
la citade di Fiesole, e presonela, e 



102 

disfennola e miseno li omini sotto loro 
soggezione. Et alora feceno appieda 
della montagna in mezzo del piano 
una citade eh' è ora chiamata Fio- 
renza. (139} 

In quel mezzo Giulio Cesar procaciò 
tanto a monte e a valle , appresso eh' 
elli ebbe milizie, et andò per lo mondo 
conquistando molte terre e molte pro- 
vinole, e sottomise tutto |aj lo comu- 
ne di Roma. E quando elli fue tor- 
nato con triunfo, e Pompeo, che allo- 
ra era consulo e regitore di Roma, 
non vi lo lassò intrare: perchè dera 
istabilito per lo comune di Roma, 
che quelli che lo comune mandasse 
e non fusse tornato infra V anni, non 
vi dovesseno mai abitare. E quando 
Giulio Cesare connove, che delli a- 
vea fatto contra quello istabilimento, 
perchè avea passato lo termine, e delli 
con sua gente entroe in Roma^ non 
prendendone mai guardia Pompeo né 
li senatori, e andossine al palazzo qui- 
ne u' v'era lo tesàuro del comune, e pre- 
selo tutto (et) iscitte di fuore e soldo 
cavalieri e gente. E molti di quelli 



103 
che derano in Roma andòno di fuore 
a lui, ed ebbe sì grande gente, che 
Pompeo connove che delli non potea 
contastare con lui, sì ne iscitte con 
grande gente, e Giulio introe in Roma 
et ebbe la signorìa. Pòi fece oste so- 
pra lui ch'era passato in Romania, e 
combattèo contro Pompeo , e contra 
quelli che governavano la citade, tan- 
to che delli vinse, e cacciò tutti suoi 
nimici, e delli solo ebbe la signorìa 
di Roma (140). £ però che i Romani 
non poteano avere Rei per lo stabili- 
mento che aveano fatto al tempo di 
Tarquinio, di cui lo libro à ditto qua 
dirieto, e delli si fece chiamare im- 
peradore. In questa maniera fu Giulio 
lo primo imperadore e tenne V onpe- 
rio IIII anni e VI mesi, (141) e poi 
fue uciso per tradimento sul Campi- 

doUio. Appresso la sua morte fu in- 
peradore Ottaviano suo nipote e regnò 
XLII anni e [VI] mesi, e fue anzi 
la nativitade di lesù Cristo XIIII an- 
ni, tenne la signoria di tutto lo mon- 
do (142), e fue molto savio e prode, 
ma ebbe vizio de molta lussuria. £ 
poi distrusse elli tutti quelli che funo 



104 

a uccidere Giulio Cesare. Di questo 
non parla piò lo cointo, [e] de Ton- 
peradori di Roma, [e toma alla sua 
materia]. (143) 

Gap. XXX. 

• 
Come Julius Cesar fu primiere 
imperatore di Roma. 

Quando la cita di Troja fue di- 
strutta, e che le gente fuggiano per 
diverse parti del mondo segondo la 
fortuna che loro à condotto, elli a- 
venne cosa, che Priano lo jovane, che 
fue filio della suoro del Rei Priano 
di Troia, e con lui Antenor, sì n'an- 
darono per mare, e con loro menòno 
in contorno di XllI M. omini armati. 
£ andòno tanto, ch'elli arivòno quine 
u* v' è ora la cita di Venezia, e quel- 
li incominciòno | imprimamente | a 
fondare [dentro del mare] la cita, 
perch' elli non voleano abitare in terra 
sotto alcuna signorìa. Poi sì ne partìo 
Antenore e Prian con grande compa- 
gnia di gente, e andonsine in della 
Marca di Trivigie, e fèno una citade 



105 
che si chiama Padova, [poco di lungi 
da Vinegia] e quine iace lo corpo 
d'Antenor, et anco v'è la sua sepol- 
tura. (144) 

E de là si partì una gente e an- 
dònosene in Sesanbre, e feno una cita 
(145). Et appo tempo passa [toj e parte 
di loro sì n' andono in Germania, là 
v' elli feno rei e signore di loro Prian 
che fue del lignaggio di Prian lojo- 
vane, che poi fu ucciso in della bat- 
talia eh' elli ebbe coi Romani, e lassò 
un figluolo eh' ebbe nome Marcome- 
des (146). Di Marcomedes nacque Fa- 
ramòns, che poi fue Rei di Germania. 
Appresso pui regnò lo Rei Crinitus 
suo figluolo [147). £ allora incominciò 
Roma a bassare et a menimare, e 
Francia incominciò a crescere et in- 
nalzare, e tanto inalzò li Franceschi, 
che delli [cacciaro li Romani, che al- 
lora] abitò in lungo lo fiume del 
Reno (148). E quando lo Rei Crinitus 
fùe morto, si ne fue Rei Giuberto 
(149), che ingenerò in della Redina 
Bassine Glodoveus che fue Rei [di 
Francia]. Appresso di lui regnò Mi- 
roveus suo filio [e dopo lui regnò 



106 

l'altro Miroveus suo fllliuolo]. Ap- 
presso regnò lo Rei Idris suo figluolo. 
Appresso regnò lo Rei Glodoveus se- 
gundo, suo figliolo, che fue lo primo 
[re] che unqua fusse in Francia che 
Cristiano fusse, lo quale lo battegiò 
santo Remedi (150). E delli sottomise 
li Alemanni sotto sua signorìa, e vin- 
se li Guasconi in dell'anno della in- 
carnazione di lesù Cristo VIIC. LI. 
anno (151). Allora incominciòno anda- 
re quelli, eh' erano anzi nati, a la si- 
gnorìa di Francia, unde Arnoldusfoe 
lo prima] 0, che poi fue vesco di Mez. 
Appresso lui regnò Arcingius suo ma- 
giore figluolo, eh' ebbe sopranome 
Grossus. Appresso lui regnò Carlo 
Marzians suo figluolo. (152) Appresso 
lui regnò lo Rei Pipino, che fue pa- 
dre di Carlo lo Magno, che fue Rei di 
Francia e imperadore di Roma, se- 
gondo che il libro conterà quà'nanzi. 
Ma qui si tace lo libro a divisare 
dei Re e delle terre e dei loro regni, 
però eh' elli àe divisato assai chiara- 
mente com' elli funo li primai, e chi 
elli funo, e di quale terra. E dei Ro- 
mani medesimi abbo divisato la ve- 
race storia, infine al comenciamento 



107 
del loro inperio: però non ne diremo 
ora niente , anzi torneremo ad altri 
fattif ciò è a dire del terzo agio del se- 
colo, und' elli è tenuto lungiamente a 
parlare. (153j 

Gap. XXXI. 

Le cose che funo dentro lo terzo 
agio del seculo. 

Qui dice lo libro, che quando lo 
terzo agio fue incomenciato al tempo 
d*Abraam, che nacque al tempo del Rei 
Ninus, Abraham ingenerò Isach, e I- 
sach ingenerò Isaù e lacob, et anco 
era vivo Abraam e avea [bene] CLX 
anni (154). Giacob ingenerò Giosep e 
li altri figluoli, di cui la scrittura 
parla, e di cui funo istratti li XII li- 
gnaggi, che sono chiamati li filii d'I- 
sdrael. [Che egli] vero fu che Gia- 
cob sì combatteo in sua vita [una 
notte I con l' angelo, tanto che a la fine 
lo vinse. (155) Allora fu elli benedetto, 
e fuli cambiato lo nome, e fu chia- 
mato Israel, ciò è a dire Prenci di 
Dio. Quel Giosep fue venduto per li 



108 

suoi fratri a' Madianiti, lo quale me- 
nòno in Egitto, e vendènolo al ma- 
riscalco del Rei Faraone , che avea 
nome Putiiar (156). Che poi fue elli 
grande maestro in della corte del Rei 
Faraone; perchè e' li spianò lo sogno 
de VII vache e de le VII spige al 
tempo de la grande fame. Allora vi 
fece venire lo padre e la madre e i 
fratri, segondo lo sogno eh' elli avea 
fìitto. £ poi istetteno in Egitto, e le 
loro rede, fine, al tempo di Moise, se- 
gondo che il conto dirà qui appresso. 
Lamet frate di Giosep ingenerò 
Caat fl57). Di Caat naque Aram, di 
Aram nacque Moise. E quand' elli fu 
nato, la sua madre lo rinchiuse [ di- 
ligentemente I in uno piccolo iscri- 
gno, e gittòlo in uno fiume; però che 
un' altro Faraone era Rei in Egitto , 
eh' avea comandato , che tutti li fi- 
gluoli maschi de li Ehrei fusseno git- 
tati in del fiume, e le femine fusseno 
guardate. E alla ripa di quello fiume 
lo trovò la figluola del Rei Faraone, 
e d&Ua lo cavò d' acqua, e fèlo nodrire 
come suo figluolo, e però ehbe elli 



109 
così nome, che tanto viene a dire co- 
me: Acqua 1' àe portato (158). E quan- 
do Moise fue in tempo di XXX anni 
elli menò tutto lo popolo d' Isdrael 
fuore d'Egitto, e menolli in terra di 
promessione, la quale Dio avea dato 
ad Abraam. E sapiate che d' allora 
che Dio impromisse ad Abraam la 
terra di promessione infine a eh' elli 
iscitteno d'Egitto, ebbe HIT C. XXX 
anni. Et in questa maniera Moise fue 
maistro e signore del popolo d' Isdra- 
el per la volontà di Dio; che' i diede 
la lei, e per lui comandò che fusse 
commentata e guardata (159). Appres- 
so la morte sua funo molti governa- 
tori [ del popolo d' Isdrael infine nel 
tempo] di Davit [che] ne fue Rei e 
signore. E questo fue appo D.C.XXX 
anni poi eh' eli' iscìno d' Egitto quan- 
do Moise ne menò lo popolo (160). 
Allora si compiè lo terzo agio, e già 
era Troja conquisa e distrutta, et E- 
neas e i suoi figluoli aveano già con- 
quistato lo regno del Rei Latino. E 
sappiate che lo terzo agio, che fu dal 
tempo d' Abraam fine al Rei Davit» 
durò VIIIiaLXXIII anni (161). 



110 

Gap. XXXII. 

Le cosse che /uno in del quarto agio 
del seculo. 

Lo quarto agio cominciò alora 
che Saul Rei di Gerusalem fue uciso 
e Davit ne fu Rei e signore. Appresso 
la sua morte ne fui Rei Salomone 
suo figluolo, che fue sì pieno di sen- 
no e di sapienza [ e ] eh' elli fondò e 
fece lo tempio de Gerusalem. E quan- 
do r ebbe compiuto e Dio V ebbe mol- 
to per bene, e disseli: Salomone, di- 
manda quello che tue vuole che io ti 

dia, ed io ti dro. E Salomone disse: 
Domine, dimando senno perchè io possa 

governare lo popolo}, che voi m' avete 
dato. E Dio disse: tu à'dimandato giu- 
sta mente e tue l'abbi sopra tutti li 
altri. E però diss'elli così altamente 
(162). Dipo lui funo molti altri Rei, 
l'uno appresso l'altro fino al tempo che 
Sedecia ne fue Rei. E quando ebbe re- 
gnato intorno di XII anni (163), Na- 
bucodònosor, lo Rei di Babilonia, di 
cui lo cointo parlò qua ìndireto, lo 



Ili 

prese e trasseli li ochi del capo, e 
menollo in pregione in Babilonia, lui 
e tutti li suoi (164), ciò funo le gente 
ch'erano del legnagio [d'isdraelj e 
della contrada di Gerusalem. E' 1 
tempio [di SalamoneJ fece ardere a 
fuoco et a fiamma, che non durò se 
non CCCCXXXil anni , che fino lo 
quarto agio (165). Et in quello funo li 
profete, di cui le scritture favellano, 
e Romulo fundò Roma. E sapiate che 
Tarquinius Priscus era Rei dei Ro- 
mani quando Nabucodònosor impri- 
gionò li Giudei in Babilonia. E que- 
sto agio durò DXII anni (166). 

Gap. XXXIII. 

Le cose che funo in del quinto agio 
del seculo 

Lo quinto comenciò alla' ntrasmi- 
grazion di Babilonia, cioè a dire quan- 
do li Giudei funo menati in gattivi- 
tade. E quando elli erano in della pri- 
gione, Cirus, lo primo Rei di Persia, 
ucise Baldasar lo Rei di Babilonia, 
e'i'prese la sua terra e' 1 suo regno » 



112 

segondo che' 1 conto dice qua indirie— 
to. Quello Rei Cirus dilivrò li Giudei 
di pregione ben cinquanta millia, per 
rifare lo tempio. Ma poi venne lo Rei 
Darius, che tenne la terra appresso 
lui e delivrolli tutti quanti quitta- 
mente. E questo fue LXX anni ap- 
presso che delli furono inpregionati 
(167). E a quello tempo era Tarquinio 
lo soperbio Rei dei Romani cacciato di 
sua signorìa, sicome noe troveremo 
qua innanzi. 

Questo agio durò infine a la nati- 
vità di lesù Cristo dalla vergine Ma- 
ria gloriosa. Questo fue DXLI'Il anni 
(168). Dentro da questo termine fue 
Platone e Aristoteles et Demostenes, 
che funo li soprani in filosofia. E re- 
gnò Alessandro lo grande, e li Roma- 
ni conquistòno Grecia et Africa e Spa- 
gna e Tracia e Siria e molte altre terre. 
In questo agio medesimo diede Mar- 
cus Tullius ai Romani la retorica, e 
Pompeus conquistò la terra dei ludei, 
e Catilina fece la conjurazione in Ro- 
ma, e Giulio Cesar divenne lo primo 
imperadore di Roma, e appresso | lui 
fu signore! Ottavian. E'I nostro Si- 



113 
gnore prese carne ia della gloriosa 
vergine Maria VM.D. anni da lo in- 
comenciamento del mondo. Ma li piò 
dicino eh' ei non v' ebbe se non VM. 
CCLXIII. (169) 

Gap. XXXIIII. 

Qui parla del sesto agio del seculo. 

Lo postremo agio (170) incomenciò 
a la nascienza di lesù Cristo, e dure- 
rà infine a la fine del mondo. E 
sapiate, che allora che' 1 nostro si- 
gnore fue in terra colli suoi Apposto- 
li , comenciò lo nuovo Testamento e 
difinò lo vechio. Che a XXX anni del 
suo agio si fece elli battegiare perle 
mani di santo Joanni Batista, per mo- 
strare che li Cristiani celebrasseno lo 
batesmo, là u' la vechia lei faceano 
la circuncisione. E però che noi guar- 
diamo la vechia lei là uve fue neiente 
rimutata, è elli ben diritto , che lo 
cointo divisi li mastri di quella lei e 
la vita di ciascuno in questa mai-« 
nera. 



S 



114 

Gap. XXXV. 

Bavit qui foe Re e Profeta. 

Davit filio[di]Gesse,che fue istratto 
dal lignagio di Giuda, e nache in Be- 
leem, et ucise Golia lo grande (171) 
eh' era nimico del rei Saul che fue 
signore di Gerusalem e rei di tutti li 
Giudei. [Egli vinse senza coltelo lo 
leone e V orsa ]. Elli vinse lo giugante, 
e molte grande cose fece: perchè Sani 
r odiva e V arrisicava (172) per toller 
'ila vita; che delli dottava qu'elli no 
li tolesse lo suo regno. Ma come a 
Dio piacque Saul morì , e Davit fue 
Rei appresso lui, e fu molto grolioso 
e vettorioso. E Dio volse, eh' elli fusse 
Rei e profeta. E già fue elli pecca- 
tore (173), elli rivenìa tosto in peni- 
tenzia e voluntieri. Ed elli amò Ber- 
sabèa, la molile d' Uries suo conosta-* 
bile. Et a la fine fec'elli andare que- 
sto Uries in una battalia , là v' elli 
morì. E in della mogie [ di lui ] in- 
generò egli Salomone lo savio, che fue 



115 
Rei appresso lui. E sappiate che Da- 
vit fue lo sommo profeta: che delli 
non profetizò neiente alla maniera 
che li altri fino . Che profezia è in 
IIII mainere, o in fatti, o in ditti , o 
in visione, o in sogno. In fatti, fu 
l'arca che Noè fece, che fue signifi- 
canza della santa Eccresia. Et in ditto 
è ciò che li angeli disseno a Abraam: 
In della tua semenza saranno tutte 
le genti beneditte. Et in visione fue 
lo rovo che Moisè vedeo ardere , che 
non difina. In sogno, fue le VII vache 
e li VII ispiche; [ che | lo Rei Farao- 
ne sognò, sopra [che) Gioseppe pro- 
fetizò. Ma fuore di queste IIII ma- 
niere profetizò Davit per sola inter- 
petrazione di Dio e del santo Spirito, 
che V insignò a dire tutta la nazione 
di lesù Cristo, e la sua morte, e la 
sua surrezione (174). Elli discopersene 
chello, che li altri profeta aveano ditto 
ascostamente , cioè covertamente, se- 
gondo che Tomo puote vedere in del 
suo libro, che si chiama Salterio, a 
sembranza dei VII instrumenti, che 
altresì à nome [quello] che à X corde 
(175). Altresì parla lo libro dei X co- 
mandamenti, e CL salmi che sono in 



116 

del Salterio. E sapiate che Davit 
regnò XI anni, et [è] trapassato di que- 
sto secolo quando elli ebbe LX anni 
(176). 

Gap. XXXVI. 

Del Rei Salamone. 

Salomone Rei, figluolo del Re Da- 
vit [si fu] omo tragrolioso, et omo 
pieno di tutta sapienza, rìco di tesau- 
ro e d' alta cavallaria. Dio 1' amò al 
comenciamento, ma poi li volse male, 
però eh' elli adorò 1* idole, e ciò fec'elli 
per amore de le moUie de Idumei 
[177). Elli file Rei in Gerusalem sopra 
li dodici [ lignaggi] d' Isdrael XL an- 
ni, e fece grande penetenzia, e foe so- 
pellito coi suoi anticessori in Betleem. 

Gap. XXXVII. 

De Elias e de sua vita. 

Elias Tesbites fue grande preite e 
profeta, che d' ogne tempo abitò tutto 
solo in diserto, ripieno di fede e di 



in 

santo pensieri. Bili ucise li tiranni: 
elli sprendeo di grande insignamento 
di vertude, che delli rinchiuse tre an- 
ni lo cielo che non piovve , e poi per 
la sua orazione tornò la pioggia: el- 
li risuscitò nno morto: per la sua 
orazione e vertude ne non iallìlaia-^ 
rina ch'era in delFidria, e d' una botte 
(V olio [ fece ] una fontana, di che tutto 
giorno surgegiane olio. Per le suoe 
paraule disciese lo fuoco soprali sa- 
crificii, e per suoe paraule arseno du' 
principi cum tutti li loro cavalieri. 
Elli apritte lo fiume Giordano, e pas- 
sollo appiede. Elli montoe in cielo in 
uno carro di fuoco. Malachias profeta 
disse, che Elia de' anco ritornare a la 
fine del mondo davanti ad Anticristo 
con grande insegne di maravilie, e 
cosi verrà Elia et Enocco suo com- 
pagno. Ma Anticristo li farà ucidere, 
e gettare la loro carne per le piazze 
senza sepoltura. Ma lo nostro Segnore 
li risusciterae, e distrugerae Anticri- 
sto e' 1 suo regno, e tutti quelli che 
l'adoreranno. Questo Elia fue di li-* 
gnagio d'Aaron, e quando elli venne 
al suo nascere, Selo suo padre sognò 



i 



118 

che omini vestiti di bianche robe pil- 
liavano Elia, e F onvilnppavano [in 
bianchi drappi, e davangli| fuoco a 
mangiare. E quando elli si isvelliò 
elli domando ai profete che dovea es- 
sere. E delli disseno: Non dubitare ne- 
iente, che lo tuo figluolo sera lumi- 
naria, e parlatore di scienzia, ejudi- 
crà Isdrael al fuoco et a coltello. (178; 

Gap. XXXVIII. 

De Bliseus e de sua vita. 

Eliseus vale tanto a dire, come fi- 
gluolo del mio Dio. Elli fu profeta e 
discepolo [d'I Elia, e fue d* uno ca- 
stello che avea nome Amellanoac, de 
lignagio Rubem. Et alora eh' elli na- 
que, una cigolina vacca d' oro, ch'era 
in Galilea, mucchio sì forte, che la 
sua voce risonò in Gerusalem. (179) 
Et alora disse uno profeta: [Oggi è 
nato uno profeta] in Gerusalem che 
distrugerà, V idole. E certo elli fece 
alte maravi [li] e: ch'elli divisò lo fiu- 
me Giordano e fecelo tornare [indie-- 
tro j contra monte, e passòlo per me- 
zo al travèrso. Elli ritornò Tacque di, 



119 
Gierico ch'erano secche (180). Eli i fe- 
ce [ correre j acqua di sangue, per di- 
strugere li nemici dei Giudei. Et una 
femina, che unqua non avea portato 
figluoli , per la sua vertude fec* elli 
inpregnare, [e portare uno figluolo], 
e quello figluolo fecelo risuscitare 
dalla morte. Elli attemprò V amaritu- 
dine dele vidande. [Elli satollò cento 
uomini di dieci pani d' orzo. ] Elli 
guario Naaman de la lebra. Elli fe'no- 
tare la massa del ferrQ, eh' era in fon- 
do del fiume Giordano (181). Lo ini- 
mico di Soria fec' elli avocolare. Al 

signore di Samaria diss' elli la sua 
morte innanzi. Elli cacio le osti de l'i- 
nimici (182). Elli cacio in uno jorno 
la grande fame. Elli risuscitò la car- 
ne d' un omo. Eliseus moritte in della 
cita di Sebaste, u' lo suo sepolcro è 
ancora con grande riverenza. Eliseus 
ebbe due spiriti, lo suo e quello d' 
Elias. Però fec'elli piò alte maravillie: 
che Elias quando elli era vivo risu- 
scitò lo morto, et Eliseus eh' era già 
morto risuscitò un altro: che Elias 
menò fame e secco, ma Eliseus dilivrò 
tutto lo popolo di grande fame. 



120 

Gap. XXXVlIll. 

Qui parla di Isaia profeta* 

Isaia vale tanto a dire, come Sa- 
lus del Signore» e fu fiUiolo [ d' ] A- 
mos: no mica d' Amos profeta, che 
fue nato di pasto r, ma Amos lo pa- 
dre d'Isaia fue nobile omo di Gerusa- 
lem. Isaia fu omo di grande santitade, 
che per lo comandamento del nostro 
Signore conversava intra' Ipopolo tut- 
to '1 tempo, e andava nudo del corpo 
e nudo dei piedi. E Dio per sua pre- 
giera alungò la vita per XY anni al 
Ilei Ezechias, che già dovea morire. 
Manasses fece partire lo suo corpo per 
mezzo con una serra di legno. E dice- 
no li Giudei, ch^elli fue livrato a 
morte per due ragione; V una però 
eh' elli r apellò [ Popolo ] di Sodoma e 
princi di Gomorra; 1' altra, che quando 
Dio ebbe ditto a Moise: Tu non po- 
trai vedere la mia facia: e delli osò 
dire, eh' elli avea veduto Dio sedere 
sopra a uno grande prenzepo. E foe 
sepellito sotto l'olmo. (183) 



121 



Cap.XL. 

Qui parla di Geremia e della 
sua f>ita. 

Geremia fue del legnaggio dei preti 
e fue nato in uno castello, che à no— 
me Anattot, a tre lieghe a presso Ge- 
rusalem (184). EUi fue preite in ludea 
e fue sagrato a profeta. Innanzi cb'elli 
nasciesse fue conosciuto; e fui co- 
mandato, eh' elli guardasse e mante- 
nesse la sua verginità, [ et egli sì fe- 
ce [. In della sua gioventude incomen- 
ciò elli a predicare età levare le giente 
di peccato, et a'npruntare di penitenzia 
(185). E molti mali li furono fatti dal 
crudele popolo: che elli fue messo in 
carcere [ e poi gittato in uno lago ] , 
e fne cinto di catene, et a la fine fu 
elli alapidato [ in Egitto, e fu seppel- 
lito] là ve lo Rei Faraon stava. E'I 
suo sepolcro è in grande riverenzia 
intra li Egiziani, in però eh' e' li di- 
livrò de li serpenti. 



122' 

Gap. XLI. 

De Ezechiel lo profeta, 

Ezechiel vai tanto a dire, come 
giustizia di Dio. E' fu fìgluolo [ di J 
Buci, e fue preite, e fue preso per 
Gieconia suo Rei, e menato in Babi- 
lonia con li altri che là erano im- 
pregionati. Elli profetizò in Babilo- 
nia, e biasmava quelli di Babilonia 
della loro malvagità. Ma lo popolo 
Isdrael V ucciseno a tradimento, però 
eh' elli li riprendea dei crimini e de 
le diabulità , eh' elli faceano. E fue 
messo in del sepolcro del fìgluolo di 
Noè, che ebbe nome Arfassat [ne] lo 
canto da morti (186). 

Gap. XLII. 

Qui parla di Daniel profeta. 

Daniello profeta vai tanto a dire, 
come Giudicamento di Dio , o Uomo 
amabile, che fue istratto del lignagio 
Ischa (187). E i suoi anticéssori funo 



123 

nobili come Rei e Preiti. Ei ne fue 
portato in Babilonia appresso lo Rei 
Gioachino e i tre infanti, e là fu elli 
signore e maestro e prince di tutti 
li Caldei. E fue omo di grande belta- 
de e glorioso, et [ebbe] umile corag- 
gio (188) e casto corpo, e fue perfetto 
in fede, e conovve de le segrete cose, 
e sapea quelle che venire doveano. 

Gap. XLIIi. 

De Achia profeta. 

Achia 'profeta fue de la cita [d'] 
Elia (189). E' disse lungo tempo di- 
nanzi al Rei Salomone, che elli isfor- 
zerebbe la leggie di Dio per una fe- 
mina. E quand' elli morì, fue lo suo 
corpo messo in terra presso a uno 
olmo per molto nobile luogo (190). 

Gap. XLIIII. 

Deladdo profeta, 

laddo profeta nacque in Samaria, 
e fue mandato a Géroboam che sacri- 
ficava li vitelli a Dio, eh' elli dipiorasse 



124 

con elio re. Ma elli non vi dimoròne 
neiente, e però li avenne, che quando 
elli si partìa, che uno leone lo stran- 
golò, perch' elli avea fallito al suo con- 
pagnone. E poi fu sepellito in Betleem 
(191). 

Gap XLV. 

D\ Tobia ^profeta, 

Tobia profeta vale tanto a dire, 
come Bene di Dio. E fu figluolo di 
Naam del lignagio Neptali, e nacque 
in della terra de Ghia! de la regione 
di Galilea. Salmanasar lo prese, 3 però 
dimorò in disiredamento in della cita 
di Ninive (192). Elli fue giusto in tutte 
cosse. Elli donoe ciò ch'elli aveva agli 
pregioni et ai poveri. Elli soppellia li 
morti di sua mano. Poi avocolòe per 
lo sterco d' Una rondine, che li cadde 
in delli occhi. Ma a la fine Dio li rendè 
lo suo vedere appo X anni, e li n' donò 
grande richezze , e fue soppellito in 
Ninive. 



1 



125 

Gap. XLVI. 

Di tre guarzonù 

Li tre guarzoni funo distratti di 
reale lignagio, e fimo gloriosi e me- 
moriali e savi di scienza e puri in 
della fede. E quando elli funo gittati 
in della sala del fuoco ardente, elli 
non y'arseno, e non v'enno alcuno male, 
e' 1 fuoco si spignò , cantando e glo- 
rificando lo nome di Dio. E quando 
passòno di questo secolo, elli funo 
sopelliti insieme [in Babilonia]. Quelli 
infanti funo apellati in ebreo Ananias, 
Azarias, Misael. Ma poi Nabucodòno- 
sor li appellò Sidrac, Misac et Abde- 
nago, ciò è a dire, Dio glorioso e vit- 
torioso sopra li reami (193). 

Gap. XLVII. 
Di Esdra, 

Esdra vai tanto a dire, come Di- 
ficamento di Gerusalem. E tutti li piò 
diceno, eh' elli ebbe nome Malachiel, 



126 

ciò è a dire Angelo di Dio. Elli fue 
preite e profeta. Elli scrisse le storie 
de le Sante Scritture. Elli fu lo se- 
gundo che diede la leggio, appresso 
Moise: Elli rinovellò la leggio del vec- 
chio Testamento eh' era istata arsa 
per li Caldei al tempo de la gatti vi— 
gione (194). Elli trovò le figure de [le] 
lettere a li Ebrei, e loro insegnò a 
leggiere (195) da lato destro verso allo 
sinestro, che in prima iscriveano 
quando in el lato destro , e quando 
in ne lo sinestro, altressie comò li 
buoi fanno quando arano la terra. Elli 
rimenòne lo popolo d'isdrael , e fece 
edificare Gerusalem, [e] quine fu elli 
seppellito. 

Gap. XLVIII. 

Di ZorobaòeL 

Zorobabel e Nemias del lignagio 
Giuda funo preiti e profeto, e redifi- 
caro lo tempio [di Dio nel tempo] 
che Dario, lo fìgluolo [d'] Istaspis, 
fue Rei di Persia. Elli ri/ecero le mura 
di Grerusalem e ritornòno lo popolo 



127 

Isdrael in dello stato di prima, e i- 
storiòno lo contenimente) de la reli- 
gione, e la ragione dei preiti, e funo 
soppelliti in Gerusalem (196). 

Gap. XLVIIII. 

Qui parla d' Ester, 

Ester fue regina e fue figluoladel 
fratre di Mardocheo , e fu menata di 
Gerusalem in pregione in de la cita 
di Susi. E per la sua grande bellezza 
fu menata al signore Rei di Persia. 
Ella si lassò morire per lo populo 
[salvare. Ella crocifisse Aman che vo- 
leva distruggere il pòpolo di ] Isdrael, 
e così e li dilivròe de la morte e del 
servaggio. Poi fu ella soppellita in 
Susi quìne u' ella [era] Reina (197). 

Gap. L. 

Di ludiL 

ludit fue una vedua femina, figluo- 
la [di] Merari, dellignagio [di Simeone 



128 

e fu d' alto coraggio] e piò forte d'al^ 
tro omo, e non dottò neiente lo furore 
del Rei, anzi s' offerì a morte per lo 
populo salvare: eh* ella ucise Oloferne 
quand'olii dormìa, e senza onta del 
suo corpo portò lo capo [suo] ai suoi 
cittadini, und'elli ebbene vittoria cen- 
tra quelli di quelF oste. E visse C. V. 
anni, e fue seppellita in della spilonca 
di Manasse suo mariio in della citade 
di Betulia in della terra Giudea , 
intra Dottin e Balin (198). 

GAP. LI. 

Di Zaccaria. 

Zaccaria vai tanto a dire, come 
Memoria di Domine Dio: e fu profeta 
e prete, e fu figluolo [di] Gipjada lo 
preite, che avea in suo diritto nome 
Barachias, che fue alapidato dal po- 
polo per lo comandamento del Rèi [di] 
Giuda allato all' altare del tempio 
(199), ma li altri preiti lo soppellìno 
in Gerusalem. 



329 
Gap. LII. 

« 

Di Maccabeus, 

Maccabeu^ vai tanto a dire , co- 
me Nobile et omo di grande bon- 
banza. E funo V Maccabei, e fimo fi- 
gluoli [dij Matatia. Ciò funo , Gean , 
Giuda, Eleazar, Maccabeo e Gionata. 
E chi vorrà sapere le vettorie eh' elli 
ebbeno sopra, lo Rei di Persia e le 
grande cose eh' elli fèno , si legga la 
storia, che lì logo conterà diligente- 
mente a motto a motto (200). 

Gap. lui. 

Del vechio Testameìito. 

Or v'abbo cointato li santi [padri] 
del vechio Testamento e la loro vita 
brevemente. Ma chi piò largamente le 
vorrà sapere sì se ne vada a la grande 
Bibia, u'elle sono tutte scritte aperta- 
mente. E sapiate che in qua dirieto 
antiquamente quando li Qualdei pre- 
seno li Giudei e li menòno in catti- 

9 



130 

vita, ciò è in diseredamento e in pre- 
gione, allora funo arsi tutti i libri 
della vechia lei. Ma Edreas, per la dot- 
trina del santo Spirito quando lo po- 
polo tornoe de la cattività rinovellone 
tutta la ieggie, e misenela in iscritto, e 

fène XXII volumi di libri altresì come 
[le] lettere sono XXII. E scrisse lo ibro 
della Sapienza [di] Salamone. Ma lo li- 
bro dell'Ecresiastico iscrisse Giesù Alio 
Sirac, che i latini anno in reverenzia, 
però ch'ei fu versenbrabile a Salamone. 
Del libro Giudit e di Tobia e di Mac- 
cabeus non sa omo da cui scrisse (201). 



NOTE 



(1) Il Cod. fr. di Verona ha qui: Il 
mei , e questo tradusse il nostro. Gli altri 
Codd. fr. leggono / met, e questo segui- 
rono le St. il Sorio e i Codd. R. M. L. — 
Il Cod. Fars. legge : Per aggrandire suo 
stato, ed è più vicino al testo fr. Et por 
essaucier. 

(2) Il nostro e qui e sempre scrive 
Che delti, anzicchè Ched elli, è cosi Che 
dera. Che de. 

(3) Cosi il nostro ed il Cod. Magi. 
Le St., il S.' ed altri Codd. leggono Com- 
pilato di sapienza Cod. fr. Compiles de 
sapience. Il Fars, ha pur: Compilato d'alta 
iscienzia. 



132 

(4) Così anche il Cod. May^l. Le St. 
il Sorlo e g-li altri Cod. leggono Ch'egli 
^réi/^ff,coirorig'inale francese Qwe de tratte. 
— Forse altri Cod. fr. hanno Estratte. 

(5) Non avrebbe veruno mezzo St., S.', 
e Codd. L. R. d' accordo coi testi fr. che 
qui hanno Meenneté, Moennetè, e Mo- 
yeneté. — Il nostro ed il Cod. F. e M. 
leggono Nulla aguiglianza. Questa voce 
a questo modo scritta non è nel Voc, e 
sembra alquanto diversa nel senso da 
Eguaglianza, perchè qui significa piut- 
tosto Comparazione o Mezzo di paragone 
o di compenso o di stima. 

(6) Le St. e il Sorio qui leggono ■— 
Altresì non potrebbe V uomo avere del- 
V altre cose pienamente s' elli non sae — , 
ed il Sorio propone di leggere Piena 
mente. Il testo francese prova erronea tal 
correzione, e fedelissima al testo la lezione 
del nostro. — Autressi ne puet nus hom 
savoir des autres choses plainnement se il 
ne seit ceste premiere partie dou livre. Il 
Cod. fr. F. legge Avoir in luogo di Savoir, 
conforme alla versione de' nostri Codd. 

(7) Medesimamente in significato di 
Specialmente, Principalmente è traduzione 
dell' avv. francese Méesmement, e manca 
al Voc. — Codd. fr. Des Ytaliens. Col 
nostro il M. Delli Taliani. — Altri Codd. 
E usanza d' Italia. 



133 

(8) Chi, per Qui pronunziato alla fran- 
cese. Altrove Chelle per Quelle, e Qualdei 
per Caldei. 

(9) Il Cod. fr. ha qui: Le baillerai je 
a tot , biax dous amis. — E fedelmente le 
St. e i Codd. (meno il nostro e il Magi.) 
Lo donerò io a te, bel dolce amico — Tei 
per Te come Rei per Re e Sèi per Sé. 

(lOj II nostro qui legge — Non sia 
tratto. Si corr. cogli altri Codd. e St. fe- 
deli al testo. 

(11) Il Cod. fr. ha: Une bresche de 
miei, parola che nella lingua romanza 
significa Favo. È il Brisca della media 
latinità , il Vrisca de' siculi , il Bresca 
degli spagnuoli, secondo il Diaz. — Al- 
cuni Codd. fr. qui leggono Brance, e 
questi sembra aver veduti il Giamboni, 
che tradusse Branca. Il Laur. invece qui 
legge Arnia y e cosi pure il Rice, quan- 
tunque, per errore del menante, paia scrit- 
to Arma in quest' ultimo. Il Cod. Fars. ha 
invece: Branca di mele colato di diversi 

fori. 

(12) Che questo libro è compilato so- 
lamente de' maravigliosi detti. St. e Codd. 
meno che il Magi, che qui legge È tratto, 
ed il nostro che tradusse Compreso. Il fr. 
Car cist livres est compilés seulemens de 
mcrvilleus diz. 



134 

(13) Car toute ne la pueent savoir home 
terrieri Cod.fr. I. Nuls homs terriens Codd. 
leti. I. et F. 2. Che tutta non la può sa- 
pere uomo terreno St. e S. e Codd. R. L. 
F. Secondo che ciascuno ne sapeva parti- 
tamente, che tutta no la poteva uno solo 
sapere, che terreno fisse Cod. Magi. La 
voce Terreno sost. non è nel Voc, e vi 
potrebbe stare al pari di Mortale e Ce- 
leste. 

(14) Questo ag-gettivo Trasnieravi- 
glioso non è nel Voc. Trés mervHlluse 
puissance Cod. fr. Il Cod. Magi, scrive 
Si tra maravigliosa. Gli altri Codd. e le 
St. In sì maravigliosa potenza. Il Cod. 
Fars. Di sì tramaravigliosa posanza. 

(15) Et porvoit amont et aval selonc 
droit et selonc ver ite. Codd. fr. Le St. leg- 
gono, Prevedeva; il Magi, ed il nostro 
Cod. hanno, Poggiava; il Fars. Per vedere; 
il Rice, e il Laur. Provedeva; e questi 
sono più fedeli in ciò solo, nel resto in- 
feriori al Magi, e più al nostro. 

(16) A questo continua, conforme al 
testo francese , il seguente brano nei 
Codici Magi. 48, Laur. e Rice. 2196 più 
fedeli delle stampe. — - E ^^ alcuno do- 
mandasse perchè questo libro è scritto in 
romanzo o in lingua francesca poi che noi 
siamo d^ Italia, io li risponderei che ciò è 
per due cose: V una perchè noi siamo iìi 



135 

Francia, e V altra per ciò che la parla- 
tura francese è piti dilettevole e più co- 
mune che tutti li altri linguaggi. — Il Cod. 
Fars. ha invece col testo fr. stampato : 
E piU comune a tutti lingniaggi. E per 
meglio intenderlo coloro che non sanno il 
francesco, sì fue traslatato i nostro vol- 
gare latino per mastro Bono Giamboni. — 
Questo brano aggiunto alla versione 
mette fuor di dubio chi sia il traduttore 
del Tesoro. — Or tutto questo periodo 
manca per intero non solo al Cod. Magi. 
47, si ancora all'antichissimo nostto, qual 
che ne sia la causa. Forse fu ommesso 
dal copista più antico, od anche dal Giam- 
boni medesimo, giudicandolo poco piace- 
vole ai proprii compatrioti, e contrario 
alla verità, almeno in quanto al dirvisi la 
lingua nostra men dilettevole della fran- 
cese, e Fopra tutto di quella d' allora. Il 
Magi. 48 tradusse più fedelmente: Comune 
a tutte le gienti, né fa confronti di lin- 
guaggi. 

(17) Incercamento n. sost. non è nel 
Voc, ed è calcato suir Encerchemenz dal 
testo fr., che pur manca al Gloss. de la 
lang.rom. del Roquefort, quantunque siavi 
Encrquer.lì Magi, ha pure Incercamento, 
ma per err. vi si lesse Incertamenfo. — 
Il Cod. Fnrs. ha Ciercamento. Le St. e 
gli altri Codd. lianno Cognoscimento, ma 



136 

cotesta parola non trova riscontro ne' 
Codd. fr. — Ornane per Umane per lo fa- 
cile scambio deiry in e viceversa, è voce 
più prossima all' origine Omo. — Quanto 
omo possente dee intendere. Così il nostro. 
Si corr. col testo trasponendo il secondo 
e di Dee inanzi a Possente. — Il Cod. fr. 
Tant comme à home est pooir d^ entendre. 
Le St ed i Codd. Tanto quanto è pos- 
sente d' intenderne. Cod. Fars. Potesse 
intendere. 

(18) Il Cod. nostro e il Fars. Funo di- 
ricti filosofa, e però funo elli appellati fi-- 
gluoli di filosofia. — Si corr. colle St. e 
coi Codd. conformi al testo francese. 

(19) Si supplì la lacuna coi Cod. Magi, 
e Rice, col Sorio e col testo fr. Il Cod. 
Fars. La degnità della leggie e della ra- 
gione. 

(20) Si supplì la lacuna dei Codd. 
it. col Cod. fr. da cui discordano le St. 

(21) Il Cod. fr., ha qui : Furent traities 
et ventilées longuement. — In questo pre- 
ciso senso di Esaminato , Considerato , W 
Voc. non ha esempii di Proveduto. 

(22) Lacuna che si supplì colle St. 
conformi al testo, al Cod. Fars. ed al 
Magi. 

(23j La lacuna sì supplì col Cod. R. — 
La parola Vertiade.o Veri ade, o col Cod. 
Fars. Verità, è un error del copista, che 



137 

dovea, secondo i testi fr. ( Vaires e Va- 
riées) scrivere Variate o col Mag-1. Varie. 
— Nel titolo di questo Capo il Cod. fr. 
stampato legge Nature; tutti gli altri du 
esso citati, Matiére. — Le St. prepongono 
a torto questo titolo al Gap. II di esse, 
che risponde al Gap. I del nostro, e trotta 
di Filosofia come questo. — Notisi poco 
dopo Acciò, che meglio si scriverebbe 
A ciò, in forza di Per ciò. 

(24) In luogo di Istanno e di Sono 
intra le corporale cose, le St. e molti Godd. 
hanno sempre Conversano, in ciò d' ac- 
cordo col testo francese. — In luogo di 
Teologia il nostro Cod. ha per errore 
Teoriche. Si corr. colle St. e coi testi 
francesi, de' quali per altro il Cod. F. ha 
Theorique come il nostro. 

(25) Questa lacuna del Cod. nostro si 
supplì col Cod. Magi, e col testo francese. 

(26) Il Cod. fr. I. Qui nos enseigne 
faire voiz et chans et sons en citoles et en 
orgues. Le St. e il Sorio: Che a noi in- 
segna a fare voci di canti in cetera, in 
organi. Il nostro e il Fars. ebbero sott' oc- 
chio i Godd. fr. D. R. S. che leggono: 
Faire vois, sons en chant et en etc. 

(27) La lacuna del Cod. fu supplita 
col testo fr. — Le St. e il Sorio qui mal 
leggono Proprietà. — In luogo di Den a 
stare, di non certa lezione, il Cod. Fars. 



138 

ha, Divisare f il Mag*!. Da vistare: ma 
tutte tre sono intruse. 

(28) La Incuna fu supplita col testo 
Fars. — La parola Proposizioni del nostro 
fu mutata in Proporzioni coi Codd. e St. 
La parola Anmeravi^liare , calcata sul 
Cod. fr. che scrive A mervillier, non è 
nel Voc. — In luogo di Antichi savi, che 
il nostro e il Cod. Fars. e Magi, leggono 
secondo i più dei Codd. fr., il Cod. fr. 1. 
legge Li VII sage. Le St. e il S."* men 
bene I filosofi antichi. 

(29) Anche questa lacuna si adempì 
co\ testo fr., col Cod. Fars. e Magi, e le 
St. In luogo di Cerchio i Codd. italiani 
conformemente ai francesi hanno Zodiaco, 
meno il Fars. e il Magi, che leggono col 
nostro. 

(30) Il Serio qui legge Sé medesimo, 
secondo il Cod. fr. I. Soi meismes, e i 
Cod. Fars. e Magi. Il nostro colle St. ed 
altri Cod. it. legge Lui medesimo secondo 
il Cod fr. F. da lui spesso seguito. 

(31) Per error del menante il nostro 
ha Matere per Maniere. Si corr. coi Codd. 
it. e fr. 

(32) La prima lacuna fu supplita col 
testo fr., la seconda col Cod. Magi, che 
ha pure Guardarsi, anzicchè Guardare col 
nostro. Le St. qui .leggono (dopo One- 
stamente) Né fare prò né a sé. né ad 



-— ^ 1 



139 

altrui. Il Cod. fr. I. Ne prof ti er à soi, ne 
OS autres. — I Codd. italiani col nostro 
leggono: Addirizzasse sé medesimo come 
il Cod. fr. F. [Soi meismes). Il Cod. fr. 
I. ha invece — 8es meurs. 

(33) In luogo di Guardare y com' è 
nelle St. secondo il testo fr., il nostro e 
il Magi, hanno Governare, iter ìshSidsitSL ri- 
petizione del verho poco prima adoperalo. 
— In luogo di Mobile per dispend're il 
Cod. fr. ha Meublé et chatel por despendre: 
le St. it. Mobili e rendita. La parola Chatel 
significa Bene mobile e Censo. — Ove le 
St. leggono: — C insegna nostra gente e 
nostri figliuoli medesimi governare: — se- 
condo il Cod. fr. I., il nostro col Magi, 
legge, secondo i Codd. fr. C. D. S. W. — 
E i nostri figluoli e noi medesimi. — Le 
St. col Sorio hanno: Secondo che il luogo 
e il tempo muove: il nostro col Fars. Ciò 
che il luogo e il tempo muta. — Né l'uno né 
r altro seguono il Cod. fr. I. [quant leus 
et tens en vendra), sibbene più altri Codd. 
fr. che qui hanno Leus et tens muent o 
muety il qual verbo in lingua romanza 
significa or Muovere ed or Mutare: — 
Col Cod. fr. I. meglio s' accorda il Cod. 
Magi, leggendo: Ciochè bisongnia a luogo 
ed a tempo. 



140 

(34) Soni li mestier Codd. fr. e con 
t?ssi le St. ed altri Cod. it. Son i mestieri. 
Il Fars. col nostro e col Magi. 

(35) Nel Cod. per incuria del menante, 
che non compì la parola, leggesi Drappi. 
Si corr. col testo fr. e col Cod. Fars. Magri. 
e St. 

(36) Queste parole mancano al nostro 
e son del Fars. del Magi, e delle St. I 
Codd. fr. hanno: Cele qui est en paroles 
est cele que on oevre de sa bouche et de sa 
langue. 

(37) Questo inciso manca nel nostro^ 
e vi si supplì col Cod. Fars., Magi, e col 
testo. 

(38) S' aggiunse colle St. ed altri Codd. 
conformi air originale. 

(39) Codd. fr. Semhlent voires et pro- 
vàbles à estre voires. — Le St. e Codd. 
it. Paiono vere e probabili d' essere vere. 
Il Magi, è col nostro. 

(40) Il Cod. fr. I. con altri legge Ma- 
ter e: il Cod. F. Nature come i testi ita- 
liani e le St. Il Dice e è intruso, e manca 
a Codd. e St. — Il Cod. Fars. e Magi, ha 
Richiede per Richiere. 

(41) Codd. fr. Ce est la lumiere des 
parliers, e' est li enseignemens des diteors, 
e' est la science. — Il Cod. Magi. Questa è 
la madre dei parladori, ciò è lo insingnia- 
rnento de dicitori. Altri Codd. it. e le St. 



14J 

hanno. E io vi dico eh' ella è lumiera di 
ehiaro parlare, ella è insegnamento di det- 
tatori, ella è la scienza. — Ma tal cor- 
rezione è moderna, né già del Giamboni, il 
quale avendo letto male La mere per 
Lumiere, tradusse in conformità. Anche 
il Fars. Ella ene madre delo insegna- 
mento de' dicitori. 

(42) Il Cod. nostro col Magi, ha: Di 
senno d' omo. Si corr. colle St. e coi Codd. 
it. concordi ai francesi. 

(43) Intendi: Saper parlare, o Saper 
la parlatura [parleure Codd. fr.), alla 
qual voce del testo riferendosi il nostro 
Cod. legge Saperla, in \^Qe oìtiQ Saperlo 
col Cod. Fars. che scrisse, Parlare. Il 
Cod. Magi, ha Saperla. 

(44) Codd. fr. La second' est efidique. 
Il nostro fedelmente, ma con trasposizione 
di lettere nella ultima voce. La segonde 
est edijiche. Il Magi. È Fediche che ne. I 
Codd. it. e le St., La seconda si è fisica 
la quale e' insegna, e questa lezione come 
più compiuta e chiara seguimmo — Ver- 
tadiero dall' antico Verta e Vertade, come 
Veritiero da Verità, è d'origine proven- 
zale (Vertadier) ne già spagnuola come 
credette il Monti; per lo che dee scri- 
versi Vertadiero, anzicchè Verdadiero come 
scrisse il Vocabolario suU' autorità del 
Redi. — Non trovasi ne' Dizionarii, del 



142 

Roquefort che ha solo Vertez per Verità, 
né del Diez. V. Nannucc. Voc. e loc. pro- 
venz. Il Cod. Magi, leg-g-e Veraci, le St. 
Vere. 

(45) Sapere dei filosofi eh* este madre. 
Cosi il nostro, che si corr. col Cod.Mag-1. 
di cui pure son le parole del testo: Et 
apertamente. 

(46) I Codd. fr. Car tout avant ot il 
en sa pensée V image. — I Codd. it. e le 
St. Che in primamente elli ebbe in pen- 
siero. — Il nostro lesse En sapience in 
luogo di En sa pensée , e in tutto questo 
brano concorda col Cod. Farsetti, e col 
Magi., più antichi. 

(47) La parola Archetipo, che manca 
al nostro, ed è del test, fr., si aggiunse 
coi Codd. it. e St. Il Cod. Farsetti ha 
invece Mappa Mondo. Il Magi : È appel- 
lata mondo in senbianza. 

(48) M'is il en oevre et en fait son 
proposement Codd. fr. E fedelmente i 
Codd. it. e le St. Mise egli in opera e in 
fatto il suo proponimento. — Il Magi, sta 
col nostro. 

(49) I Codd. fr. hanno Corre e Courre. 
Il nostro copiò il primo verbo, che mu- 
tammo in Correre col Magi. — Al settimo 
si riposò Codd. it. 

(50) Si supplì questa lacuna col testo 
Fars. e colle St., fedeli al testo francese. 



143 

Il Quello si agg-iuiise per chiarezza , col 
testo stesso. 

(51) Per Uscita, come a questo luogo 
hanno 1 Codd. R. L. Pars, e Magi. 

(52) Et tuit luminaire. Codd. fr. E 
tutte le altre luminarie fossero fatte 
Codd. it. e St., meno il Magi, che legge 
col nostro. 

(53) Qui il Cod. ha le parole Criri- 
siana quelle, che non presentando alcun 
senso , furono mutate in Chiarezza e ilem, 
secondo il Cod. Magi, e lo stesso origi- 
ginale francese , a cui nel resto il nostro 
Cod. è più fedele che non le St. e più 
compiuto di esse. Le dette parole pro- 
vengono dall' avere il menante letto male 
la parola Chiarezza (e perciò scrisse Cri- 
risiana), e letto Ilem per Ille, (e perciò 
scrisse Quelle). 

;54} Quest' ultimo inciso, cU' è pur nel 
Pars, e nel Magi., manca al Cod. fr. 1 ed 
ai Codd. it. , alle St. ed al Sorio: ma tro- 
vasi ne' Codd. fr. C. R. U. V. Et les met 
en noviaus cors. 

(55) Qui il nostro legge per err. Ma- 
niera, Si corr. cogli altri e col testo. 

(56) Così il Cod. nostro col Magi., e 
cosi tutti i testi francesi, benché nel 
Cap. precedente non sieno indicate che 
due maniere. Tale errore fu corretto nei 
Codd. italiani posteriori e nelle St. , ed 



i 



144 

anche per ciò questi si appalesano più 
recenti del nostro ; il quale seg'ue a ri- 
tenere le trs maniere anche dopo , dove 
d' accordo col fr. tratta della Quarta ma- 
teria. Notisi Feci, più prossimo al lat. 
Fecit. 

(57) La parola Proprietade, eh' è del 
testo fr., fu aggiunta col Cod. Fars. e 
colle St. — Più sopra in luogo di Cria- 
tura, le St. hanno Cosa ed e più fedele 
al fr. 

(58) Et sor certe quarte maniere est 

V ofice de nature, qui est viaires de son 
ver ai pere Codd. fr. Questi traduce let- 
teralmente il nostro scrivendo, che deste 
vita del suo verace padre , ( a differenza 
d' altri Codd. e delle St. che hanno altra 
lezione ) meno che nella parola Viaires 
( Volto, Imagine) eh' ei non intese e tra- 
dusse per Vita - E come più sopra scam- 
biò Materia in Maniera, qui fé' V opposto. 
— Notisi Chelle per Quelle. 

(59) In tutto questo brano le lacune 
furono supplite coi Codd. it. e le St. In 
luogo di Comandatore (Commandierres 
Codd. fr) il nostro col Magi, per error 
del menante legge Cumenciatore , lo che 
si corr. con Codd. e St. 

(60) Se de ce non que Diex li a otròiè 
Codd. fr. Se non quella che Dio le ha data 
Codd. e St. Il Cod. Magi, è col nostro. 



145 

(61) Et eie ensuit ses ordenemenz Codd. 
fr. Et ella eseguisce il suo ordinamento 
St. e S." Et ella s?guisce Cod. R., più 
fedeli. 

(62) Il nostro Cod. col Pars, e Mag-l. 
le«?^e, Corpo di natura^ per facile s' ada- 
tag-j^ine del menante , ed ha con essi 
anche Congiungimento, dove le St. e altri 
Codd. it. e fr. hanno Conoscimento. L' er- 
rore di Corpo per Corso si ripete, e fu 
corretto, più inanzi. 

(63) Et puis fait encontre le cours. 
Codd. fr„ E poi fece contro al corso. St. e 
Codd. it. Il nostro qui usa Lei per Legge, 
come altrove assai volte, ed in questo 
luogo anche il Magi, ha: Facesse contro 
lei. 

(64) Questa lacuna si supplì col Cod. 
Pars., e coir ed. del Sorio fedele al testo ; 
le precedenti con essa e con le St. — La 
lacuna fu supplita pure con questa. Il Cod. 
scrive prima, Suono per Sono, e Desuopra 
per Desopra. Il Cod. Pars, ha Disopra, e 
così il Magi. 

(65) Codd. fr. Car par un pò s' en 
vont aincois que il viengnent , et por ce 
n' a il en eulx point de fermetè. Tanto 
in questo, che ne' Codd. italiani , manca 
il nome plurale, che dovrebbe reggere i 
verbi Vanno e Vengono ;^ ma dovendo es- 
sere di genere mascolino per rispondere 

10 



146 

ai pronomi II ed Eulx che vi si riferi- 
scono , pare che un tal nome debba es- 
sere, Tempi, piuttosto che Cose. — Ain- 
cois in lingua romanza significa Innanzi, 
come tradusse il nostro, ma qui piut- 
tosto, Appena, Tostocchè. — L' Avene del 
nostro Cod. viene da A, Ave, terza per- 
sona presente di Avere, giuntavi la par- 
ticella Ne, come a dire Ve n' ha, per ele- 
ganza, o per pleonasmo frequente ne' tre- 
centisti, anche in altre particelle simili, 
come Che, Si, E, — Il Cod. Magi, qui 
legge : E però non è in loro punto di fer- 
mezza. 

(66) Il nostro ( e qui pure il Fars. ) è 
fedelissimo all' originale fr. fin nella co- 
struzione provenzale colla particella Non 
alla fine dell' inciso, come si sarà notato 
altre volte : non così le St. e altri Cod. 
— Del pensieri per Nel pensiere è modo 
proprio del nostro, che scrive sempre In 
del per In nel. 

(67) Le St. e il Sorio e la Crusca qui 
leggono Questo facimmto ; ma la Crusca 
stessa alla parola Eternalmente in questo 
esempio legge : Questa pensagione, e così 
il Cod. Farsetti. I Codd. fr. tutti leggono 
Ceste pensée, e a questi s' attennero alcu- 
ni Cod. it. Il nostro e gli altri come il 
Magi, [fazione) videro un Cod. che leg- 



147 

ffeva Fagon come il Cod. Veronese Maf- 
feiano citato dal Sorio. 

(68) Codd. fr. Et por e? cuident il que 
il volt aucune foiz ce que il ne volt primez. 

— Il Sorio lesse nel Cod. Maff. Cuidant, 
e i)erciò tradusse col Cod. Pars. Pen- 
sando, men propriamente. 11 Magi, leg-ge: 
Pensano eh* egli volesse alcuna volta ciò 
eh' egli non voleva di prima, fedelmente. 

— Nel nostro sta: Vogiane alcuna cosa 
volta ciò — L' intrusa e soverchia Cosa 
si omise col testo Magi, e Pars.. 

(69) Dio era volontà era legge in 

luogo dAÈW Cod. nostro e il Magi, che si 
corressero colle St., con cui purè s'empi- 
rono le due lacune. 

(70) Codd. fr. Qele matere les des- 

vance de naissance non mie des tens. Il 
nostro, e il Magi., benché nel resto più 
fedeli di tutti gli altri, non avendo inteso 
il senso di Desvance (Avanza) che forse 
lessero Denance, vi sostituirono parole 
insensate. Né meglio il Pars. Bastava 
dire , che la materia , di cui furono fatte 
queste cose, le avanza di origine, non 
di tempo. 

(71) Si raffazzonò questo brano, sup- 
plendone le lacune col testo, a cui nelle 
parole superstiti il nostro é fedelissimo , 
né bruttato di giunte inutili , come negli 
altri testi italiani e St. 



148 

(72) I Codd. fr. qui hanno: Et la na- 
ture des angles qui ne trespassierent est 
appeìee ciarle, et la nature de ceus qui 
trespassierent est apelèe tenebres. A que- 
sto verbo Trespasser die il Giamboni il 
significato di Finire, Morire, come V han- 
no pure i francesi, mentre Brunetto \ usò 
qui nel senso di Fallire. Col nostro s' ac- 
corda il Cod. Magi. 

(73) Così il nostro, secondo il Cod. 

fr. F. De V un de ceus Jlst il la clartè 

et li autre se firent. Ma gli altri Cod. fr 
leggono : Et de buens Jlst il la clartè et 
de mauvès les tenebres, e questi segui- 
rono Codd. e St. E de' buoni fece la chia- 
rezza e de' rei le tenebre. 

(74) Codd. fr. Mais si nos usons d'eles 
mauvaisement, eles deviennent mauvaises; 
e così hanno le St. Ma se noi le usiamo 
malvagiamente elle diventano rie. Le ul- 
time tre parole del periodo nel nostro, che 
stanno anche nel Cod. Fars. e nel Magi., 
sono aggiunte col Cod. U. fr. citato dal 
Cod. I, cui pure mancano. 

(75) Codd. fr. Mais il sont deceu. E 
a questo più conformi le St.: Ma elli san 
ingannati. Il Fars. ed il Magi, col nostro. 

(76) Codd. fr. Toute nature ou elle est 
parmenable, ce est Dieu; ou eie est re- 
muable, ce est creature. Si corr. secondo 
questi le parole, Tutte nature, del nostro, 



149 

de' Codd. e delle St., e col Fars. e Mag-l. 
si supplì la lacuna. 

(77) Lezione scorretta. Né meglio 
Codd. e St. E anche nulla cosa cambia 
eh' è naturale. I Codd. fr. Et d' autre 
fari il n' a nule chose qui soit naturel. 
A questi sarebbe fedele il nostro senza 
le intruse parole In vita, che potreb- 
bersi omettere , ma son pure del Cod. 
Magi. — Più innanzi ove il nostro legge 
Alti omini malati col testo fr. F, le St. e 
Cod. leggono Agli occhi malati e il Magi. 
Agli occhi infermi come hanno gli altri 
Cod. fr. 

(78) Tutte le lacune di questo brano 
e del precedente si supplirono coi Codd. 
it. e St. — Questo capitolo ne' Codd. fr. 
finisce colle parole : Devant touz : che 
mancano ai Codd. it, e St., li quali invece 
finiscono con quest' altre : Infn alla vec- 
chiezza. Il nostro termina il suo Cap. X 
che risponde all' XI delle St. e dei Codd. 
fr. coir annunziare l' argomento e il titolo 
del suo capitolo XI , che non tratta già 
Della natura degli Angeli, come nel testo 
fr. e nelle stampe, ma balza al Cap. XIX. 
di queste, che tratta invece Dei primài 
regni che /uno in terra. Né questa omis- 
sione del Cap. XII al XVIII delle St. dee 
credersi lacuna del Codice, perchè anche 
neir indice delle Rubriche preposto ad 



150 

esso, subito dopo il Cap. X Come lo mal 
fu trovato , avvi il Capitolo De' reami eh" 
funo primieramente, come nel corpo del 
libro; ma invece deve dedursene, che i 
sopradetti capitoli, dal XII al XVIII in- 
. elusivamente, mancavano al testo fran- 
cese che servi alla versione trascritta 
nel nostro Codice; La stessa mancanza è 
pur nel Cod. Farsetti e Magi. 

(79) Codd; fr. Se il ne commencoit les 
lignies dou premier home^ si tornerà il 
cele part éon conte, selon V ordres des 
aages dou siecl". A questo son più fedeli 
le St. Se non comincia li ligniaggi del 
primo omo , si tornerà egli a quella parte 
il suo conto secondo V ordine delV etade 
del secolo. - La parola Contenenza per Con^ 
tenuto, adoperata qui per tradurre il fr. 
ContenemenSy è mal resa da Codd. e St. 
colla parola Cominciamento , e dal Cod. 
Magi, per Condizione. 

(80) La terza età , che mancava al 
nostro , si supplì col Cod. Magi., e la 
piccola lacuna nella quarta e quinta 
colle St. Queste invece che Alla venuta, 
e il Cod. Fars. AlV avenimento, leggono 
più fedelmente Al nascimento, ed in 
luogo di Fino a che lui piacerae, hanno 
Infino alla fine del mondo, conforme ai 
Codd. it. e fr. — Il Cod. fr. st. e il R. 
in vece di Faraone leg'gono Nabugodono- 



151 

sor, discordando in ciò da tutt' altri. — 
Il nostro traducendo il fr. Aage per Età, 
conservò a questa il genere mascolino 
di quello. 

(81) Questo brano citò la Crusca scor- 
rettamente alla voce Ingenerare -- Le 
piccole lacune si supplirono colle St., che 
in luogo del Paradiso deliziano, leggono 
più fedelmente al fr. Paradiso terreno . e 
il Magi. Terresto, - Paradiso deliziano 
chiamavano ne! trecento il Paradiso ter- 
festre, e perciò la voce Deliziano negli 
esempii citati ad essa nel Voc. è aggiunto 
proprio dell' Eden , né significa Delizioso. 

(82) La piccola lacuna si supplì col 
Cod. Fars. e colle St: Le parole Di mala 
morte che son pure del Magi., mancano 
agli altri Codd. ed alle St. Italiane, e 
non sono nel Cod. fr. stampato, ma in 
molti altri di questi. 

(83) Codd. fr. CU Enoch li Jilz Caym. 
engendra Irad, de Irad nasqui Maviahel, 
di Maviahel nasqui Mathusael (Cod. fr. 
F. I. Y. A 3 Matusalem), de Mathusael 
nasqui Lamech qui ot ij feraes, dont la 
premiere ot non Ada (Cod. fr. F. Adam) 
en cui il engendra ij filz label et lubal. 
CU label (Cod. fr. F. U. lubae et Anom. 
CU luhael) et cil qui de lui issirent firent 
premierement tentes et loges por aus repo- 
^er. lubal ses freres fu li premier shom qui 



152 

onques trova citoles et orgiies etc. — Ne' 
Codd. it. manca la versione del branetto 
di Maviael , che per altro trovasi nel 
testo Bergamasco della Marciana , ed è 
ne' Codd. fr., meno che nel Maffeiano di 
Verona — La versione delle parole Et 
di qui de lui issirent trovasi nelle St. , e 
meglio ne' Codd. Rice, e Laurenziano, 
che leggono Quel lubabel e coloro ch^ di 
loro uscirò. Il nome del secondo figlio di 
Ada è detto Annondaì nostro e dai Co- 
dici italiani veduti dal Sorio e da me, è 
Jubal nei Codd. fr. e nella Bibbia; come 
r Idrad del nostro è V Irad degli altri 
Cod. e della Bibbia. — Il Cod. Fars. Fece 
organi et orivoli e altri istormenti. 

(84) Codd. fr. D. S. Sella, i più Sellam. 
La parola Fevres del testo fr., e Fabro de' 
Codd. .it. e St., nel nostro e nel Magi, è 
sostituita dall' insolita e men fedele voce 
Fieromo. — La lacuna è supplita coi Codd. 
fr. e it. e St. — Dove il nostro, il Fars. 
e il Magi, pongono Disubidino, altri 
Codd. e St. pongono Abbandonaro, più 
fedeli al Deguerpirent del testo fr. 

(85) Notisi Aita per Età qui e poco 
dopo. Gli altri Cod. e st. leggono Età. 
Più inanzi avvi Eità ed Aigio per Agio. 

(86) Così il nostro. Altri Codd. fr., it. 
e le St. leggono MCCLXII. Il Sorio pro- 
pone di correggere MDCLVI coli' Usse- 



153 

rio, e cosi lefrg-e il Cod. fr. K. - La lacu- 
na si supplì col Cod. Magi, e colle St. 
La parola Credette è del Cod. Magi, il 
nostro ha Credente. 

(87) Il Cod fr. F. legge nelV egual 
modo, e cosi gli altri testi italiani: gli 
altri Codd. fr. hanno 900 e con essi il 
Cod. Magi.: la Bibbia novera 950. 

(88) Il Cod. Laur. più letteralmente 
fedele al testo fr. Che piU non ne dirà in 
questa parte. 

(89) La lacuna si supplì colle St. e 
Codd. it. — Sem lo minore fliolo di Noe 
correggasi: Sem lo primo, colle St. e Codd. 
it. e fr. ( Li ainzner fdz Noè). 

(90) Tutti i nomi proprii di questi tre 
Capitoli si trascrissero come stanno nel 
Codice nostro, perchè nella massima parte 
conformi al testo francese dell' uno o 
dell' altro Cod. lenchè quello le più volte 
non s' accordi col testo Biblico. — Le 
parole ultime E della torre Babel nella 
rubrica di questo Cap., non sono nelle 
St. , ne' Codd. it. e in più Cod. fr., ma 
leggonsi nei Codd. fr. S. U. W. — Qui 
inanzi ove il nostro ha Isciti, il Magi, 
legge Stratti più fedelmente. 

(91) Meglio col testo fr. e colle St. 
E la confusione , anzicchè E de la di- 
visione. 



154 

(92) Cod. fr. Les Tdles, o Lts Tdoles > 
e così tradussero le St. e col. Pars, più 
Cod. it. Altri, e non pochi Cod. fr. hanno 
invece Les dieus , e questi seguita il no- 
stro ed il Magi. 

(93) Le St. e altri Cod. it. leggono: 
H la torre di Babel era in ciascun quadro 
dieci leghe y e ciascuna lega ecc. confor- 
memente al testo fr. , e con essi si supplì 
la lacuna. 

(94) Codd. fr. Et estora de grant guise. 
Il nostro fedele al testo fr. più assai che 
altri Cod. e St. ne tolse di botto il verbo 
Estorare , ed entrambi provengono dal lat. 
Extruere, donde ne' bassi tempi fu fatto 
Extoramentum. — Il Cod. legge: Per ìo 
meo di lui per errore: si corr. col Cod. 
Fars. e Magi. 

(95) Cod. fr. Qui onques assembla genz 
en est en feurre et en guerre. I Codd. it. 
e le St. hanno : Che mai asemblasse gente 
in oste per fare battaglia e guerra. Il Ro- 
quefort nel suo Gloss. de la lang. rom. 
non dà alla voce Feurre un significato 
corrispondente a quello che qui si richie- 
derebbe. 

(96) Cod, fr. Commenca li regnes de 
Sisoine. Le St. e i Cod. it. qui leggono: 
Sidonia. Il nostro legge Scione, col Cod. 
Fars. per esservi stata omessa la t dopo 
la s. Il Cod. Magi, ha Sidone più esat- 



156 

tamente degli altri. — La grande discor- 
dia già notata dal Serio ne varii autori, 
che trattarono della cronologia de' primi 
tempi biblici , nel fissare le date de' prin- 
cipali avvenimenti, cagionò altrettanta 
disparità sì ne' Codici francesi che in 
quelli della versione'italiana. Per ciò es- 
sendo impossibile il fermarne con sicu- 
rezza i precisi numeri , si tenne miglior 
partito il trascriverli come sono nel nostro 
Cod., che spesso anche in questi si di- 
versa dagl' italiani, e più s' accosta a 
taluno de' francesi. — Notisi Ellt durò 
anzi che Ella per essersi tradotto 1' Aage 
mascol. in^^àf femin. 

(97) Da qui ha principio un brano 
del nostro, che manca ai Codd. fr. ed 
agli italiani, meno che al Cod. Farsetti 
della Marciana, che lo ha molto più lungo 
e fu da me stampato ( F^rfe di un nuovo Cod. 
del Tes. Ven. 1860 p. 36), ed al Cod. Magi. 
eh' è mezzano fra questi due, ma più vi- 
cino al Farsettiano. 

(98) Qui finisce la giunta del Cod. 

(99) Codd. fr. Car lui font les estoires 
chief des premier s rois , a cui s' accor- 
dano altri Cod. it. e le St. Anzi tornerà al 
re Nino et al suo reame , che a lui fanno 
V istorie capo del primo re, e meglio, che 
lui fanno dei primi re. Qui il nostro e il 
Magi, videro altro Cod. fr. 



156 

(100) Codd. fr. Car ^If fu plus chaude 
que nul home, et plus fere; et aprés ce fu 
eie la plus cruel feme del monde. E fe- 
delmente le St. e i Codd. E essa fu più 
calda e piU fera che nullo uomo, e appresso 
fu la piU crudele femina del mondo. 

(lOlJ Codd. fr. Li paisant, o puissanz 
o Persant , e con questi ultimi le St. e 
Codd. it. legg^ono Quelli di Persia. Il no- 
stro, e il Fars. e il Mag-l. per errore del 
menante hanno Pagani. — Il nome di 
Arius è secondo il Cod. fr. F.: altri Codd. 
fr. hanno Arcius, di cui è una sconcia- 
tura r Arsirius delle St. e Codd. it., meno 
il Magi, che legge Arius. —, Invece di 
XVII re, il Cod. fr. e le St. hanno Dodici. 

(102) Quest' ultimo periodo non tro- 
vasi nel testo fr. , né in altri Cod. della 
versione. 

(103) Corr. Philadelphus con Codd. e 
St. La seguente lacuna si supplì colle St. 

(104) Questa lacuna del nostro si sup- 
plì colle St., meno che ove queste leg- 
gono Gomfer si corr. Seleucus col Testo fr. 

(105) La giunta di Labuzar è dei Codd. 
fr. ed it. e delle St. Ma se Labuzar (o 
meglio Laborossar) è secondo il Petavio 
la stessa persona che il Baltassar che 
vien dopo, s' è bene apposto il nostro, o- 
mettendolo. — L'Evilmeradap del nostro 

è pure in sette Codd. fr. Il Cod. fr. stam- 



157 

pato ha Evilmeradach: le St. e Cod. it. 
Evilmeradiap. — Il Cod. legge qui Beus 
per Bue. 

(106) Il Cod. nostro copia letteralmente 
da' Codd. fr. tre volte il nome Daires per 
Darius. - V Arsami d'esso e del Cod. Fars. 
è r Arcami di questi , o Arcamis delie St. 
e Codd. it. 

(107) I Codd. fr. Alexandre avoit ja 

regnè VII ans, et puis regna il V et 

lors avoit d'aage XXXVI ans. Il nostro, 
e con esso il Fars., sommò le prime due 
cifre, e ne fece il numero XII, totale 
del colui regno ; poi per ismemoratezza 
ripetè il numero V. Ma quasi a ristoro 
corresse i Codd. fr. nell' età d' Alessan- 
dro, ristringendola a trentatre, anzicchè 
a trentasei come quelli e le St. 

(108) Si supplì la piccola lacuna colle 
St. conformi al testo. 

(109) Le St. e i Codd. it. qui leggono 
erroneamente: Perchè egli andò frustrando 
tutto il mondo e fuvìrtudioso. Col no- 
stro, col Fars. e col testo fr. si corresse 
Frustrando in Conquistando^ e Virtudioso 
con Vittorioso. Il Voc. sul primo esempio 
scorretto diede al verbo Frustrare il si- 
gnificato di Andar vagando e cercando ^ 
ma ora per la correzione del Cod. Far- 
setti tal verbo perde ogni autorità — 
L'ultima lacuna del nostro si supplì colle 



158 

St. fedeli al testo. Il Cod. Fare. Ma il 
vino e la lussuria il vìncevano molto . 

(110) I Codd. it. e le St. qui hanno: Fu 
il diretano Ptolomeo di Cleopatra. Il Cod. 
fr. con cui si supplì , leg-g-e: Fu li der- 
rains Tholomeus qui estoitfa me Cleopatra. 
Il Cod. Maffeiano veduto dal Sorio ha: 
Fu le dernier Tolomeus Cleopatra, e con- 
corda col nostro, ma questo scrisse Chleo- 
pate. 

(Ili) Notisi Bifinare per Finire, Ces- 
sare, mancante al Voc. che pur registra 
Finare. Notisi ancora Realtade per Di- 
gnità regia, che pur vi manca: v'è invece 
Realità ma con esempio unico di autore 
citato coir abbreviatura Bus. forse Bu- 
sone da Gubbio, ma di questa manca la 
spiej^azione nella Tavola degli autori 
citati. 

(112) Qui lo scrittore del nostro Cod. 
e del Pars, scambiò due volte G-recia con 
Creta. I Codd. fr. leggono: Et ses regnes 
commence en Visle de Crete, et por son non 
fu apelèe V isle de Crete qui siet vers 
Romenie. — Anche le St. hanno scorret- 
tamente: E per lo suo amore fu appellata 
V isola di Creti Grecia che si è verso Ro- 
mania. Se ne muti la parola Amore con 
Nome secondo il nostro ed il testo; se ne 
tolga r intrusa parola Grecia che oscura 
il senso e lo falsa, secondo il Cod. Maf- 



159 

feiano ; ed in luogo di Si é, pongasi Siede 
col testo fr. ed il Cod. Laur. e Rice. 

(113) Dopo Celus hanno i Codd. fr. A- 
pres i fu rois Saturnus ses Jilz, e di que- 
sto inciso manca la versione italiana in 
tutti i Cod., meno il Pars, che legge al- 
quanto peggio e diversamente: Appresso 
alla sua morte (di Gres) tenne il suo rea- 
me Celo suo Jìglimlo, e pò dopo a chostui il 
tenne Latino {corr. Saturno) suo figliuolo. 
Appresso Latino fu re lupiter ecc. Ma 
questa lezione non s'accorda coi testi fr., 
e del Maifejano qui tace anche i! Sorio. 

(114)Anchequi il menante scrisse Grecia 
per Creta , errore che ripetono anche le 
St. coi Codd. Le parole: E di Grecia tutto 
intorno, non rispondono ad altri Cod. fr. 
che al Maffeiano. 

(115) Questa lacuna del nostro fu sup- 
plita col Cod. Farsetti: le successive colle 
St. — 11 nome Atreus nel Cod. nostro e 
nel Fars. è scritto Atrius, e in luogo di 
Danao e Di Elena v' è Danai ed Elene al- 
la latina. 

(116) Il nostro ed anche il Magi, in questo 
Cap. XXII che nel primo s'intitola Femi- 
norum, segue letteralmente il fr. e perciò 
non ha le giunte postevi ne' Cod. it. po- 
steriori e nelle St. Ne' Codd. fr. mancano 
le parole corrispondenti a quelle del no- 
stro, che son pure nel Cod. Magi. Il Far- 



160 

setti ha invece: E li maschi nodricno fine 
a li VII anni. Le St. e Codd. it. hanno 
poi alla fine di questo Cap. quattro pe- 
riodi, tradotti con glossemi ed errori dal- 
l' originale francese, ma che mancano al 
nostro e ?.\ Mng-l. - Il nome Sidone è 
scritto or Sencione or Sessone - La pa- 
rola Pupula , cangiata in Mammella nel- 
le St. e ne' Codd., è diminutivo di Poppa^ 
e questa viene da Papilla lat. Non è nel 
Voc. Il Cod. Fars. legge Poppa, col Magi, 
— Fare di tutte armi, sta qui per Com- 
battere con ogni sorta di armi , piutto- 
stocchè , Combattere semplicemente come 
significa r esempio del Villani, che a Fare 
d' arme allega il Voc. Tutto questo Cap. 
nel Fars. è più prolisso e diverso dal te- 
sto. — Nel titolo il nostro legge Del re- 
gno f minorum. 

(117) Codd. fr. Et qui estàbli que les 
causes el les jugemens fussent devant lui 
jugiez (che il trad. male interpretò Di- 
nanzi a' giudici invece che Giudicate di- 
nanzi a lui); et le lieu ou V on Jait les 
jugernsns est apelez Forum par le nom de 
lui. Ponendo al debito luogo le parole 
disordinate , ma per lo più fedeli, della 
versione, e supplendone la lacuna col Cod. 
Magi riuscirebbero a questo: E stabilì 
che le diflerenze e li piati , eh' erano in- 
tra le gente, fosseno dinanzi a' giudici. 



161 

E stabilì che quello luogo, quine u' si fa- 
ceano le corte, fosse appellato Forum per 
lo nome di colui — Il nome Arginos de' 
Codd. fr. (meglio Argivos) mal letto o non 
inteso, e che forse fu scritto Desarginos 
in quelli, originò ile ridicole storpiature 
di Arginoù, Sarchinois e Carchinois de' 
Codd. it. Con questo nome si vollero in- 
dicare gli Argivi per tutti i Greci. - Il no- 
stro Cod. ed il Magi, ha Froneus in luogo 
di Foroneus, scrive Furon per Forum, ma 
non è men fedele degli altri. 

" (118) I Codd. fr. e it. hanno tutti: Tre- 
mula duecento anni: Il Magi. 3264. Con 
questo si supplì la lacuna. 

(119) Questa lacuna fu supplita colle 
St. e Cod. corretti sul testo francese. - Il 
periodo che succede a questo non è nelle 
St. e Cod. it. ma trovasi nel testo fr. e 
nel nostro. — Più innanzi il Cod. ha 

Toison per Toson e Menelai per Di Me- 

nelao. 

(120) I Codd. fr. qui leggono a differen- 
za del nostro: Eneas li Jlls Anchises o tout 
8on pere et Ascanius son fil s'en iss treni 
hors et emporterent grandesime tresor, et 
avec tout plain de gent s' en alerent a sau- 
veté. Né anche le St. e Codd. it. son fe- 
deli a questa lezione. 

(121) 11 testo fr. Mais camme que la 
chosefusty il et sa gent s' en alerent par 

11 



162 

terre une hore avant et autre arrieres, tant 
que il arriverent en Itaille. Le lacune si 
supplirono colle St. conformi al testo 
e coi Codd.1t. - Le parole: E che vi fusse 
colpabile, non hanno riscontro col Cod. fr. 
stampato , ma in molti altri da questo 
citati alla p. 41 not. 4 e' è qualche cosa 
di analogo: Et qu' il en fut compains. — 
In luogo di: Ch^ elli in prima arrivò a 
Cartaina, le St. leggono: Ch' egli colla sua 
gente arrivò in Italia, coi Codd. fr. 

(122) Tutta questa storia degli amori 
d'Enea è giunta del nostro e del Magi, 
e comincia dopo Arrivò a Cartaina o Car- 
tagine, parole con cui lo scrittore mutò 
quelle di Arrivò in Italia che son del 
testo, per legare questo colla sua giunta. 
Essa non trovasi ne' testi fr. o in altri 
it. da me veduti; si nel Cod. Farsetti, ma 
più prolissa e in varii luoghi diversa. La 
si può legger nel Primo libro del Tesoro 
illustrato dal Sorio, p. 39 in nota , e nel 
mio opuscolo: Di un nuovo Codice del Te- 
soro di Brunetto Latini Ven. 1860 p. 47. 

<123) Il Cod. fr. stampato comincia 
così questo capitolo: Il fu voirs que Ita- 
lus , qui fu filz Nembrot qui fist la tor 
Babel, vint en Ytalie, et sie en fu sires 
toute sa vie. Apres ìa tint lanus ses filz. 
Le St. e il Sorio sono fedeli a questo, 
omettendone solo il nome di lano. I Codd. 



163 

fr. D. R. S. ìE a questo aggiungono / 

come il nostro: Et pour lui fu li pays 
apelès Ttalie. - Nessuno parla del Re Chus, 
tranne il nostro e il Magi, che lo scrivono 
Charrarus per errore del menante, il quale 
già prima al Gap. XVI 1' aveva scritto 
rettamente Chus\ ed il Cod. Farsetti , che 
legge: Lo re Churrus padre di Nembrotto: 
colle quali ultime parole si corr. Terrore 
del nostro e del Magi, che scrissero: Che 
fìAe filio Nenbrot. Il nostro scrive pure or 
Etalea, or I talea, or Et alia. 

(124) I Codd. fr. leggono tutti: Et puis 
fu rois Phanus li filz Pichus: le St. e 
Codd. it. leggono Samus. Tutti corregge 
il nostro ed il Sorio, il quale allega qui 
altri testi manoscritti, ma senza specifi- 
carne alcuno. 

(125) I testi fr. hanno qui Nourrir, e 
gl'ital. Nutricare in luogo di Guardare 
col Magi. Il Fars. Nudrire e guardare. 
V ultimo periodo di questo Capo del no- 
stro, del Magi, e del Fars. manca a' Cod. 
fr. e it. e St. 

(126) Anche in questo Gap. le giunte 
son delle St. o del Cod. Fars. o Magi. conf. 
al testo fr. - Quelle parole che son lineate 
son del Magi, o giunte volgarizzate dal 
testo per legare e compiere il senso - Il 
Cod. nostro scrive Bructon per Bruto, Tibe- 



164 

rius per Tiberus, Carpanaces per Carpano- 
ce e seconda il Sorio Capetus ; Nomitor - 
per Numitor; per err. Procas per Phocas 
Marso per Mars, e sopra, Davis per David 
Davit - In modo che uno seppe. Quest' 
Uno per Ninno ha il doppio senso d' Al- 
cuno, ma non è registrato - La data della 
incoronazione d' Artù ne' Codd. fr. e nel 
Pars, è di anni CCCCLXXXIII. - 

(127) Le St. e il Sorio conformi al te- 
sto fr. qui scrivono: È ragione eh* io ne 
dica la veri t ad?. 

(128) Di tutto questo racconto i Codd. 
fr. hanno solo le poche cose seguenti: Il 
est bien voirs que quant il furent né, V on 
les gita sor (o en altri Codd.) une riviere 
porce que la gent ne s'aperceussent que 
lor ere eust conceu. Entor cele riviere ma- 
noit une feme qui servoit à touz commune- 
meni , et tels femes soni apelées en latin 
luès. Cele feme prist les enfanz (t les nor- 
ri molt doucement; et por ce fu dit il que 
il estoient fls d' une lue, mais ne estoient 
mie. Al testo s' accostano alcune volte le 
St., ma poco più che nel senso - Dal no- 
stro, che per V indizio della lingua è più 
antico, si differenziano i Codd, it., meno 
il Magi, e il Farsetti, del quale il brano 
corrispondente stampò il Sorio alla p. 40 
dell' ed. in fol., ed alla p. 60 di quella in 



165 

8. del Primo libro del Tesoro volgare da 
lui publicato , e dove può leg'gersi. 

(129) Qui Leggiero nel testo e nella ver- 
sione può signiflcara , Scapato , Pronto a 
tuttOf ed anche Di bassa condizione - Il 
testo fr. ha qui. Romulus fu molt fiers et 
de grani corage. Equant il fu en son aage 
il conversoit avec le Jones bachelers et les 
legiers homes malfaitors, dont il estoit 
maistres et chevetains. Le St. ed il Sorio 
volgono a capriccio il Bachelers (Ragaz- 
zacci) in Giovani che seguissero il suo vo- 
lere. 

(130) Fin qui il nostro Cod. segue fe- 
delmente l'originale, salvo che parla sem- 
pre in plurale dei due fralelli Remus o 
Remulus, come usa pure il Cod Fars. e il 
Magi., al contrario del francese che usa 
sempre il singolare e non parla che di 
Romulus. Di qui comincia un lungo brano 
che manca ai Codd. fr. e alle stampe , 
e leggesi nel nostro, e nel Magi, e più 
lungamente nel Cod. Farsetti. Ne ho 
stampate ambedue le lezioni nel citato 
opuscolo Di un nuovo Codice del Tesoro 
di Brunetto Latini p. 52.53. Tutto questo 
brano risponde ne' Codd. fr. alle poche 
parole seguenti: Aprés ce ne demora gaires 
que il le fist morir , et puis il furois; et 
après fist il Rome, qui ainsi est apelèepar 
le non de Ivi; puis fist il morir Remum 



166 

son frere - Le St. ed il Sono le traducono 
fedelmente. Ma, poi non guari tempo lo 
fece morire y ed egli fu re in suo luogo. S 
lui edificò Roma, là guai fu così chiamata 
per suo nome. Poi fece morire Remolo 
eh' era suo frate. 

(131) Qui finisce la giunta del nostro 
Cod. e del Magi, che gli è molto simile. 

(132) Per correggere queste date reg- 
gasi il Sorio nel luogo citato. Il nostro 
segue il Cod. fr., e fra gl'Italiani è d'ac- 
cordo coi due Marciani e col Magi. 48 - 
Dopo questo brano comincia un' altra 

giunta del nostro Cod. che manca all'o- 
riginale e alle stampe, ma trovasi eguale 
nel Magi, ed è nel Cod. Faì-setti un po'più 
lunga che non nel nostro. Questa fu da 
me publicata nel cit. op. Di un nuovo 
Codice ecc. alla p. 55. Finisce colle parole: 
Segundo che le storie diceno. 

(133) In questo brano tutte le parole 
aggiunte sono delle St. conformi al testo, 
meno ne fu, che si aggiunse col Cod. 
Laur. Carnalmente è pur del Pars. Li no- 
mi Numa Pompeus, Tarquinus primiers , 
Lucrece e poi Brotus e Catalina e Cicirus 
del nostro Cod. furono mutati secondo le 
St. Il Cod. fr. ha Tarquinus li Orguilleus, 
le cuifil par son orgueil etc, mentre i Cod. 
it. leggono ad un modo col nostro. 



167 

(134) Tutte queste parole del nostro 
fanno perifrasi alle poche del testo e St. 
e per questa cagione. 

(135) Il Cod. fr. legg-e invece: Mais 
fusi la cité governèe et touz li regnes par 

les senators et par les consules et patrices 
et tribuns et dicteors et par autres offi- 
ciaus selmc que les choses s roient granzy 
et dedanz la vile et dekors. Le parole 
agg-iunte son delle St. che nel resto non 
sono sempre fedeli al testo. 

(186) Le parole Per invidia de la di- 
gnitade ( o meglio De le dignitadi ] do- 
vrebbero rendere queste del Cod. fr. I 
Por le muement des dignitez ( Per lo mu- 
tamento delle dignità). Ma invece rendo- 
no in quanto al sen^o quelle dei Codd. fr. R. 
V. M. D. S. W. Por V envie des senatours. 
Questo inciso, composto quasi dalle parole 
di più codici fr., ma non fedele letteral- 
mente ad alcuno, ci conferma sempre più 
neir avviso , che il nostro testo sia stato 
tradotto sopra un testo francese diverso 
dai conosciuti e probabilmente più antico. 
Notisi Consiglieri per Consoli anche nel 
Cod. Magi, e secondo il Cod. fr.Fche scri- 
ve Conseilliers , mentre gli altri hanno 
Consules, e le St. Consoli. 

(137) A questi due ultimi periodi ri- 
sponde nel Cod. fr. il testo seguente. Mais 



168 

àia verità dire^ il n'ama onques les Senators 
ne les autres officiaus de Rome, ne cil lui; 
car il estoit estraiz de la lignie le Jil d' 
Enee, et après ce estoit de si haut corage, que 
il ne baoit fors que a la seignorie avoir 
don tout, selonc ce que si ancestre avo- 
ient eu. Meno alcune giunte o glossemi, 
il nostro è ben più fedele che non le St. 
La lacuna si supplì col Cod. Magi. 48. 

(138) Il lettore avrà già osservato, che 
il nostro codice tra due parole vicine , la 
prima delle quali finisce in E e la se- 
conda comincia da E, framette sempre 
una D; ma invece d'appiccarla alla E 
della prima parola, come Ched, Ed, Per- 
chedf la premette all' E della seconda , e 
perciò scrive Che delU, Che dorano, E dei- 
li. Perchè dera, al contrario dell'uso odier- 
no che scrive Ched elli, Ched era, Ed elli, 
Perched' era, o Perchè era. Questa grafia 
perchè speciale fu conservata. — Ove il 
nostro legge Raunarono grande oste il 
Magi, più fedelmente; Vi mandarono ecc. 
Le lacune si supplirono colle St. 

(139) Dopo questo manca al Cod. no- 
stro e al Magi, il seguente brano , che 
conforme al testo francese leggesi nelle 
St. e meglio ne'Codd. Laur. e Rice, e nel 
Sorio così: La piazza della terra ove Fio- 
renza sìè (siede Cod. Rice, e Laur.) fu già 



169 

appellata magione di Marte , cioè Casa di 
battaglie, dhè Mars , la quale è uria delle 
VII pianete, sì soleva essere chiamata da' 
pagani Dio delle battaglie , e ancora la 
chiamano così molt". genti. Perciò non è 
meraviglia se i Fiorentini stanno sempre 
in briga e in discordia^ che quella pianeta 
regna tuttavia sopra loro. E di ciò sa il 
maestro Brunetto Latini la diritta veri- 
tade, che fu nato di quella terra. Et allora 
eh' egli compilò questo libro si n'era egli 
cacciato di fuori per la guerra dei Fio- 
rentini. Br. Latini Tesor. ed. Carr. p. 48. 
Il Cod. Fars. è qui pure molto diverso 
da Cod. e St. 

(140) Tutto questo lungo l rano è una 
ampliazione de' pochi versi seguenti del 
testo fr. Endementiers Julius Cesar por- 
chaca tant amont et aval, après ce que il 
avoit eues tantes victoires et mainz pa'is 
souzmis au commun de Rome^ que il se 
combat i encontre Pompé3 et contre les au- 
tres qui lors gdv'ernoient la citè, tant que 
il les vainqui, et chaca tous ses enemis, 
tt il Seul ot la seignorie de Home. Le St. 
e Codd. it. volgono queste parole , ma 
con altr' ordine e con inutili giunte. 
Il Cod. Farsetti molto simile all' Ambro- 
siano conformasi in gran parte al nostro, 

eh' è uguale al Magi., ma n' è ancor più 



no 

lungo, e ne fu stampato il brano dal Se- 
rio nel suo Primo libro p. 43 not. delPediz. 
in fol. e p. 64, 65 dell' ed. in 8. 

(141) Gli altri Codd. e le St. legg-ono 
Tre anni e sei mesi , meno il Cod. Fars. 
e il. Magi, che stanno col nostro. 

(142) Qui la lezione è viziata e dovreb- 
be dire col testo [Che regnò XLII anni 
e sei mesi anzi la nativitade di Jesii Cri- 
sto, e xml anni dopo, e tenne la signoria 
di tutto lo mondo. 

(143) Le poche lacune del Cod. in que- 
sto brano si supplirono colle St., nelle 
quali poi abbondano glossemi e perifrasi. 

(144) Dal farsi qui menzione della se- 
poltura d' Antenore può dedursi, che Tetà 
del Codice non deve essere che verso 
la fine del sec. XIII , perchè fu dopo il 
1274 che il giureconsulto Levato indusse 
il comune di Padova ad erigere quel se- 
polcro alle pretese ceneri del fondatore. 
Il nome di Priamo è scritto sempre Pria- 
no nel Cod. seguendo i Codd. fr. che scri- 
vono Prian, Prians, e Priant. 

(145) Le parole del Cod. En Sesamhre 
rispondono al Cod. fr. En Sicambre, man- 
cano ai Codd. fr. veduti dal Sorio, ed a- 
gr italiani, meno che all' Ambrosiano che 
legge col nostro, e al Bergamasco della 
Marciana, che legge In Sicambria. Il Fars. 



ni 

Andarono Sensobbe. - Le parole del nostro 
che tosto seg'uono: E appo tempo passa , 
volgono il fr. En trespass meni de tenSy 
e vogfliono esser corrette colla lezione del 
testo Ambrosiano: Et apo tempo passato. 

(146) Il testo fr. stampato legge Come- 
des de Mar. Altri secondo il Sorio leg- 
gono Mercomedes, altrimenti detto Mer- 
cor/iero. Il Cod. Pars. Merchomedes: il Magi. 
col nostro. 

(147) Il Cod. legge qui Guermama. Si 
corr. col Magi. Un luogo di Crinitus il 
Cod. fr. st. ha Hernitus, ma quattro altri 
Cod. fr. K. R. U. V. leggono come il no- 
stro e il Pars, e il Magi. 

(148) Tanto Menimare che Menomare 
mancano a questo modo. A questo esem- 
pio può aggiungersi quello del Tesor. I. 
XXI e della Vit. 8. Gio. Batt. citati dal 
Voc. mescolatamente con altri di mo- 
do attivo. - Notisi Inalzò coniugato col 
singolare collettivo. La lacuna si supplì 
colle St. 

(149) Questi è il Gtìdebors, Geldebort 
e Gildebert dei Codd. fr. Gilberto Cod. 
Pars, e Magi. - La Radina Bassine è La 
roine Basine degli stessi - L* Idris, o 
Vlldris, o Indris, o Ydris di essi, o Idrus 
delle St. e Cod. it. è il Childerico del- 
la storia. Santo Remedi è il Sainz Remiz 



172 

dei Cod. fr. o San Remigio - Le due 
giunte son dei Cod. Riccardiano e Lau- 
renziano. 

(150) Questo verbo Batteggiare eh' è 
pur dei Cod. Magi, vuol essere registrato 
nel Voc. con questo esempio, con altro 
eguale del Cap. XXXIV, e con quello del 
Buti (inf. IV.) notato già dal Bottari nel- 
la Tavola ai Gradi di S. Girolamo - Le 
lacune Di Francia^ e Re son supplite col 
Cod. Magi., l'altra colle St. 

(151) Il nostro Cod. ha in questo luogo 
una parola diflQcile a rilevarsi, ma che 
somiglia a Quascons , e che scrivemmo 
Guasconi col testo fr. e le St. - La data 
di DCCLI. anno è di quasi tutti i Cod. 
fr. ed ital. Il solo Cod. fr. stampato leg- 
ge DCLI. il Magi. DLL II Sorio la cor- 
regge riducendola a cinquecento e uno. 

(152) Il Cod. fr. legge Antigios colle 
St. it., il Cod. Ambrogiano Ansigius: il 
Sorio corregge Ansigisio. Il Carlo Mar- 
cians del nostro, e del Cod. fr. di Vero- 
na, e del Cod. Ambrosiano è il Charle- 
ma/rtiax dei Codd. fr., e dev' ef»sere Carlo 
Martello. Il Cod. Magi, ha Marciaus, 

(153) Tutti i testi fr. qui leggono: T)ont 
il s' est longuement teuz: che St. e Cod. 



173 

fedelmente traducono: Di che egli ha lun- 
gament? taciuto. L' abbaglio preso dal 
traduttore nel voltare il testo francese 
nel nostro Codice e nel Magi, dev'essere 
stato corretto da chi rivide e trascrisse 
poscia il testo più antico , ed è nuova 
prova deir anteriorità del nostro Cod. 
(edelFars. e Magi, che stanno con esso) 
sopra gli altri più conosciuti della ver- 
sione. - Lungiamente per Lungamente. 

(154) Il Cod. fr. ha: Mais il avoit bien 
CXL anz d' aage. Le St. e Godd. it. han- 
no: Ma egli aveva bene centocinquanta anni. 
Il Magi, è col nostro. 

(155) Il Cod. fri: Car il fu voirs que Ja- 
cob se combatì et luita une nuit contre 
r angle. La lezione del nostro è tanto ma- 
terialmente attaccata al testo, che scrive 
perfino Angle per Angelo, e non avendo 
intesa la parola Luita (lottò), credette d' 
indovinarla scrivendo In sua vita, e così 
scrive anche il Fars. e il Magi. Le St. e 
il Sorio la omisero: Che egli fu vero che 
lacob combattè una notte con un Angelo, 
tanto che a la fine vinse lacob. 

(156) Dalle parole A ' Madianiti fino a 
BtUifar o Putifar V inciso è giunta del 
nostro, del Magi, e del Fars. come altre 
ne seguono da Perch' è li fino a Spige o 

Spighe , e dopo E i frati fino ad Avea 



174 

fatto che son pure ag-giunte dei detti 
tre Codici. 

(157) Il testo fr. qui legg-e: Li tiers 
freres Joseph le fil lacoh^ qui ot non Levi, 
engendra Cahat. Le St. hanno: losef fi- 
gliuolo di lacob ingenerò Capet. I Codd. 
Rice, e Laur. invece: L' antinato frate di 
losef. Non è infondato il sospetto, che nel 
testo fr. su cui tradusse il Giamboni , 
fosse scritto cosi: Le III freres loseph , 
e che questi leg-gendo per M ì tre nu- 
meri / uniti insieme, leg-g-esse Lem e di 
questo Lem insensato coniasse un Lamet 
che non trovasi nella genealogia di Giu- 
seppe. Alla congettura dà qualche appi- 
glio la scrittura del Cod. Bergamasco 
Marciano, che legge appunto così: Lo III 
fratello loseph. Di che ne venne, che il 
traduttore credendo essere Lamet il no- 
me del fratello di Giuseppe , omise poi 
le parole del Cod. fr. che ne dicono il ve- 
ro nome , eh' è Levi; Qui ot non Levi 
(Ch'ebbe nome Levi). 

(158) Il Cod. fr. st. Quar Moyses vaut 
autant a dire comme aigue. E ciò tradu- 
cono fedelmente le St. - Il nostro scrive 
sempre Muyze. Al Cod. Fars. manca que- 
sto inciso del nome di Mosè: il Magi, l'ha 
eguale al nostro. 



175 

(159) Il Cod. fr. st. ^t par lui com- 
manda il qu^ eie fust gardee. Il Cod. Ma- 
gi, non ha Commentata. 

(160) Le due lacune si supplirono colle 
St. La cifra di 630 anni del nostro Cod. 
del Fars. del Magi, del Rice, del Laur. e 
delle St. venne dal Sorio ridotta a 440 , 
come sta pure nel testo fr. Et ce fuQCCQ. 
XL anz aprés V issue de Egypte. 

(161) I Codd. fr. ed it., meno il nostro, 
e il Fars. e il Magi, qui leggono: Nove- 
cento e settantaquattro anni. 

(162) Dopo Tempio de Gerusalem ciò 
che segue è giunta del nostro Cod., del 
Magi, e del Fars. che legge Fu elli per 
Diss' elli. Notisi Drò per Darò nel nostro. 

(163) Questa cifra de'Codd. it. e de'fr. 
"Viene ridotta a VII anni dal Sorio col 
Cod. Ambrosiano e colla storia. 

(164) Ove il nostro scrisse: E tutti li 
suoi, dovrebbe leggersi E tutti li Giudei, 
colle St. e col Cod. fr. che ha: Et tous 
les luis; le quali ultime parole per simi- 
glianza di più lettere trassero in errore il 
Giamboni. Il Cod. Fars. ha: E tutti que- 
gli del suo lingniaggio: il Magi. E tutta 
sua giente. 

(165) Questa cifra concorda con quella 
deir Ambrogiano: e del Magi. Altri Codd. 



176 

it. e le St. legffouo: Quattrocento: i testi 
fir. CCCCXXXIII : il Sorio correg-ge : 
ecce XXIII. Le piccole giunte son del- 
le St. 

(166) Il Cod. Farsetti ha DCXII. II 
Cod fr. st. colla massima parte de^li al- 
tri fr. e it. e colle St. ha Cinquecento. Il 
Magi, è col nostro. 

(167) Questa cifra concorde a quella 
dei Codd. Farsetti, Magi, e Arabrog-iano 
è pur ritenuta come la più esatta dal So- 
rio, benché i Codd fr. le St. ed altri Cod. 
it. legjjfano LXXII. - Notisi Quittamente 
dall' antico verbo Qmttare, di cui sono 
più esempi nel Girone il Cortese. In senso 
di Senza condizione manca al Voc. 

(168) I Codd. fr. leggono: VMVC. 
XLIII ans, se non ne furono mal rile- 
vate le cifre, o se, com' è probabile, non 
fa ripetuta a sproposito la prima cifra. 
Il Cod. fr. Maffejàno ha VLXIII , e con 
esso il Cod. Bergamasco. Il Cod. Farsetti 
ha E bastò VILX: altri, Codd. VILVIII. 
L'epoca vera secondo il Sorio è d'anni 584, 
e a questa potrebbe pure acconciarsi quel- 
la del nostro Cod. e del Magi., supponen- 
do, com'è possibile, ed avvenne altra volta, 
che sia accaduta trasposizione reciproca 
nei due ultimi numeri , cioè da 548 a 
584. 



1-77 

(169) Il nostro scrive alla fr. Afriche, 
Trace (per idiotismo di pronunzia Trasse) 
et Sirie. - La cifra di 5500 anni , in cui 
pure concordano i Codd. it. e fr., non è 
esatta secondo il Sorio, perchè non cor- 
risponde ne alla complessiva somma delle 
cinque età del Tesoro , né alla più pro- 
babile ed ammessa cronolog'ia del mondo. 
Al più potrebbe ridursi a 4606. La se- 
conda cifra che nel nostro è di 5263, nel 
Cod.fr. è di 5254, e. con quest'ultimo 
stanno anche le St. ed i Codd. it. della 
versione, meno il Pars, e il Mag'l. che 
hanno VMCC LYIIL 

(170) Il Cod. fr. qui ha: Li sisismes a- 
agesAe St. eCodd. it.: La sesta etade.- Il 
nostro ha una parola che apparisce ritoc- 
cata e si legge Postreno. Il latinismo Po- 
stremo è nel Voc. con un esempio di Dan- 
te, e solo. Il Cod. Magi, ha Lo possinio. 

(171) Il Cod. nostro e il Magi, in luogo, 
di Chiuda qui legge Illischa. Forse la 
ignorante saccenteria del copiatore con- 
fuse Giuda patriarca con Giuda apostolo, 
e per ciò scrisse / V Isdha [riote]. Lo 
stesso errore ricorre alla nota 187. - 6^o?ifl 
lo grande scrive il nostro conforme al 
Cod. fr. F. da lui spesso seguito. Il Cod. 
fr. stampato ha: Goliam le jajant. Le 
St. e i Codd. it. accoppiano le due lezioni 
scrivendo Golia il grande gigante. 

12 



178 

(172) Non è nel Voc. il verbo Odire, 
ma potrebbe venire dal lat. Odi, Odirem, 
Odtsse, OitbiltSy Odiens, e starci al pari 
di Odibile. - Arrisicare in modo att. per 
^orre alcuno in rischii o pericoli non mi 
par registrato, o con esempio men certo. 
La lacuna si supplì col Cod. Magi. 

(173) In significato di Quantunqtie si 
allega Già nel Voc. con un solo esempio, 
ed è accorciamento di Oia che sia che , 
frequente nel nostro; il qual modo viene 
dal Ja soit ce que durato in Francia fino 
al tempo del Rousseau , e di cui lo ri- 
prese il Laharpe. (F. Burguy, Gramm. de 
la langue d'oit II. 383 ) - Nella storia di 
Bersabea, che qui comincia, il nostro se- 
gue fedelmente il Cod. fr., mentre i Codd. 
it. e le St. più o meno se ne allontanano, 
come può vedersi leggendola nelle ediz. 
del Carrer e del Sorio. • 

(174) In luogo di Rovo il Cod. ha Rosso 
per err. del menante, che si corr. col 
testo e cogli altri Codd. e St. - Questo 
brano nel Cod. fr. st. finisce cosi: qui li 
enseigna a dire tonte sa naissance. Ma il 
Cod. fr. A. 2. vi aggiunge: La naissance 
Ihesu Crisi, sa mori, et sa ressurrection, 
e questo fu seguito dal nostro, e dal Ma- 
gi, che legge Resurressione. 

(175) Il Cod. fr. st. qui scrive diver- 
samente: En son li'ore, qui est apelé Sau- 



179 

tier en semblance de I estrument. I Codd. 
fr. R. V. vi aggiungono: Qui autressi est 
fiamme li quels a X cordes. I testi it. e le 
St. traducono: Nel suo libro, ch\è appel- 
lato Psalterio in sembianza d'uno stro- 
mento chiamato altresì Ps alt ero, il quale 
ha dieci voci. Il nostro e il Magi, s' ac- 
cordano col Cod. fr. st. e con più altri 
nel correggere 1' errore di Voci per Corde, 
che leggesi nelle ediz. it. , nel Sorio e 
ne' Codd. fr. R. V. - Il nostro lesse male: 
I istrument, e tradusse: VII insturmenti. 

(176) Queste due cifre concordano con 
quelle dei Codd. fr.,ma discordano dalle St. 
che qui hanno: E passò di questo secolo 
in età com.piuta di 70 anni in 80! S'e- 
gli è incerto 1' anno ultimo della vita] di 
David, più ancora dev'esserlo il mese ul- 
timo di questo per affermarlo compiuto. 
Le parole qui soggiunte dalle St. e dal 
Cod. L. e Rice. E Salamene suo figliuolo 
regnò dopo lui , mancano al nostro e ai 
Codd. fr. 

(177) Il Cod. fr. st. qui hd,: Farce quHl 
aora les idles, et ce fist il par amor , e 
non altro. Il Cod. fr. K vi aggiunge: Por 
amours de femes, e i Codd. R. V. Por les 
amors d'une feme patenac: nessuno dei 
Codd. it. o fr., tranne il Magi, che scri- 
ve male Devidema , seconda il nostro , 
il quale* s' accorda alla Bibbia: Rex 



180 

autem Salomon adamavit mulieres alienige- 
nas multas. - III Reg, XI. 

(178) Tutto questo capitolo d'Elia è fede- 
lissimo airorif^inalefrancese (meno il nome 
Selo che altri Codd. scrivono Sobi e Sobta, 
il Magi. SebitJ, e assai più delle St. e 
Codd. it. che lo ingombrano di giunte 
false e lo stemperano in vane perifrasi.- 
II nostro col Magi, traduce male per Botte 
d'olio le parole Vaissel d'oile de' testi fr., 
o Vasello d^ olio delle St. Lecythus della 
Bibbia. — Il verbo Surgegiane per Sur- 
gevano è scritto chiaramente nel Cod. — 
Le parole Passollo appiede son pur fedeli 
al Cod. fr. st., ma sarebbe miglior lezione 
quella dei Codd. R. e S. -4 secs piès , o 
dei K. W. A pie sec. - Dove il nostro 
scrive: E gettare la loro carne per le piazze, 
si scosta un poco dalla stampa fr. che ha: 
Qiter leurs cors en voie (Grittare la loro 
carne (meglio corpo) nella via^t), ma se- 
gue i Codd. fr. D S. Parmi les places. - La 
lacuna si supplì col Cod. Magi. - Final- 
mente le ultime parole del Cap. al fuoco 
et al coltello, che son pur nel Magi., man- 
cano al Cod. fr. stamp., ma si trovano in 
tutti gli altri, e sono stranamente mutati 
nelle St. e Codd. it., non esclusane Tediz. 
del Sorio, in queste: Con gaudio e letizia! 
La parola ludicrà per Indicherà arieggia 



181 

al Drò per Darò, Sra per Sarà e Sre per 
Sarebbe, già notate nel Cod. 

(179) Il nostro Cod. e il Magi, scrivono 
il castello d'Elia Amellanoac, le St. Amel- 
mont 'col Cod. fr. F, il Cod. L. Amaìmat, 
il R. Mamalmat, i Codd. fr. A. K. collo 
stampato Amelmorat - Si noti Cigolina 
vacca d^ oro che era in Cralilea. - Per Pie- 
colina manca al Voc. che pur registra 
Cigolo e Cigulo. - Si noti pure Mucchio 
per Muggiò, e ne vidi altro esempio nella 
ediz. 1476 del Virgilio volgc^re tradotto 
dal Lancia. Ned è improbabile , che gli 
antichi usassero anche Muggiare^er Mug- 
gire, come di Ruggiare per Ruggire veggo' 
esempio nel Belcari Prat. spir. Cap. 184: 
Ti dimostrassi le infermità tue, e dispre- 
giassi il tuo ruggiare. - Ove il nostro 
scrive Ch^ era in Galilea, altri C odd. it. 
e le St. leggono In Galgana. I Codd. fr. 
D. S. leggono Gàlgala col Cod. Rice. Lo 
stampato ha Qui estoit en Bethel. 

(180) I Codd. fr. scrivono Qui estora 
les aigues: il Cod. F. Qui restora, e con 
questo i Codd. Rice, e Laur. leggono Ri- 
storòt Le St. ed altri Codd. it. hanno Ri- 
sanò le acgue di Gerico ch^ erano corrotte. 
Il Cod. Magi, è col nostro. 

(181) Cod. fr. st. Ilfst noer la coignie 
de fer qui estoit aufons dou lordain. Le 



182 

SI e i Codd. it. leg-gono: La secure del 
ferro. - Le lacune di questo brano si sup- 
plirono colle St. e col testo, e con en-. 
trambi si corresse V errore MuUitudine 
con Amaritudine , e poi Namassa con 
Naaman. L' ultima lacuna si supplì col 
Cod. Magi. 

(182) Si corr. col testo fr. e colle St. 
it. Sua madre ( che fu letto Sa mere per 
Samar ie) in Samaria, e poi: Cacio li occhi 
con Cacio le osti. - Poco dopo ove il 
nostro leg-ge: La carne di un omo, le St. 
hanno la carogna d' un uomo morto, se- 
condo il Cod. fr. M. 

(183) La giunta Popolo è delle St. e 
del Cod. Laur. e Rice- La St. fr. ha que- 
ste parole: CU Ysaies osa dire qu'il avoit 
veu Dame Dieu. Et sa sepulture est sous 
le chesne de lohel, che le St. e i Codd. it. 
traducono: E Isaia osò dire ch'elli avea 
veduto la faccia di Doìn^nedio; ed è la sua 
sepoltura sotto la quercia di Rogel. Il no- 
stro ebbe sott' occhio altro testo. La pa- 
rola Prenzepo o Prens^po (e nel Cod. 
Magi. Presepio) qui significa Seggio, So- 
glio e potrebbe venire da Prenze, del quale 
dovrebbe esprimere il Trono ," ma non è 
ne' Voc. Questo passo è versione lette- 
rale del passo biblico: Vidi dominum 
supra solium sedentem. Isaj. VI.i. . 



183 

(184) Il Cod. qui legge Prestes quasi 
copiando il fr. Prestres, e così Liegue per 
Leghe. 

(185) La parola che nel nostro Cod. 
è scritta Anpruntare , non ha riscontro 
coir altre Amener a penitence che son 
del testo fr. Dovrebbe significare Me- 
nare, o Conducerli a penitenza sec. le St. 
Che dovesse leggersi Approntare per Ap- 
parecchiare? Ma questo verbo non ha e- 
sempii col genitivo. Le giunte qui come 
altrove son delle St. Le altre che seguo- 
no nel Cap. son tratte dal Cod. Magi, 

(186) Il Cod. fr. spiega il nome d'Eze- 
chiel Force de Dieu , e con esso le St. e 
il Sorio. I Codd. Rice. Laur. invece scri- 
vono: Quanto forza di due fiate. Il Magi, 
è col nostro. - Notisi Diàbulità per A- 
zione malvagia. Deableries Cod. fr. - Que- 
sto cap. finisce nel testo fr. cosi: Un lor 
chans de mors, a cui rispondono nel no- 
stro Cod. le parole: Lo cafito da mors. Il 
Magi, ha: Lo conto damors. Le St. peggio: 
Nel campo dei morti. - 

(187) Qui pure, come già al cap. 
XXV parlando di David, il traduttore o 
il menante pare abbia confuso Giuda 
figlio di Giacobbe con Giuda Iscario- 
*te , per lo che fa provenire Daniello , 
eh' era al pari di David della tribù di 
Giuda, dal lignaggio A'Ischu. V. not. 171. 



184 

(188) Il Cod. fr. qui ha: Et ot noble 
corage, e le St. e Codd. it. vi si accor- 
dano. - Il Cod fr. st. legg-e Sacrées choses 
e con esse le St. Altri Codd. fr. leggono 
Secrees e con essi il nostro. 

(189) Il Cod. fr. scrive: Fu de la ette 
de Silo. I Codd. it. e le St. stanno col 
nostro: Della cittade di Elia, ma questo* 
errore dee correggersi col testo fr. come 
avea preveduto il Sorio senza vederlo.. 

(190 Le St. e i Codd. it. qui leggo- 
no: Ch' egli aban donerebbe , il testa fr. 
Qu' il guerpiroit. Questo ultimo finisce 
il capitolo colle parole: Ses cors fu mis 
en terre joste un chesne en Silo, che le St. 
e Codd. traducono: E quando fu morto sì 
fu seppellito in terra a lato a una quercia 
in Silo. - Il nostro e il Magi, qui pure, 
come nel Cap. d'Isain, tradussero la pa- 
rola Chesne per Olmo;. e non avendo po- 
tuto leggere nel testo il nome del luogo 
dove questa pianta sorgeva, se ne spedi- 
rono con una arbitraria perifrasi. 

(191) Più fedelmente coi testi fr., En 
Betel, e colle St. 

(192) Correggasi Naam con Anania del 
Cod. fr. st., e Chiei di questo con Cades 
della Bibbia. - Ne DisiredamentOy né Di- 
seredamento non è nel Voc. Il Cod. Magi, 
ha Diserfamento. Qui per Esigliò. V. la 
stessa voce al Cap. LUI. 



185 

(193) Notisi Distratti per Istratti od 
Estratti: poi Memoriali per Degni di me- 
moria,, ch^ il Voc. registra con un solo 
ed incerto esempio I Codd. fr. qui leg- 
gono: l'I furent de glorieuse memoire, et 
sage de sciences, et parlant de la foi. Le 
St. e il Sorio: È furo di graziosa memo- 
ria, e savi di scienza e parlanti della fede 
diritta. Si osservi tradotto la Cheminée 
dei testi fr. con Fornace ardente dalle St. 
e Codd. it, e con Sala del fuoco ardente 
dal nostro. 

(194) In questo Cap. il nostro scrive 
sempre Edreas per Esdras. - Ove questo 
ha Elli scrisse le storie, le St. e il Sorio 
hanno. Egli acconciò le storie, ed il' testo 
fr. // estora les estoires. - La parola Gat- 
tivigione per Cattivigione o Cattività è 
calcata su quella del testo fr. CAtì5^2t?02>ow, 
e non è registrata. - Il Magi, ha Catti- 
vagione e più fedelmente al fr. traduce 
Ch^era stato arso. 

(195) Il Cod. fr. qui legge A escrin , 
e con esso i Codd. e St. it. A scrivere. Il 
Magi, è col nostro. - Il Cod. fr. Escri- 
voient or avant or arrieres aussi comme le 
heuf. E con esso le St. Iscrivevano ora 
innanzi ora indietro sì come fanno li buoi. 

(196) Il Cod. fr. st. dice che Zorobabel 
et Neemias... ne fur:nt ne prestrene prò- 



186 

phete, mais il reedijierent le tempie Dieu 
au tens que Dair^s , etc. Il Dostro e le 
St. Beg-uiroDO invece molti Codd. fr. che 
leggono: Furent prestre et prophete. Ove 
il nostro scrive: Istoriano ( per Istorbno) 

10 contenimento de la religione et la vaiane 
dei preiti, il Cod. fp. st. ha: Et estor rent 
les contenemens des religions et la raison 
des provoires. Ma il Cod. fr. F. legge Re- 
storierent. La voce Istoriano qui usata dal 
nostro è calcata sul fp. ant. Estorercnt 
del Cod., che ivi significa non già Fon- 
dare, come nel Cap. XVI di questo libro, 
si bene Ristorare^ Riordinare , Disporre, 
ch'è pure fra i tanti significati di questo 
verbo nella lingua romanica. V: Eoquef. 
Gloss. I Codd. fp. D. R. S. U. V. M. leg- 
gono col nostro De la religian. - Le pa- 
pole Rifecero le mure di Gerusalem soa 
del Cod. Rice, fedele al testo fr. Il no- 
stro legge invece F eceno lo muro, e le 
St. Fecero rifare le mure. 

(197) Le lacune di questo Cap. furono 
supplite col Cod. Magi, fedele al testo. 

11 nostro e il Magi, leggono Mardockei. 

(198) Le lacune anche qui furono sup- 
plite colle St. e Codd. e la seconda col 
Cod. Magi. - Il Cod. fr. stamp. legge: 
Et fu ensevelie el sepulchre Manassen son 
mari en la ci té di Manapulia en la terre 



187 

de ludtty entre Dotim et Baalim. Il nostro 
tradusse fedelmente, meno che, in luogo 
di Sepulchre, lesse colla massima parte 
dei Codd. fr. Spelonque, o Spelunce, o si- 
mili, e tradusse secondo questi, - Il no- 
me vero della città è Betulia, ma i Codd. 
menp il solo Cod. K. che ha B^tula, tut- 
ti scrivono Manayulia e questi ha se- 
guito il nostro. 

(199) Il Cod. fr. legge: Qui avoit en 
sornom Barachias, e le St. e Codd. it. 
traducono più esattamente del nostro e 
del Magi. Ch? per sopratì onte era chiama- 
to Barachias. - Ma quello e questi leg- 
gono: Per lo comandamento del Re Inda, 
ommettendo il segnacaso Di alla proven- 
zale, come qui pure Figliolo lojada, e più 
altre volte, quantunqne in questo luogo 
i Codd. fr. scrivano tniti Du roi de Itida. 

(200) I nomi dei* Maccabei secondo i 
Codd. fr. sono, Symons , lehans , ludas, 
Eleazar et lonathas. Le St. e meglio il 
Sorio hanno: Gaddis , Thasis , Abaron , 
Maccabeo, lonatas - I Codd. Magi. Laur. e 
Rice, peggio. - Qui appresso notisi Logo 
o latinamente Loco avv. per A luogo, A 
suo luogo, anche per In quel luogo. - 
Il Cod. Rice. L. e le St. qui hanno: Legga le 
storie della Bibbia e là le troverà , ecc. I 
Codd. fr. Si lise V estoire qui le conte mot 
amot diligenment en la grant Bible aussi. 



188 

(201) Anche qui è ommesso il segna- 
caso Di, come altrove, e perciò scrivesi 
Sapienza Salomone , e Filio Sirac. - No- 
tisi VersenbrabiU per Somigliante: il Cod. 
Magi. Ch^egli rasemòrò: i Codd. fr. hanno 
SemUable. - Colle parole Da cui scrisse 
(che mal traducono il testo fr. Qui ìes 
escrist ), finisce la versione del primo li- 
bro del Tesoro, secondo i Codici francesi 
e italiani, ma non col nostro, che lo con- 
tinua sino alla fine del Libro quinto di 
esso, comprendendoli tutti cinque in un 
solo, diviso in centonovantadue capitoli. 
- Il Cod. Magi. 48 termina il capo colle 
parole: Non sa Vuomo dove si scrisse. 



VOCI E MODI NOTEVOLI 



Ag»uiglianza n. s. Eguaglianza. V. A. 

E siccome senza denari non arebbe 
nulla aguiliianza inlra l'opero do le 
gente che addirizzasse V uno contra 
Tautro pag. 38. 

088. Qui in senso di Modo di com- 
municare, soambiarè. Il fr. ha Meen- 
neté e Moienneté • Manca al Voc. 

Aigio n. s. Agio. Età. V. A. 

Le cose che funo al segondo aigio 
del secalo p. 68. 

Aita n. s. f. Età. Y. A. 

E sappiate che quando Adam fu in 
aita di CCXXX anni p. 06. 

E quando elli fue dell* aita di DG 
anni p. 68. 



190 

Osi. Mancano al Voc. enlrarubi que- 
sti arcaismi. — li nostro ha pure Ei à 
p. 67. « E allora ebbe.flne la prima 
ei(à ». 

Altore n. s. Autore. V. A. 

Che questo libro è solamente com- 
preso di milliori ditti delti allori 
p. 39. 

Oss. Può aggiungersi air unico e- 
sempio citato delP anonime Chiose di 
Dante nel Yoc 

Anmeraviglìare v. n. BI era vigliare. V. A. 

E molte altre proporzioui ehe an- 
meraviglìare fanno p. ^IS. 

Om, Manca al Voc. , ma è calcato 
sul fr. A merveiller del God. 

Archetipo n. agg. Dicesi di ciò eh' è primi- 
tivo, come di Mondo , Forma , e che 
serve di modello. 

E questa imaginazione è appellata 
mondo archetipo, ciò è mondo in sen- 

branza p. 51. 

0s8, Non ha esempio antico. V. 

not. 47. — Il God. fr. legge Mondes 

arquetipes. 

Arrisicare ▼. att. Arrischiare — Porre a ri- 
• Schio . 



.191 
EUi vinse lo giugante, emoltt grande 
cose fece; perchè Saul l* odiva e l'ar- 
risicava per toUer 'i la vita p. Ili. 
088, Manca d' esempio antico. 

Aritornare v. n. Ritornare V. A. 

Però che quici diOna la loro real- 
tade, et aritorna ai Romani p. 84. 
Os8. Come Arrompere per RomperCy 

Arrischiare per Rischiare, Arrovescia- 
ra per Rovesciare , e viceversa Rosto 
per Arrosto. Manca al Yoc. come pa- 
re il suo affine Artornare. B. lacop. 
cant. ed. 1558 p. 74. Et artomi a( 
mio casileri. 
^nbanza'n. s. f. Gloria. Rinomanza. V. A. 
Maccabeus vai tanto a dire come 
' nobile et omo di grande bonbanza 
p. 129. 

,088, Il Voc. spiega questa parola 
per Allegrezza. Qui suona altra* cosa. 
U testo fr. ha: Vaut tant à dire com- • 
me nobles et triumphans, e cosi tra- 
ducono fedelmente le St. Forse da 
Rimbombare, Rimbombo. 

.Batteggiare v. att. Battezzare. 

Clodoveus... fue lo primo re ch'un- 
qua fusse in Francia che Cristiano 
fusse, lo quale lo battcggiò santo Re- 
medi p. 1C6. 



192 

Os8. Può essere registrato con que- 
sto esempio: con altro eguale alia p. 
413, e con quello del Buti Inf. IV 
Dolalo già dal Botlari nella Tavola ai 
Gradi di S. Girolamo. 

Branca n. s. f. Quantità in genere — Por- 
zione. 

Ha elli è altresì come *na branca 
di mele colto di diversi fiori p. 39. 

088, In questo senso manca al Voc. 
l testi fr, qui hanno Bresche e Bran-, 
ce. — V. Voci e mod. not. a que- 
sta parola. 

Ghello pron. m. e f. Quello e Quella. V. A. 

E di chella matera è dillo dinante 
p. 59. 

E cbelli che piò uccelli vedesse dal 
suo lato, fusse signore p 97. 

088, Scritto a questo modo non è 
notato. 

Ghiareoa n. s. f. Luce. 

Al cominciaroento el nostro Signore 
coroandoc che M mondo fosse fatto , 
ciò è a dire, cielo e terra et acqua 
e giorno e chiarezza e li angeli , e 
che la chiarezza fosse divisata dalle 
tenebre p. 5^. 

Oi8. Esempio citalo dal Voc. Altri 
esempii sono alle p. 59, 62. 



193 

Cigolino n. agg. Piecoiino V. A. Diminu- 
tivo di Cigolo. 

E allora eh' elli nacque una cigo- 
lina vacca d'oro ch'era in Galilea 
inucbiò si forte, che ecc. p. it8. 

088. Manca al Voc. Questo dimi- 
nutivo restò nel dialetto veneto per 
indicare una specie di fico piccolissi- 
mo detto perciò Fico cigolino o se- 
galino — Notisi Mucchiare per Mug- 
giare o Muggire. 

Cigttlo n. agg. Piccolo. V. A. 

Sì come lo signore che vuole in 
cigulo luogo ammassare cose di gran- 
dissimo valore p. 37. 

088. Questo .esempio fu citato già 
dal Voc. sopra testi a penna. 

Gitola n.-s. f. Getera. Cetra. V. A. 

La segonda è Musica, che a noi 
insegna fare voce e suono in canto et 
in Gitole p. ii 

Annon suo fratre fu lo primaio omo 
che unqua trovasse citole et organi et 
altri stormenti p. 66. 

088. Manca al Voc. Il fr. ha Ci- 
tole8. 

Gompreio part. pass. Composto. Compilato. 
Che questo libro è solamente com- 

13 



194 

preso di roilliori ditti delli altarf 
p. 59. 

088. Qaì Compreso di ditti può 
ancora signiOcare Che comprende, o 
Ch' è compreso, 11 fr. ha Compilès, 

Congiunto pari. pass. Composto. Compilato. 

E allressie è lo incomiDciamento di 
questo libro congianlo d' alta iscien- 
za p. 37. 

Oss, Manca in questo senso e a questo 
modo nel Voc II testo fr. qui ha Com- 
pilez V. Compreso. 

GonquUo part. pass. Abbatuto. Vinto. 

Allora si compiè lo terzo agio, e già 
era Troia conquisa e distrutta p.l09. 

088, Il Voc. non allega a questa 
voce che esempii di verso. 

Contenimento n. sost. Ciò eh* è contenuto. 
E istoriòno lo contenimento de la 
religione e la ragione dei preili p. 
127. 

Oss. In questo senso manca d* e- 
sempio, il Cod. fr. ha Et estorereni 
(ristorarono, rifecero) les contene- 
menz» 

Conversare v- n Stare. Dimorare. 



195 

La seconda si è Fisica, per cui noi 
saperne le nature delle cose che an- 
no corpo e conversano intra le cor- 
porale cose p. 43. 

Os8, A questo verbo cita il Voc. al- 
tro es. del Bruoelto, cb' è il seguente 
tt Perciocché altra natura è delle co- 
« se che non hanno niente di corpo 
« e conversano fra le corporali cose a. 

ti nostro con altri Cod. legge ai- 
quanto divèrsamente nel luogo stesso: 

A ciò che altra natura è di cose che 
non anno punto di corpo, né non i- 
stanno intra le corporale cose p. i2 

Notisi nel nostro A ciò in senso di 
Per ciò. 

Gostìona e Gostione n. s. f. Quistione. V.A. 

E poi che queste tre costione funo 
trattate p- 42. 

Elli càdeno in tre costione p. 41. 

Quella è propria iscienzia che a noi 
insegna la prima costione p. 42. 

Oss, Manca al Voc. 

Diabulìtà nome sqsì. f. Azione colpevole. 

Però eh* elli li riprendea dei crimini 

e dello diabulità ch*elli faceano p 122. 

088. É traduzione della voce Dea- 

hleries del testo fr. e manca al Voc. 



196 

Difinare v. n. Finire. V. A. 

Comioclò lo nuovo tesiamento e dt- 
flnò io vecctiio p. Hi. 

Et in visione fae Io rovo che Aioisè 
vedeo ardere, cbe non difina p. US. 

DSfinire v. n. Finire. V. A. 

Et allora stabilio certi corpi conk'elli 
doveano nascere e comenciare e dqo- 
rire e difinire p. 54. 

Altro es. p. 83. 

Ost. Mancano ambedue i verbi in 
questo significato. 

Dilivrare v. att. Liberare. V. A. 

Quando Rei Cirus dilivrò li Giudei 
di pregione p. 112. 

Aia Eliseus dilivrò tutto lo popolo 
di grande fame p. 119. 

Oss. Da aggiungersi air unico esem- 
pio del Petrarca ed in verso 

Diseredaanento e DUìredamento n. s. Esilio 
Terò dimorò in disiredamento (To- 
bia) in della cKà di Ninive p. 124. 

Quando li Qualdei preseno li Giudei 
e li menòno in cattività, ciò e in di- 
scredamento , e io pregione p. 129. 

Oas. Il God. fr. ha: Ce est en es sii 
et en prison. La parola manca affatto 
al Voc. 



197 

]>ìvìgìone n. s. f. Divisione. 

Che la eternitade di Dio è davante 
tutto tempo, et in lui non n* à nulla 
divigione di tempo andato, o di pre- 
sente, o di quello che d' è a venire 
p. 56. 

088. Non è registrato. 

'Ensignamento n. sost. Insegnamento. 

Gilè senza natura e senza ensigna- 
mento nella puote nullo omo conqui- 
stare p. 49. 

Ensìgnare v. a. Insegnare. 

Logica è la terza iscienzia di Filoso- 
fia, quella propriamente che ensigna 
a provare e a mostrare ragioni! p. 49 

088. Voci calcate sul fr. Enseigner 
ed En8eignement de' Codd. Mancano 
al Yoc. 

Tape dì tutte arme per Combattere con o- 
gni sorta d' armi. 

Per melio potere arcare, e melio 
portare lo scudo, e fare di tutte ar- 
me p. 

088. Nel Voc. e* è un modo simile, 
ma Tion lo stesso, di M. Villani, e con 
. solo un esempio di questo. Locuzione 
elegante e stringata. 



198 

Falcione o Fasione n. s. f. Fattura, Faci- 
mento. V. A. 

Ma io dico bene clie questa fascio- 
ne (del mondo) foe in del suo Consi- 
lio elernalmenle p. SS. 

088. In questo preciso senso non 
parmi abbia chiari esempi il Voc. Vie- 
ne dal provenzale Facon, né già dal 
fr. Facon, 

Fieromo n. s. Fabbro 

La seconda femina di Lamech ebbe 
nome Scliama , in cui ingenerò Tu- 
balcaim, che fue lo primo fieromo del 
mondo p. 66. 

088, Il Cod. fr. qui legge: U pre- 
miers fevres: ì Codd. it. e St. Fabbro, 

GattSvìgione o Cattivigione n. s. f. Caltività, 
Prigionia. 

EUi rinovellò la leggio del vecchio 
Testamento , eh* era istata arsa per li 
Caldei al tempo della gattivigione p. 
126. 

088. Manca al Voc. e fu scritta col 
g come si scriveva a quel tempo Gai- 
fivo per Cattivo. 



199 

Già avv. Quantunque. 

E già fue elli peccatore, clli rivensa 
tosto in penitenzia e volentieri p. H4. 
Os8. S' allega dal Voc con un solo 
esempio. É accorciamento di Già sia 
chCf modo di congiunzione frequente 
uel nostro, e che viene dal Ja toit ce 
que durato in Francia Ano al lam- 
po del Rousseau, e di cui lo riprese 
il Laharpe (V. Burguy. Grfìmm de la 
lang. d» oil. II. 385). Il Cod. fr. 1. 
legge: Et ia fust il pechierrez. 

Ilem n. sost. Materia primitiva, di cui Dio 
fece il mondo. 

Ma ella (materia) era di si fatta 
norma e sì apparecchiata, eh' ellì ne- 
potca figurare e traggere quello che 
delli volea, e quella matèra è appel- 
lata Ilem p. 5^2. 

Che alquante cose funo fatte di ne 
iente: ciò sono li angeli e M mondo 
e la chiarezza e Ilem P. 53. 

088, Non è registrata questa voce. 

Inoeroamento n. sost. Ricercamento. 

Filosofia è verace incercamento delle 
cose natorale, e delle divine e delle 
ornane p. 41- 



200 

Oss. Manca al Voc. É ricopiala la 
parola del lesto fr. Encerchemem o 
Enckequemens. 

latrate v. s. f. Infroduzione. Entramento. 

Onde la piinaa è Gramalica, eh' è 
foDdamenlo e inlrata delPallre scien- 
,ze p. 48. 

Ou. Nello slesso signlflcalo, in cui 
si registra Entrata dal Manuzzi al 
§ 10 con un solo esempio. 

Lei n. s f. Legge. V. A. 

Per lei avemo noi la fede catolica 
eia lei della santa Ecclesia p. 43. 

Oi9. Da aggiungersi queslo esempio 
perchè più antico a quello del Bar- 
berino. Altri 68. alle p. Iti 150. 

Medesimamente avv. Specialmente. Massima- 
mente. 

Come lo signore dee governare 
le gente che sotto lui sono , medesi- 
mamente segondo Puso e costumi dei 
Taliani p. 59. 

0««. É traduzione del fr. ani. Mees- 
mement usato spesso dal Brunetto. In 
questo senso non è notalo nel Voc. 
Ma probabilmente i due primi esem- 
pi da questo citati a Similmente , 



201 

non significano ciò, ma Specialmente, 
come usa sempre il Giamboni. 

Memoriale n. agg. Memorabile. V. A. 

Li tre guarzoni funo islralli di rea- 
le lignaggio, e funo gloriosi e memo- 
riali p li5. 

088, Voce fuor d' uso, e registrala 
nel Voc. con un solo e non chiaro ne 
certo esempio. 

Menimare v. n. Venir meno, Mancare 

Appresso lui regnò Io re (!rìnilus 
suo figliuolo , ed allora incomonciò 
Roma a bassare et a menimare p. 105. 
088. Manca si Menimare che Me- 
nomare nel modo neutro qui adope- 
rato. A questo esempio può aggiun- 
gersi anche quello del Te8or 1. XXI. 
e della Vita di S, Gio, Bau, citali 
mescolatamente dal Voc. con altri di 
modo attivo. 

Nazione n. s f. Nascimento. V. A. 

Che eternalemente ebbe lo padre in 
voluntade la nazione e la passione 
del suo figliuolo p. 56. 

088, Può aggiungersi questo airu- 
nico esempio citato. Altro esempio è 
nel eap. XXXV p. 115. 



202 

Nìgente avv. Mente. V. A. 

£ poi creò V anima di nigenie e 
misela dentro dai lor corpi p. 53. 

088. Qaeslo arcaismo manca al Voc. 
che pur nota esente. Il nostro ha 
pure Neienle alla stessa pagina « Che 
alcune cose fùno fatte di neiente » . 
Altro es. alla p. SI. 

Odìre V. att. Odiare. V. A. 

Perchè Saul 1' odiva e l' arrisicava 
per toller *i la vita p. ili. 

088. Questo verbo non è nel Voc. 
Derivato prossimamente dal lat. Odi, 
Odivi, Odi88ein, 
Prodòmo n. s. Valentuomo. V. A. 

E Noe fu prodòmo e di buona fé p. 
67. 

Oss, In questo senso , benché co- 
mune agli antichi, manca al Voc. II 
Cod fi", ha PreudonSy donde il Preud- 
hom e Proudhomme moderno. Le St. 
hanno Prode uomo. 

Profittabilemente avv. Profittevolmente. 

Che nullo potrebbe vivere al mondo 
bene né onestamente né profittabile- 
mente né a sé né ad altri p. i6. 

088, AlPunico esempio citato a Pro- 
fillahilmentey può aggiungersi questo 
per Pro fitahil emerite, più antico. 



203 

Proveduto part. pass. Esaminato. Ventilato 
E poi che queste tre costione funno 
trattate e provedute lungamente p. 

Oss. Manca al Voc in questo senso. 
Il testo fr. lia Ventilées. 

Pupula D 8 f. Poppa. Popola. 

Et alle (femmine talliavano la pu- 
pula, manca p. 
E però son elle chiamate Amazone, 
• che vuole tanto dire senza una pu- 
pula , ib. 

Oès. Manca al Voc. 

Quittamente avv. Sonz* alcuna condizione. 

Ma poi venne lo Rei Darius , che 

tenne la terra appresso lui , e deli- 

vrolli tutti quanti quittamente p. 112. 

0««. Dall'antico verbo Quittare per 

Assolvere. Il Cod. fr. ha QuitemenU 

Manca al Voc. 

Ragìonabile n. agg. Ragionevole. 

Però fu elli bene ragionabile cosa , 
che questa iscienzia di teorica facesse 
di suo corpo tre allre ìscienze p. i3. 
Oss. Manca al Voc. 



204 

Reaitade n. s f. Dignilà reale. 

Però che quici difina la loro real- 
lade p. 83. 

088. Manca al Voc. in questo si- 
goificato: e' è bene Realità , ma con 
es. unico di autore citalo colle ini- 
ziali Bus, ( forse Busone da Gubbio ), 
ma di questa citazione manca la spie- 
gazione nella Tav. degli Autori 

Rei n. sost. sing. — Re — V. A. 

Nembroth lo gigante, ctie fue lo 
primo Rei p. 70. 

Unde Belus che nache di lignaggio di 
Nembrot, che ne fue primieri Rei tutta 
sua vita p. 73. 

088, Voce comunissima al Cod., il 
quale V ha pure in plurale « In tal 
maniera che tulli li altri Rei e reami 
del mondo funo altresì come sottani 
a questi due » p 63. 

Ed altro pure alla p. 71. - La voce 
cosi scritta trovasi pure in Fr. Guit- 
lone, e i nostri 1* ebbero da' Proven- 
zali. — Nel Tesoro trovasi pure Re- 
dina: e Radina per Regina, qui presso. 

Rìooo n. agg. Possente. Forte. 

E la Redina non volse consentire al 
matrimonio, anzi la volea donare a uno 
grande ricc' omo del paese p 92. 



205 

Oss. Sembra qui usalo nel senso, in 
cui a delta del Nannucci fu adoperalo 
da' trovatori, e come si fa chiaro pel 
seguente esempio « Ed era (lob) gran- 
de, ciò è ricco, sopra tulli li altri o- 
rienlali » Fior. d'Hai. 18'2i p. 108. 

Sforzare v. alt. Violare, in senso morale. 

E* disse lungo tempo dinanzi al Rei 
Salomone, ch'elli {sforzerebbe la leg- 
gie di Dio per una femina p. 123. 

Oss. A questo modo non è regi- 
strato. 

Soprano agg. sost. Sovrano. Superiore. 

Dentro da questo termine fue Pla- 
tone e Aristotiles e Demoslenes, che 
funo li sovrani in filosofìa, p. \\^. 

088. Al solo esempio antico di Fr. 
Guillone in verso si può aggiunger 
questo di prova. 

Stabilimento n. s. Legge. Statuto. 

E quando Giulio Cesare connove che 
delti avea fatto centra quello stabili- 
mento, perché avea passato lo termine 
p. 102. 

Os8. Non è nel Voc. 



206 

Sforare e Slorrare v. att. Gostraire e For- 
tificare. Extruere lat. 

E fùe vero che Assar filio di Sem 
io fiolo di Noe , avea cominciato in 
quei paese una cità^ ma Io Rei Ninas 
la compiette e storrolia di gran guisa 
p. 73. 

088, Dall^ant. fr. Eitorer, e questo 
dall* Estoramentunii lai. de^bassi tem- 
pi, il quale originò d^ Extruere, Fonda- 
re. Fabbricare (V. Ducange Ciossar). 
1 Codd. fr. qui hanno come il nostro: 
Mains li roi Ninus /' acomplit et e- 
slora de grand guise: le St. della 
versione hanno inocce* La conpieo e 
fé cela bella. 

Terreno n. s. Uomo. Mortale. 

Che tutta non la potea sapere, né 
può sapere, nullo terreno p. 59,40. 

088. Manca al Voc. ove pure ha 
diritto d' essere nulla men che Mor- 
tale e Celeste, benché la parola Uo- 
mo vi sia sottintesa. 

Tragrolioio n. agg. Molto glorioso. 

Salomone Rei, figluolo del Rei Da- 
vi!, si fu omo tragrolioso p. 116. 

Otfs. É nel Voc. con soli esempii del 
Salvini ed in verso II nostro Cod. leg- 
ge Tragolìoso. 



207 

TrasmaravUUoso n. agg. Più che luaravi- 
glioso. 

La vide iu seobranza di donna in 
(ale abito e sì Irasmaraviliosa possan- 
za p. 40. 

Oss, Manca al Voc. É traduzione 
letterale del testo fr. Très tnervil- 
leuse. 

Tutto avv Quantunque. 

' Conciofossecosa che M mondo non 

era anche fatto, tutto foss* elio in del 

suo eternale Consilio p. 58- 

Oss, É sottinteso il CAe, come negli 

esempi citati di Fra Giordano e del 
Villani. 

Uno n. sost. Niuno. 

Di questa Emilia nacquero du' fi- 

lioli, Romulus e Remulus , in modo 

che uno seppe chi fusse loro padre 

p 94. 

Ossi, Non trovasi registrato. Esso 
pure ha il doppio ed opposto senso di 
Alcuno, 

Verientrabile n. agg. Somigliante. 

Ma il libro dell' Eccresiastico iscris- 
se Giesù figlio di Sirac , che i latini 
anno in revcrenzia , però eh' ei fu 
versembrabile a Salomone p. lóO. 



206 

Oss. Questa voce non è registrala, 
e non risponde nemmeno al testo fr. 
che legge Semblable, 

Vertadiero n. a. Veritiero. V. A. 

La seconda è Fisica , che ne inse- 
gna a provare, ehe sue paraule cli'elli 
ave ditte, sono vertadiere p. 50. 

088. Manca ai Yoc. V. la not. 40. 



ERRORI -CORREZIOM 



-SO*" 



Pag. i3 Diaute — Diaule. 
» 56 sì come — sie come. 
» 69 (83) - (88). 

» 79 Everites. — Altri Codd. Evergeies. 
t 86 Neir omo — Nuli' omo. 
» 87 Al lem — Al tempo. 
» 4 05 Abito in lungo — Abitòno in lungo. 
9 117 Cum — Con. 
. 121 Fui — Fùlì, 
» 128 Mariio — Manto. 
» 130 Ibro — Libro. 
» 131 Sapienza Cod. fr. — Sapienza, Il 

Cod. fr. 
» 134 Ciò — Ciò. 
» 135 le genti né fa — Le gienti, ed il 

Pars. A tulli lingniaggi, 
» 137 Soli* occhio i Codd. — Sott' occhio 

un Cod- simile ai Codd. 



Pag. 138 Sono intruse — Sono giunle. 

» li7 Sele matere — Cele tnatere. 

n «50 Chi funo — Che fono. 

» 155 Dal Sorio ne — Dal Sorio ne\ 

» 155 Fanno dei primi — Fanno capo 

dei primi. 

» 157 Cod. Fare, tal — Cod. Pars, e dal 
nostro tal. 

• 158 /a me — fame. 

» 161 Argivos — Argivos. 

• 161 Menelao — Menelao. 

» 164 Davit David — David o Davit. 

n 164 Phoeas Marso — Phocas; Marso. 

» 167 e per questa — E per questa. 

» 167 dalle parole — delle parole. 

» 196 es sii — essila 

H 198 provenzale Fapon — provenzale Fa^on. 

» 200 enchequemens — encherquemens. 

•> 206 Glossar — Glossar. 

» 206 inocce — invece. 



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